Schiaffi di realtà. Il Messina crolla contro una Cavese scolastica ma applicata, in continuità con la deriva iniziata nel recupero della sfida di Trapani: il momento in cui tutto si è rotto. Modica sovrastima il gruppo e pasticcia con la tattica. La soluzione? Azzeramento (proprietà in primis). Perché questo Messina non ha un domani.
SCOLLAMENTO – No, questo articolo di analisi non può essere di mera retorica contro questo o quel protagonista. Perché nella caduta contro la Cavese di Maiuri ci sono aspetti tattici che si legano alla pochezza tecnica della rosa costruita da Pavone e Modica. Due allenatori che si conoscono benissimo, che provano a sorprendersi tanto da fare le stesse mosse. Entrambi virano sul 3-5-2 e finiscono per annullarsi su quanto preparato, regalando un primo tempo banale dal punto di vista tecnico e acceso da due lampi: la spalletta di Petrungaro e l’iniziativa di Diop, aiutato da un Marino in netta difficoltà. Certo, la Cavese aveva fatto vedere qualcosa di più dal punto di vista dell’organizzazione e dell’applicazione. Stop, serve una lunga parentesi prima di continuare con gli aspetti tattici. Perché, ecco, la parola magica: applicazione. Quante volte l’abbiamo usata per l’inizio della stagione del Messina; probabilmente centinaia, perché era la parte migliore del rapporto tra Modica e squadra. Una rosa mediocre, ma che faceva di tutto per esprimere al meglio le volontà del tecnico. In parte, ha funzionato. Senza eccedere, perché erano sempre tracce di calcio interessante e nulla di più. Non ripeteremo che la lista dei punti persi non esiste. Se prendi gol in pieno recupero è una colpa non una recriminazione. Ogni tanto, infatti, servirebbe prendersi le responsabilità e capire gli errori prima di crollare. Oggi, paradossalmente, è facile fare il mea culpa. La casa bruciava da tempo, ed è stato detto per tempo. E dovremmo ripeterci ancora, ribadire che non ci sono accuse un tanto al chilo ma solo una presa di coscienza che quanto costruito non basta. Lo dicevamo post Avellino, però oggi il quadro diventa ancora più nitido. A Trapani si è rotto qualcosa: la rete di Udoh nel recupero ha fatto saltare la diga. Il cambio di Adragna – quel contentino inutile – ha innescato una catena di eventi che ha portato a una prestazione senza troppa anima col Monopoli e al doppio crollo mortificante con Avellino e Cavese. Come un vetro che va in frantumi e rivela una realtà rimasta sfocata. Questo Messina è un incastro limaccioso di strane vicende correlate al gioco del calcio. Vive di sottili equilibri e zone grigie, di decine di non detti, di apparenze e pochezze. Il rapporto di fiducia è tenuto in piedi da un filo sottilissimo. Magari, non si è spezzato ma la sua solidità – già minima – è stata compromessa. Questa squadra ha palesemente perso la sua spinta ad applicarsi. Inconsciamente – sia chiarissimo -, ma non riesce più a credere a tutto quello che gli viene trasmesso.
VALORE ZERO – La parentesi è stata lunga, per provare a entrare nei meandri di un gruppo in grande difficoltà. Della partita – ed errori – parleremo presto, ma serve una profonda analisi del contesto per comprendere i problemi. Il peccato originale resta una proprietà assente, sferzante, troppo spesso conflittuale senza una ragione. La protesta in atto servirà il giusto, perché dall’altra parte ci sono persone a cui interessa zero. Il famoso striscione, infatti, infastidiva per suscettibilità ed egocentrismo, mica per il giudizio sull’operato calcistico. Tema su cui Sciotto è bocciato. La farsa della seconda metà di 2024 è un insulto all’intelligenza di tutta la città di Messina. La vendita del club più misteriosa di sempre, come se si stesse vendendo un bene con un valore. Che ridere. Perché, per colpa di Sciotto, il Messina non vale niente. Non ha asset patrimoniali, non ha niente. Sciotto – e lo diciamo chiaramente – non ha nulla a pretendere. Anche perché gli eventuali debiti (fisiologici per ogni club) più le spese di gestione coprirebbero anche la valutazione più tirata per i capelli. Insomma, si vuol vendere? Lo si faccia, ma con la consapevolezza di non dover aver nulla in tasca. Zero. Per colpa propria. In questo contesto, quindi, si è cercato di creare una squadra di calcio. Impossibile. Il tecnico si è auto-annunciato in un bar, il ds doveva essere nominato dai nuovi proprietari ma due giorni dopo arriva Pavone, pallino di Sciotto da sempre. Il budget non va dichiarato, perché il problema non sono i soldi ma la credibilità costruita. Se in tanti hanno rifiutato e tutti sono scappati, il motivo non sono i soldi. Quindi, si è costruito per quello che si poteva. E manca tanta, troppa, qualità per il livello richiesto. Ci si allena nei parcheggi e nei campetti, si dibatte sulle patch – cosa di cui non frega niente a nessuno -, si rincorrono falsi nemici. Un modus vivendi vecchio di 8 anni, una messa in scena che non abbiamo più la forza di recitare. Chi ha deciso di imbarcarsi su questo relitto dovrebbe fare i conti con sé stesso e basta.
IL CERCHIO SI CHIUDE – E niente, non si vuol parlare di calcio. Invece sì. Perché il Modica (voto 4) decide di giocare con la difesa a tre e fa benissimo. Perché questa squadra mediocre necessità di una compattezza e densità centrale importante. Attenzione, non si alza nessun muro perché la Cavese punge, ma si regge con meno fatica. Certo, la squadra si allunga e si spezza, anche per un centrocampo che non sa legare i reparti e che vede Frisenna con la testa altrove e Pedicillo spento. Anzelmo non regge il livello richiesto, anche se è l’unico che si impegna davvero. Il gol è casuale, perché Lia spinge e Petrungaro inventa, ma il Messina non meritava. Il pari di Diop è altrettanto casuale, ma la squadra di Maiuri tiene il merito di averci provato. Due allenatori che si marcano, forse consapevoli che avrebbe vinto chi avrebbe approfittato del passo falso dell’altro. Quello che fa Modica quando torna al 4-3-3. Maiuri, in conferenza stampa, dice che stava per farlo anche lui, ma visto che è stato il Messina a cambiare è rimasto con l’assetto iniziale perché era così che l’avevano preparata: con le due punte a giocare sulla coppia difensiva. E funziona. Modica sbaglia a fidarsi della sua squadra, pensa di poter vincere ma la percezione suggeriva che non andasse toccato nulla. Solo compattezza e attesa dell’occasione. Inutile girarci intorno: non c’è la qualità che Modica vorrebbe utilizzare come leva per sollevare il mondo. Inoltre, come dicevamo, quel sistema non sembra essere più digeribile. Modica sbaglia anche i cambi, perché Marino è fuori partita e Rizzo il migliore. Infatti, esce il secondo. Modica sbaglia tutto, poi sbagliano in campo. Perché non ci sono scusanti se la Cavese palleggia a due all’ora per poi coinvolgere il portiere che ha lo spazio di avanzare e lanciare Fella. Il tutto, con il Messina che guarda. Imbarazzante. Raddoppio, poi tris, con Manetta e Marino portati a spasso. Morleo nel mondo dei sogni, tanto da far comprendere che il problema non è Ortisi sì o no, ma il livello generale. La prestazione di squadra non è all’altezza, Rizzo può dire – giustamente – che devono prendersi responsabilità e lavorare, ma non basta. Perché occorre rendersi conto che il loro limite è stato toccato. Luciani, per esempio, non va neanche criticato: non è un centravanti che può segnare 15 gol in Serie C. Non lo è ancora, non lo sarà mai… la risposta datela voi, ma oggi semplicemente fare il titolare in C non è la sua tazza di tè. Come dicono gli inglesi. Il cerchio si chiude: il campo mostra una squadra in difficoltà nel mettere in pratica quanto richiesto, con un tecnico che sovrastima le armi a disposizione e si consegna prima all’Avellino e poi alla Cavese. Sono questioni importanti, perché la salvezza sportiva va conquistata facendo punti sul campo. Ma servirà? La domanda è lecita, perché la sensazione resta che questo Messina non abbia un domani. Che sia salvezza o retrocessione. Almeno non con questa proprietà, e comunque sarebbe un vivacchiare sempre più avvilente. Ma sia chiaro: la salvezza è obbligatoria per avere un reale appeal sul mercato. Non pensi nessuno che tornare in Serie D possa aprire, automaticamente, le porte a un futuro migliore. Il professionismo non è solo un patrimonio sportivo, ma anche l’ultimo appiglio per sperare di avere un nuovo Messina.
Krapikas 4,5
Si fa spiazzare troppo facilmente dalla deviazione di Marino sul tiro di Diop, in occasione del raddoppio partecipa alla dormita collettiva.
Manetta 4,5
Fino a quando la difesa resta compatta e coperta, lui regge. Poi imbarca, perché in questa stagione non riesce proprio a essere un fattore positivo. Nell’uno contro uno viene sempre saltato.
Marino 4
Non è più in grado di reggere una linea a quattro, finché viene protetto si barcamena anche se la rete del pari è tutta colpa sua: dal pallone perso alla deviazione. Il doppio giallo è quasi fisiologico.
Rizzo 5,5
Il meno peggio della linea, anche perché esce quando ancora la partita è in equilibrio. Peccato per l’ennesimo giallo evitabile. (dal 12′ s.t. Re 5: avrà talento, ma non è ancora stato capace di far vedere nulla)
Lia 6
Il più intraprendente nel primo tempo, tanto che firma l’assist del vantaggio. In fase difensiva regge finché può. (dal 42′ s.t. Salvo s.v.)
Frisenna 5
Spentissimo. Non incide in nessuna fase, anzi pare meno coinvolto del solito.
Anzelmo 5,5
Un paio di buone rincorse e la voglia di giocare la palla, ma in Serie C non può bastare. Non in questo contesto.
Pedicillo 5
Partita a vuoto, forse la prima. Ma un paio di lanci lunghi non sono qualcosa da salvare. (dal 12′ s.t. Garofalo 5: almeno lotta, ma entra per il passaggio al 4-3-3 e partecipa al crollo)
Morleo 4,5
Sempre fuori posizione, sempre in ritardo. A sinistra, non è una certezza neanche lui. Sul rilancio di Boffelli resta immobile nella speranza che Fella sia in fuorigioco. Prima giocare, poi pensare ai fischi arbitrali. Non ancora pronto per la categoria.
Luciani 4,5
Una storia nota, è sempre calciatore da fiammata. Peccato che questa arrivi una volta ogni tanto. Un centravanti in Serie C deve dare ben altro contributo. (dal 12′ s.t. Anatriello 5: entra con la giusta voglia, che diventa frenesia presto. Un paio di botte dei difensori avversari e si spegne)
Petrungaro 6,5
Il migliore. La rete è un piccolo colpo di genio, ma c’è anche altro. Peccato che predichi, spesso, nel deserto. Quando lo capisce, si mette a giocare da solo ma non può incidere più di tanto. (dal 35′ s.t. Ndir s.v.: la partita era finita, ma lui un paio di svarioni li regala lo stesso)
CAVESE Boffelli 7; Saio 6, Peretti 6,5, Loreto 6; A. Rizzo 5,5 (dal 1′ s.t. Barba 5,5), Konate 6 (dal 42′ s.t. Citarella s.v.), Pezzella 6,5 (dal 29′ s.t. Fornito 6), Vitale 6,5, Maffei 6; Diop 6,5 (dal 19′ s.t. Vigliotti 7), Fella 7 (dal 29′ s.t. Diarrassouba 5,5). All. Maiuri 7
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya