Pagina finale. Il campionato del Messina non è giunto alla conclusione, ma la sconfitta contro il Foggia rappresenta l’epilogo tecnico di un progetto fallimentare. Non sarà tutto da buttare, ma per salvare la categoria non basterà il cambio della proprietà: occorre ricostruire dalle fondamenta.
INSUFFICIENTI – Dispiace, perché la vittoria contro la Turris aveva acceso la speranza che qualcosa fosse salvabile in questa rosa. Magari, la trasferta in casa di una piccolissima Juve NG potrà regalare nuove illusioni. Appunto, solo illusioni. Come quelle nate e morte nei primi quindici minuti della sfida contro il Foggia. In mezzo, però, scorre il fiume della consapevolezza. La partita contro i pugliesi diventa manifesto della pochezza tecnica e mentale di una rosa non all’altezza della Serie C. Premessa necessaria: la scorsa settimana avevamo indicato una manciata di calciatori da cui ripartire, ma il campo è stato spietato nel rimettere tutto in discussione. Ma non serve ragionare in questo modo, perché resta lecito che qualcosa di questa rosa andrà trattenuto. Impossibile, infatti, pensare di poter compiere – tra entrate e uscite – una quarantina di operazioni. Restiamo lucidi – almeno noi -, così l’analisi deve spostarsi altrove. Come detto, questa rosa non è all’altezza della Serie C e le condizioni attuali non sono quelle dello scorso anno quando un paio di innesti diedero una mano a un gruppo con qualità da esprimere. No, questo Messina non basta. Tutti in discussione, nessuno escluso. Ecco, il discorso si allarga e deve puntare il mirino non solo sul campo. Ma il capitolo calciatori va chiarito e chiuso: in rosa sono presenti calciatori che possono dare qualcosa di importante, ma una squadra è qualcosa di molto complicato da mettere insieme. Semplicemente, questa non è una squadra che possa far esprimere le qualità. Alcuni, ovviamente, non sono all’altezza della categoria, altri avrebbero necessità di associarsi con compagni diversi. Un centrale veloce, un terzino mancino capace di spingere, un regista più fisico e un reparto offensivo più scafato. E stiamo citando le prime caratteristiche che ci vengono in mente. Pensate per un attimo alla stagione finita con la vittoria nel playout contro la Gelbison: indubbiamente il mercato che portò Fumagalli, Ferrara, Kragl, Ragusa e altri incise parecchio; ma gran parte delle prestazioni di livello per trovare punti arrivarono dai calciatori strabocciati nel girone di andata: Fofana, Balde, Berto e Mallamo, per dirne alcuni. Insomma, occorre ricostruire una squadra e che questa sia armonica. Che suoni davvero come gruppo e non per alcuni singoli. Ovvio, quindi, che il tema debba spostarsi su chi e come ha costruito questa squadra. Discorso che potrebbe prendere troppe pieghe, ma proviamo a mettere ordine.
CHI DOVREBBE FAR COSA – Dovremmo partire dalle questioni societarie perché la vendita potrebbe già fare rima con rivoluzione, ma occorre essere realisti e commentare il momento attuale. Il 5 dicembre è stata bucata la prima tappa di avvicinamento, non che le colpe siano totalmente dell’AAD Invest ma chiaro che la vicenda non sia delle più lineari. Resta valida la scadenza fissata alla fine della prossima settimana, ma ambo le parti dovranno essere cristalline per far sì che la trattativa vada a buon fine. Cosa accadrà dopo non è dato sapersi, perché il possibile gruppo acquirente non ha reputato corretto esprimersi in anticipo sulle strategie da adottare. Nulla si sa, ma restiamo convinti che le possibili idee di calcio sperimentale potranno essere adottate solo in estate. Adesso, occorre salvare la categoria. Se nulla accadrà, invece, bisognerà comprendere se Sciotto avrà la forza di pescare dalla sua tasca la cifra necessaria per rifare tutto. Sì, ma chi lo farà? Giusta domanda. Il deserto in sala stampa nel post Foggia rappresenta plasticamente il disimpegno generale. Non parla Modica che ormai preferisce far trionfare la propria idiosincrasia con le critiche, ma cosa si sarebbe dovuto dire di una squadra da tre vittorie in 18 partite? E comunque, per chiarire, finché si resta nell’alveo dell’educazione e del rispetto della persona resta lecito che chiunque possa dire e pensare quello che vuole. Saper gestire le critiche fa parte del mestiere. Non può più parlare il ds Pavone che ha preferito una fuga senza saluto per provare a ritrovare un senso professionale a Trapani. La lista dei papabili al “metterci la faccia” finisce, perché il Messina non ha un dirigente. Diventa, quindi, impossibile prevedere cosa succederà in casa Messina senza un cambio di proprietà. Insomma, esattamente come nel caso di passaggio di quote. Si vive all’oscuro del futuro e per questo tutto appare più buio.
CHE SCEMPIO – Non possiamo esimerci, però, sulla questione prestazione. Perché lo 0-3 finale non può essere archiviata come l’ennesima sconfitta punto e basta. Modica (voto 4) sceglie di tornare al 4-3-3 e di rilanciare Ortisi in attacco. Ecco, nessuno pensa che nel calcio esista un modulo giusto e uno sbagliato, nel calcio contemporaneo poi non esistono neanche i moduli se si vanno ad analizzare le posizioni medie di alcuni calciatori. Per esempio, nell’Inter di Inzaghi sono Dimarco e Barella a occupare spesso la zona più avanzata. Certo, stiamo alzando troppo l’asticella della discussione, ma serve per dire che il 3-5-2 non sarebbe la panacea di tutti i mali. Però, è palese che questa squadra necessiti di esporsi meno quando si difende. Questa squadra non sa esprimersi in ampiezza sia in fase offensiva che difensiva. Inoltre, ha troppa poca qualità (e capacità) negli esterni alti, tolto Petrungaro che, però, può giocare anche da seconda punta. Insomma, il ritorno al 4-3-3 non ha aiutato. Però, l’approccio era stato propositivo con un paio di belle circostanze create. La sensazione, comunque, resta quella che gli avversari giochino un po’ “al gatto col topo” e che possano – come accaduto anche col Sorrento – approfittare del primo svarione. La rete di Mazzocco chiude la partita del Messina, incapace di mettere sul campo una reazione reale. L’intervallo spegne ogni velleità, infatti viene fuori una squadra che non ci crede. La mescolanza tattica toglie certezze, anche perché pare che ci sia l’intenzione di tornare indietro anche quando le cose sembrano migliori in altro modo. La strada migliore per diminuire il livello di fiducia tra squadra e tecnico. Messina in balia del Foggia, con il tasso tecnico dei pugliesi che prende il sopravvento. Lo 0-3 è meritato. Mostra tutti i difetti di una squadra che presenta una linea difensiva incapace di giocare a campo aperto, che perde misure e apre spazi per distrazione. La coppia Manetta-Marino non può reggere questi avversari, tra l’altro quando si fa male Murano viene meno il punto di riferimento che li aveva favoriti. Emmausso più Orlando prima e Zunno poi, oltre a Millico, diventano imprendibili. Colpa anche di una mediana fantasma, fatta di calciatori fisicamente a terra e che, comunque, non fanno un reparto che possa funzionare nella doppia fase. In fin dei conti, si salvano i soliti Anatriello e Petrungaro per la voglia di lottare. Ma, come detto, meriterebbero di potersi esprimere in un altro contesto tecnico e tattico.
Krapikas 4
Gravissimo l’errore sul tiro di Mazzocco, poi tira fuori un paio di super interventi ma sbaglia anche in occasione del raddoppio. Se tradisce anche lui diventa durissima.
Lia 5
Soffre tutta la partita la velocità e la tecnica di Millico, nel pasticcio del raddoppio c’è il suo incipit visto un retropassaggio difficile da controllare.
Manetta 5
Tra i meno peggio finché c’è Murano che gli dà un riferimento da tenere. Quando il Foggia passa al tridente mobile va in difficoltà anche lui.
Marino 4,5
Lentissimo, macchinoso. Un paio di chiusure non bastano, la difesa a quattro lo mette in difficoltà.
Rizzo 5
Tanti errori tecnici, che si notano maggiormente quando viene coinvolto nella fase offensiva. (dal 1′ s.t. Morleo 5: non indovina nulla, sempre fuori posizione e letture errate)
Garofalo 4,5
Arruffone. Nell’azione del primo gol si fa aggirare con facilità da Mazzocco. Giocate sempre forzate. (dal 13′ s.t. Di Palma 5: ci mette tenacia, calcia anche in porta ma è troppo poco)
Petrucci 5
Parte molto bene, poi perde lucidità fisica e fatica. In fase di non possesso aiuta poco, poi inizia anche a forzare le giocate. Secondo tempo gravemente insufficiente anche per atteggiamento.
Frisenna 5
Un bel tiro che esce di poco, poi un’altra prestazione opaca. (dal 27′ s.t. Luciani s.v.: si muove confusamente)
Ortisi 4,5
Come abbiamo scritto più volte: non è una questione di ruolo. Presuntuoso in troppe giocate. (dal 13′ s.t. Re 5: altra prestazione innocua per gli avversari)
Anatriello 5,5
Mezzo punto in più per l’impegno, ma spreca anche una buona chance per il pari. Nel tridente si perde un po’, va accompagnato diversamente.
Petrungaro 6
Alla fine risulta il migliore per continuità e voglia di far male all’avversario. Leggermente impreciso in un paio di circostanze, ma resta l’unico in grado di preoccupare costantemente. (dal 27′ s.t. Cominetti s.v: come sempre non incide)
FOGGIA Perina 6,5; Salines 6, Parodi 6, Camigliano 6 (dal 20′ s.t. Ercolani 6), Vezzoni 6,5; Tascone 6,5 (dal 39′ s.t. Da Riva s.v.), Gargiulo 6, Mazzocco 7; Orlando 6 (dal 20′ s.t. Zunno 6,5), Murano 5,5 (dal 30′ p.t. Emmausso 6,5), Millico 6,5 (dal 39′ s.t. Silvestro s.v.). All. Zauri 7
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya