Si pensa che, toccato il fondo, si possa solo risalire. Invece no, perché c’è sempre la possibilità di cominciare a scavare. Il Messina perde sul campo della Juve NG, quasi come logica conseguenza di un livello tecnico scadente; ma il carico inopportuno arriva con le parole sgradevoli rilasciate nel post-gara da Angelo Costa (ruolo?).
IMPROVVISAZIONE – No, non faremo finta che la partita non ci sia stata per passare direttamente allo scempio linguistico del dirigente giallorosso. Non possiamo permettercelo, perché Modica (voto 4) merita ancora una volta la giusta dose di analisi e critica. Il suo Messina è banale, scontato e per larghi tratti in balia degli eventi. Attenzione, non sempre in senso negativo, perché questo stato inerziale si avverte in ogni momento della partita. Come se ci fosse un mancato collegamento tra pensiero e azione. Una complessa situazione che è possibile riscontrare in tante – se non tutte – uscite dei giallorossi. Momenti di buio, di totale pressapochismo e improvvisazione. Certo, il tecnico lavora e ha in mente soluzioni di calcio, ma tra il dire e l’applicare c’è di mezzo un tasso tecnico mediocre. Inoltre, anche queste famose idee sentono il peso degli anni e il contrasto di tecnici che hanno scoperchiato il modo di opporsi. Il tutto, ripetiamo, viene avvilito dalle basse capacità della rosa. La partita di Biella è un altro manifesto di incompiutezza, perché il primo tempo del Messina è anche buono; fatto di qualche trama, alcune giocate personali e un paio di conclusioni. L’errore, però, è sempre quello di guardare a ciò che più conviene. Infatti, il Messina imbarca già nel primo tempo dato che Macca si divora il vantaggio e Faticanti viene fermato da un super Krapikas. Dall’altra parte, invece, Daffara interviene senza sudare. Ecco, anche quando la frazione pare positiva in realtà racconta di difetti e pericoli corsi. Insomma, il Messina ha il fiato corto e lo dimostra. La ripresa è uno scempio dal punto di vista dell’atteggiamento, con la squadra di Modica che si siede fino a distendersi di fronte a un avversario volenteroso e poco altro. Messo in campo con buona visione da Brambilla – che si difende a cinque per poi attaccare col 4-2-3-1 -, a cui basta inserire il vero calciatore in rosa per passare all’incasso. Chiaro, Afena-Gyan è profilo almeno da Serie B, ma se Damiano Lia regala il pallone diventa tutto più facile. L’errore tecnico è l’ultimo problema, perché il maggiore è quello di portare palla. Non deve andare in conduzione nel traffico Lia, non deve neanche pensarci. Ecco, improvvisazione. Poi, prova a salvarsi con una specie di ruleta (o come volete chiamarla) e regala. Il resto è cronaca nota, col 2-0 che ci sta ampiamente. Modica provoca con Adragna – il ragazzo il cui subentro a Trapani ha portato alla prima vera incrinatura stagionale -, che non può far altro che correre e disperarsi per non arrivare mai puntuale all’appuntamento col pallone. Una provocazione. Certo, tra lui e un Mamona o Luciani non c’è poi questa differenza: non sono da Serie C o non lo sono ancora. Ma non abbiamo la sfera per leggere il futuro. Conta il presente, quello in cui Modica è costretto – per sua volontà dato che ha partecipato attivamente alla costruzione col fugace Pavone – a puntare su Cominetti per tentare di salvarsi. Una realtà cruda, amara e che dice che il Messina va rifondato. Da chi? Bella domanda. Intanto, come detto altre volte, impossibile radere al suolo perché 40 operazioni in un mese sono una follia ma soprattutto andrebbero pianificate da altri protagonisti. Dopo la sconfitta interna contro il Picerno, nella stagione iniziata con Auteri alla guida, il direttore generale Manfredi si presentò in sala stampa. Alla domanda se Auteri e Pitino meritassero di guidare la rivoluzione dopo il pessimo girone d’andata da loro stessi causato, Manfredi rispose – tra le righe – che non lo avrebbero meritato. Oggi ci troviamo di fronte allo stesso scenario.
TUTTI IN DISCUSSIONE – Quindi, da chi dovrà essere fatto il mercato? Ah, bella domanda. Pavone è fuggito senza dire una parola, più spinto dall’idea di firmare la rimonta Trapani che da quella di scostare il suo nome da quello del Messina. Anche perché non basterà una vile fuga per cancellare il fatto di aver costruito una rosa mediocre. Sì, certo, ha portato Anatriello, ma il ragazzo scuola Bologna non può riassumere tutto. Perché ha portato anche gli altri. Lui si è già tirato indietro per la fase di ricostruzione, comunque non l’avrebbe meritata. Chi fallisce così tanto non sempre può o deve avere una seconda chance. Poi, c’è Giacomo Modica: l’idea che solo lui possa allenare questa squadra è un filo retorica, forse corretta dal punto di vista emotivo ma non da quello tecnico. Per un semplice motivo: qualunque altro bravo allenatore può allenare questa squadra che, tra l’altro, non presenta neanche le caratteristiche del calcio di Modica. Il campo dice che il Messina ha vinto 3 sole partite, perse 9 e sia spesso crollato in maniera inopinata. Ora, mettere in discussione – a quanto pare – rientra nella lesa maestà. Non è così, soprattutto se si mette in discussione la posizione in base ai risultati. Non alla serietà del lavoro, non all’impegno e mai e poi mai alla persona. Chiaro? Nessuno si permette di discutere il professionista e l’uomo, l’allenatore può essere criticato e discutere di un esonero non è offensivo. In altri momenti – post Avellino, per esempio – era la chiave per aprire il dibattito e magari spiegare quanto sarebbe stato non totalmente corretto pensare all’esonero. Il calcio, però, è spietato e soprattutto non si ferma. Così, la posizione di Modica è peggiorata. E ci sarà chi, giustamente, penserà che proprio dopo Avellino sarebbe stato corretto intervenire. Qui, si apre un altro capitolo: chi avrebbe dovuto farlo? Sciotto? Ridiamo (anche se non ci vedete), perché il proprietario ha delegato. La società non esiste, non ha alcuna struttura, non ha alcuna figura che possa prendersi responsabilità e oneri. Non esiste, non è un club professionistico. Con la buona scusa della trattativa per la cessione, poi, Sciotto ha messo da parte il suo decisionismo classico (scarso, visti i risultati di 8 anni) lasciando spazio a Modica e Pavone. Insomma, chi avrebbe dovuto esonerare Modica? Pensate che quando il ds Pavone ha mollato gli ormeggi, si è anche pensato di trattenerlo ma lui era già a Trapani a ragionare su Capuano con Antonini. Quindi, capitolo Sciotto: la settimana è finita e l’AAD Invest è sparito. Normale, perché già non aver adempiuto alla scadenza programmata del 5 dicembre puzzava parecchio. Ora, il progetto di Cissè non è così spericolato nel calcio di oggi; Cardinale ha acquistato il Milan con un prestito arrivato da chi lo stava vendendo (il fondo Elliott). Altre modalità, ma spiega in che calcio siamo. La questione Deinze ha distrutto la credibilità di Cissè, perché l’AAD Invest si è buttata in un fallimento annunciato prendendosi l’ultima responsabilità e trovando nuove resistenze da parte di chi dovrebbe finanziare la loro idea di progetto. Insomma, soldi niente. Anche perché, pare evidente, che quando si compra un bene occorrerebbe avere il quadro nella sua interezza. È stato così? Chissà. Comunque, nessuno pensi che Sciotto sia innocente o vittima. No, Pietro Sciotto è il responsabile numero uno. Perché per 6 mesi ha tenuto in vita una trattativa che non mostrava alcuna reale garanzia, e lo ha fatto solo perché sul piatto c’era una cifra non proporzionata al valore del Messina. Valore di mercato, non generale. Spieghiamo: il Messina può valore la cifra X, ma se ha debiti e costi Y, questi vanno sottratti. A Sciotto, quindi, sarebbe dovuto rimanere una ridotta differenza. Cissè, invece, era pronto a liquidare per il valore e intestarsi i debiti. Una strategia finanziaria senza alcuna logica. E infatti…
“CHI SEI? NESSUNO” – Polifemo chiese a Ulisse chi fosse e lo scaltro greco rispose: “Sono Nessuno”, così quando il gigante fu colpito non potè far altro che dire, a chi gli chiedeva chi fosse l’autore del suo ferimento, che era stato nessuno. Chi è stato a far sprofondare il Messina? Nessuno. Perché a sentirli parlare la colpa è sempre degli altri. Ultimo iscritto alla lista dei piagnucolosi è Angelo Costa. Il cui ruolo, lo diciamo senza disprezzare ma per nostra mancanza, non è dato sapersi. Direttore operativo oppure organizzativo, una dicitura che comunque non esiste nel calcio. Cioè, magari esiste ma serve solo per affibbiare un’etichetta a chi non ha i requisiti per fare, per esempio, il direttore sportivo. Ecco, Costa pare aver passato o star per passare l’esame per ds e dovrebbe essere lui, per mancanza di alternative, l’erede di Pavone. Tra l’altro, nel suo sproloquio biellese, ha già rivendicato di aver lavorato nell’ombra per due anni. Ma che ha fatto? Non si sa. Ecco, qui occorre restare lucidi, perché non serve dare a Costa più di quanto Costa meriti in positivo o negativo. Però, la vita non è così semplice. Non si può pensare di avere i ruoli senza le conseguenze. Se Costa ambisce a fare il protagonista in casa Messina, allora dovrà essere pronto al carico di melma in arrivo. Perché, in questi due anni cosa avrebbe fatto? Niente. O comunque, niente di trascendentale. La storia ultra-centenaria del Messina non lo censisce (per citare un caro amico). Comunque, Costa ci mette la faccia, come si dice in questi casi, forse per conservare una sua foto con lo sfondo della Juventus; oppure perché comprende che sia tempo di non far finta di nulla. Peccato, però, che bisogna saper anche parlare. Lo diceva anche Mark Twain, che non citiamo letteralmente per pietà, che se ti esponi spesso confermi i dubbi che aleggiavano su di te. Le parole di Costa meritano di essere portate via dal vento, perché non possiamo star qui ad analizzare un dirigente che vuol far passare il concetto che il Messina sia terzultimo per colpe di giornalisti che giocano a fare allenatore e ds, o peggio ancora di una tifoseria che ha creato un ambiente ostile. A Biella erano in 400, così come in altre trasferte a segnalare come il tifo ci sia sempre; assente al San Filippo per coerenza e protesta. Costa non può permettersi di dare lezioni di tifo o di amore nei confronti della propria maglia. Non per retorica, ma perché nessuno deve arrogarsi questo diritto. Inoltre, la vera retorica è pensare che l’amore sia sempre dovuto. Il Messina è amatissimo dai suoi tifosi, ma nella sua essenza pura. Nella sua anima. Nel suo essere “il Messina”. Questo Messina, quello che Sciotto conduce zoppicante da 8 anni, non merita un amore incondizionato. L’amore persiste, certo, e trova la sua forza più grande proprio nel non giustificare, nel non perdonare ciecamente, nell’avere il coraggio di guardare negli occhi e dire la verità, anche quando fa male.
Krapikas 6,5
Grande intervento su Faticanti, non può nulla sulle reti avversarie.
Lia 4
Perde un pallone sanguinosa con una giocata senza alcun senso. Spalanca le porte alla sconfitta.
Manetta 5
Finché i ritmi sono bassi si barcamena, poi annaspa e non regge il confronto fisico.
Marino 5
Come il compagno di reparto, si “salva” fino a quando non deve difendere davvero. (dal 29′ s.t. Adragna s.v.: il suo ingresso è una provocazione e nulla più, non può ancora giocare in Serie C)
Rizzo 5
Affonda col reparto, anche lui soffre quando la Juve alza il ritmo.
Salvo 5,5
Stagione che rivela il vero valore, se non migliora tecnicamente non può pensare di fare l’esterno. A sinistra osa il giusto per paura di sbagliare. (dal 29′ s.t. Morleo s.v.)
Garofalo 5
Ormai è un collezionista di errori e palle perse. (dal 29′ s.t. Anzelmo s.v.)
Petrucci 5
Prestazione senza luci e con qualche ombra, non si fa notare praticamente mai. (dal 41′ s.t. Cominetti s.v.)
Frisenna 5,5
Buona volontà e nulla più. La parte migliore del suo gioco resta il calcio in porta, ma tira fuori due conclusioni senza forze.
Anatriello 5,5
Un bel sinistro che esce di poco, per il resto solo tanto movimento confuso.
Petrungaro 6
Resta l’unico con mezzi e numeri per incidere, ha pure quel pizzico di esperienza in più per non spegnersi in anticipo.
JUVE NG Daffara 6; Mulazzi 6, Citi 6,5, Scaglia 6,5, Puczka 6; Owusu 6 (dal 20′ s.t. Palumbo 6), Faticanti 6,5; Cudrig 5,5 (dal 25′ s.t. Turco 6), Guerra 7, Macca 5,5; Semedo 5 (dal 20′ s.t. Afena-Gyan 7,5). All. Brambilla 6,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya