Importante, anzi fondamentale, vincere. Il resto diventa poco interessante, perché al Messina doveva importare solo portare a casa un successo che mancava da troppo tempo. Quanto sia stato significativo piegare il Giugliano lo rivela una classifica che vede i giallorossi ancora terzultimi. Pensate un po’ cosa avrebbe significato non vincere.
LA STRADA È LUNGA – Sia chiaro, questi sono punti che riempiono la pancia. Sicuramente non gli occhi e non fanno ben sperare per il futuro. L’errore maggiore, infatti, sarebbe quello di accogliere il successo sul Giugliano come una cura ai mali del Messina. Macché. La partita è stata intensa e volenterosa, ma tecnicamente mediocre e, in fin dei conti, decisa da un rigore che Petrungaro è stato bravissimo a farsi concedere e trasformare. Il resto? Poca roba. Ma non sarebbe potuto essere diversamente, perché Modica (voto 6) deve continuare a lavorare con un materiale che non gli permette svolazzi e pulizia del gioco. La frastornante sconfitta con la Cavese ha convinto il tecnico che questa squadra debba badare, in primis, a non prenderle. Non come atteggiamento generale, ma come missione per restare concentrati. Infatti, non appena le maglie si allargano poco poco, ecco che il castello di sabbia scivola verso la distruzione. La sfida col Giugliano non fa eccezione, nonostante la squadra di Bertotto giochi esattamente la partita che ci si poteva attendere. Perché i campani saranno pure in alto in classifica, ma non hanno alcuna pressione e di fronte alla buona e disperata intensità dei giallorossi non pongono una resistenza massiccia. Un difetto che Bertotto dovrà correggere se vuol mettersi in mostra davvero, una superficialità che torna utile al Messina per tornare a un successo che mancava da troppo. Un passettino in avanti, che necessita di una bella accelerazione per cambiare il percorso di una formazione ancora fortemente invischiata nel discorso retrocessione. Vincere era vitale, perché il successo del Foggia e lo slancio che alcune rivali potrebbero avere nel futuro prossimo non promettono nulla di buono. Certo, Taranto e Turris sembrano muoversi sul campo minato delle penalizzazioni, ma le retrocessioni sono sempre tre. Insomma, sano realismo e lavoro. Nulla è stato fatto.
COPERTA CORTA – La lunga premessa era d’obbligo, perché prima di calarsi nel match occorre avere ben chiaro il momento giallorosso. Terzultimo posto, due sole vittorie in stagione e una difesa che per non subire deve giocare una partita perfetta. Quella col Giugliano non lo è, infatti serve l’immaturità di Padula e la scarsa vena di Njambe a salvare tutto. Due segnali che raccontano di quanto sia difficile il lavoro di Modica, costretto a tirare una coperta cortissima. Sulle scelte iniziali poco da dire, anche perché lui li allena tutta la settimana ed è ben conscio di chi stia meglio o peggio. E poi, non stiamo parlando di esclusioni eccellenti. Diamoci tutti una bella ridimensionata sulla percezione del valore. Certo, alcuni dei titolari scelti non soddisfano. Nomi? Tutti quelli che volete, intanto i primi che vengono in mente sono Re e Luciani. Tema caldo quello dell’attacco, che si prende la scena perché Modica deve davvero fare i conti con numeri bassissimi. Anatriello va in panca, e non deve sorprendere visto un mese fatto di problemi alla spalla e prestazioni – per livello e atteggiamento – rivedibili. Luciani è un calciatore dotato di fisicità – lui come Cominetti – e che, in teoria, dovrebbe dare profondità. Gli mancano personalità e fondamentali, così la sua partita è insignificante dal punto di vista tecnico e tattico. Si fa notare solo quando reclama il dover tirare il penalty, ma Petrungaro è ormai il leader indiscusso e mette tutti a proprio posto. Anche una panchina che tace. Un’abitudine, direte voi, dato che Modica non parla più. Prima o dopo il match, lui non parla più. Vabbè. Tornando al campo, il reparto offensivo è davvero lacunoso: Modica gioca la carta Re che non funziona, poi tocca a Mamona che riesce a trasmettere impegno massimo anche se nelle sue giocate non c’è mai nulla. Ma sono discorsi già fatti. Petrungaro, invece, è l’uomo in più: il suo inizio di campionato era stato fumoso, poi è cresciuto sempre più. Ora, è leader tecnico ed emotivo. L’uomo a cui dare la palla. Cosa che ama avere tra i piedi, pure troppo visto che ogni tanto eccede. Per colpa e per consapevolezza, visto che quando lavora per gli altri non sempre viene compreso. Per esempio, nella ripresa – con tanti spazi visto un Giugliano votato in attacco – lancia con un bellissimo destro in controtempo un compagno. Peccato, che quest’ultimo lo capisca con tre secondi di ritardo. Ecco, occorre essere alla sua stessa pagina. Quello che successe lo scorso anno quando Emmausso prese in mano il gioco. Il leader tecnico fa questo, gli altri devono seguirlo. Certo, al Messina ne serviranno altri o, almeno, altri protagonisti da mettere attorno a questo Petrungaro. In caso contrario… beh, la classifica parla da sé. Avevamo accennato alla difesa: bene, Modica dopo il vantaggio vorrebbe controllare e ripartire. I suoi non lo sanno fare, così dopo due minuti dall’inizio della ripresa Njambe si può involare senza difensori davanti a lui, con Marino che annaspa e Ortisi che cammina affrettato dopo essersi accorto di aver tenuto in gioco l’avversario. Grave, tanto che i giallorossi si compattano e abbassano. Pure troppo, visto che per tanti minuti l’ultimo uomo del Giugliano gioca abbondantemente nella metà campo del Messina. Terreno per contropiedisti, direte voi, infatti Modica lancia Mamona nella mischia. Ma lui e gli altri falliscono, perdendo ogni chance di ripartenza con giocate errate. Due facce della stessa medaglia, perché questa squadra fatica nel difendersi con ordine e non sa essere incisiva quando attacca. Ci sarebbe da aprire un ampio capitolo sul centrocampo, ma attendiamo il ritorno definitivo di Petrucci per un giudizio completo. Intanto, vittoria pesante e meritata, ma nessuno si faccia accecare dalla luce di un successo perché questo Messina deve fare ancora tantissima strada. E Modica ne è ben consapevole. Citiamo solo lui che, anche se non parla, resta l’unico rappresentante credibile di una società (proprietà) restia a metterci la faccia e a prendersi le proprie responsabilità.
Krapikas 6
Ordinaria amministrazione e nulla più, forse un paio di respinte potevano essere palloni bloccati.
Lia 6,5
In grande crescita fisica, gioca una partita di grande intensità e nella doppia fase è sempre un fattore positivo.
Manetta 6,5
Super prestazione da capitano. Cattivo nei duelli, non lascia spazi fino all’ultimo istante e mette tutta l’aggressività necessaria.
Marino 6
Qualche sbavatura c’è, soprattutto quando deve rincorrere. In generale tiene bene la posizione e gestisce con attenzione.
Ortisi 5,5
Continua a sbagliare tutte le salite e lascia gli avversari in gioco. Njambe lo grazia, nel finale De Paoli la butta dentro e a salvare il terzino è l’assistente. Spinge con più continuità, ma quando Frisenna lo mette in porta non arriva coi tempi giusti.
Garofalo 6
Classica prestazione di sostanza. Sbaglia poco ma neanche brilla. (dal 29′ s.t. Rizzo 6: entra in una fase di sofferenza e si cala subito in partita)
Pedicillo 6
Non è un granché come regista, solo qualche giocata sul lungo ma non così precisa. Bravo a salire in pressing su Celeghin, ma non dà il meglio di sé.
Frisenna 6
Non gioca una gran partita, però cresce alla distanza perché è bravo nel restare dentro il match. Nel finale si divora una facile occasione.
Re 5
Altra prova non all’altezza, probabilmente ha bisogno di giocare con grande continuità per crescere. (dal 29′ s.t. Petrucci s.v.: importante averlo recuperato, non incide anche perché si gestisce senza strafare)
Luciani 5
Il destro molle e fuori di sette metri con cui ci prova nel primo tempo è il manifesto della sua prestazione. Spalle alla porta è divorato dai centrali campani, fronte porta è goffo. Vorrebbe tirare il rigore, ma Petrungaro si prende la scena e lui si sbraccia per richiamare una panchina che non lo ascolta. (dal 14′ s.t. Mamona 5,5: impegno, corsa, volontà, ma non fa mai la cosa giusta)
Petrungaro 7
Leader. Il suo inizio di stagione è stato anonimo, poi è cresciuto di partita in partita comprendendo quanto il ruolo di protagonista fosse adatto a lui. Si prende responsabilità, rischia le giocate e spesso non viene compreso da compagni non ancora alla sua stessa pagina nel libro del calcio. Resta a volte lezioso, ma è la nota più lieta di una rosa con troppe lacune. Il rigore? Lo tira lui. (dal 29′ s.t. Cominetti 6: entra col piglio giusto, ci prova ma il portiere avversario è attento)
GIUGLIANO Russo 6; Scaravilli 4,5, Minelli 6, Caldore 6, Oyewale 5,5 (dal 21′ s.t. Valdesi 5,5); Acella 5 (dal 21′ s.t. De Rosa 5,5), Celeghin 5,5, Giorgione 6 (dal 35′ s.t. D’Agostino s.v.); Ciuferri 5,5, Padula 5,5 (dal 1′ s.t. Njambe 5), Balde 5,5 (dal 27′ s.t. De Paoli 6). All. Bertotto 5,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya