Disfatta. La sconfitta contro il Cerignola rappresenta il punto di non ritorno per un Messina che, adesso, necessita di una rivoluzione profonda. Caos totale, con la squadra accusata di aver tradito la fiducia di Giacomo Modica e lo stesso tecnico in discussione. Per AAD Invest è già tempo di dimostrare.
INCAPACITÀ – Le parole post gara di Maurizio Miranda trasudano sincerità. Quasi commosso il vice allenatore giallorosso, netto nel chiarire che ci si aspettava di più da calciatori a cui era stato apertamente chiesto di essere professionali fino all’ultimo istante. Non pare il classico scarico di responsabilità, perché Miranda è uomo di campo che conosce bene la differenza tra scuse e chiarimenti. Nelle sue parole c’è la confessione, la resa di chi non è riuscito a tenere il gruppo saldo e puntato verso l’obiettivo. Tutto finito, anche quel rapporto di affetto che Modica aveva vantato per mesi; lo stesso che lo aveva trattenuto dopo le dimissioni del 20 settembre. Squadra con la testa altrove, cosa nota tanto da instillare dubbi su dubbi nel momento di compilare la probabile formazione. Manetta è andato via, liberato da Costa nelle sue ultime ore da responsabile del mercato, gli altri sono stati trattenuti solo dal cambio di proprietà. Poi, la sorpresa perché nell’11 titolare scelto da Modica (voto 4) ci sono calciatori – Lia, Ortisi, Frisenna e Rizzo – che paiono vicini all’addio. Panchina, invece, per Petrungaro. Le prestazioni in campo, almeno per volontà, suggeriscono che Modica abbia sbagliato a dare fiducia ad alcuni e altri no. Però, la partita è una cosa e la settimana un’altra; quindi occorre riflettere su come questi ragazzi si sono preparati alla sfida. Inutile, allora, giudicare Modica solo in base a questo. Sul piatto, infatti, deve esserci anche l’idea di fondo per affrontare questa partita (difficilissima): il 3-5-2 iniziale non è proponibile se il centrocampo è inesistente per impegno e capacità di giocare senza palla, se la difesa è di una lentezza insopportabile e se in attacco non c’è alcuna alchimia. Come il Messina avrebbe dovuto far male al Cerignola non è dato sapersi, non si è mai vista nemmeno la parvenza di un’idea che differenziasse dal tentativo di allargare sugli esterni per mettere un cross. Che non arriva mai, perché Ortisi sbatte su Russo e Lia non indovina una singola giocata. Le motivazioni del disastro si sommano, perché oltre alla rottura mentale di tanti di questi calciatori c’è anche il livello. Bassissimo. Diventa antipatico scendere nel dettaglio, chi ha visto la partita si è accorto di chi siano i calciatori che non hanno lesinato impegno nonostante la valigia pronta e chi è sembrato non voler rischiare nulla (nei giudizi delle pagelle siamo stati abbastanza chiari). Certo, l’impegno non basta quando servono anche capacità che tanti di questi calciatori non sembrano possedere. E se allentano anche la presa, allora la frittata è servita. La prima rete è dilettantesca per sviluppo, perché Frisenna perde un pallone che nemmeno a fine allenamento è lecito perdere; poi una serie di contrasti molli fino all’imbucata di Capomaggio che uccella Rizzo e Ortisi per lanciare Russo nello spazio. Inaccettabile che si possa difendere così. Colpa di tutti, perché la confusione che regna in casa Messina deve essere addossata al tecnico che non è riuscito a far rendere questo gruppo; agli stessi calciatori, incapaci di sembrare adatti al livello della Serie C.
IL TRADIMENTO – Il vero nodo della questione è un altro: perché la squadra ha mollato? Miranda – che chiaramente parla per conto di Modica – non usa mezze parole, parla di vergogna e scarica la squadra. Come detto, non cerca alibi ma si arrende all’evidenza di non essere riuscito a entrare davvero nella testa del gruppo. La ripresa parte con 4 cambi, che paiono un’accusa diretta a chi è stato lasciato fuori. Chi subentra, però, non modifica l’inerzia. O meglio, Anzelmo ci prova e Anatriello si sveglia per un attimo, ma è davvero poco. Il rigore è netto, il pari arriva e per qualche minuto tutto sembra cambiato. No, perché il vero tallone d’Achille di questo Messina è difendersi. Altra rete carica di imbarazzo, arrivata da rimessa laterale con i giallorossi spettatori di scambi stretti. Il cross di Russo trova Salvemini, ma cosa ci faceva il centravanti di Raffaele tutto solo? Rizzo e Marino – rimasta coppia centrale dopo il passaggio alla difesa a quattro – sono scalati verso il pallone, lasciando Salvemini e marcando nessuno. Riguardare il replay fa malissimo, perché basta un fermo immagine per spiegare il livello del Messina: difensori a marcare lo spazio, avversari soli a colpire. Il resto è mera cronaca. L’1-3 è giusto, anche perché il Cerignola – che era in difficoltà per assenze e qualche calciatore febbricitante (Russo) – non ha l’energia per fare molto di più. Il piano si sposta dal campo alle parole. Il tradimento. Che Miranda denuncia, che Petrucci conferma e che era evidente a tutti. Attenzione, anche noi non stiamo puntando il dito in maniera facilona. Il Messina non è in questa situazione imbarazzante perché Frisenna o altri hanno mollato contro il Cerignola, il problema ha radici profonde. Sono 6 le sconfitte nelle ultime sette partite, intervallate solo dal successo strappato in casa Turris. Altamura, Sorrento, Foggia, Juve NG, Potenza e Cerignola: basta fare mente locale per rendersi conto che queste partite sono tutte uguali. Tutte. Prestazione generale con qualche sprazzo, poi errori che si sommano e avversari che passano senza sudare troppo. Insomma, il Messina non ha mollato contro il Cerignola. Ma molto prima. La questione societaria ha inciso, ma il cambio di proprietà non ha migliorato la situazione. Anzi, sembra aver accelerato le cose. Chiaro, la contestuale apertura del mercato ha fatto da detonatore. Ma cosa è successo?
PERCHÉ? – Eh, bella domanda. Le risposte non possiamo darle noi, anche perché non abbiamo avuto modo di interloquire con Modica per due mesi. Ci è mancata la possibilità di leggere tra le righe delle parole dell’allenatore giallorosso. Nei post gara ci hanno messo la faccia i calciatori, spesso gli stessi. Tante volte, troppe, sottolineando come il gruppo fosse tutto col mister. Excusatio non petita, accusatio manifesta. Più veniva sbandierato il legame, più sembrava evidente che nessuno credesse più nelle idee del tecnico. Che il rapporto fosse incrinato, non dal punto di vista umano – sia chiaro – ma sempre tecnico. Che le richieste di campo di Modica non trovassero risultanze sul campo. Le sconfitte in serie dicono questo. Il Messina, questo Messina, non è mai parso aderente alla proposta di Modica. La squadra è stata costruita male, presenta qualche buon profilo ma non è all’altezza della Serie C. Magari, ogni singolo, in altri contesti farà anche bene; ma questa somma è negativa. Modica ha detto di essersi fidato di Pavone e che se deve prendersi la responsabilità delle scelte può farlo. Onestamente, ma chi se ne importa? Questa squadra non l’abbiamo fatta noi o i tifosi, chiaramente va riferita alle scelte di Modica, Pavone e Sciotto (in ordine alfabetico). Quelle tattiche, tecniche ed economiche. Sciotto non è parola tabù, perché al centro della discussione resta ancora lui. Quanto messo sul piatto per costruire la squadra non può bastare, se speso male le speranze si annullano. Responsabilità che si intrecciano. Poi, c’è il percorso: perché questo gruppo ha mollato pian piano? Alle volte, pagare gli stipendi nei tempi non basta. In che senso? Che la vita è piena di altro. Anche di quando questi soldi arrivano – il giorno per intenderci -, di come si vive la quotidianità e si affrontano le difficoltà. In questi 8 anni (forse esclusa la gestione D’Eboli) il filo comune è rappresentato dallo scarso livello della vita a cui il Messina ha costretto i propri calciatori. Una giustificazione? Macché, solo una parte di spiegazione. Perché, comunque, dall’altra parte ci sono professionisti che come tali si devono comportare in allenamento e partita. Ma non si archivino come “poco importanti” alcuni passaggi di vita quotidiana a cui si è dovuto assistere. La disfatta vede tutti responsabili, colpevoli. Nessuno si senta escluso e nessuno si senta al sicuro. Chi deve andar via andrà via, ma è normale che oggi sia in discussione anche lo staff tecnico. E non lo diciamo noi o un sondaggio, lo ha detto Maurizio Miranda. Nella giornata di martedì potrebbe parlare Modica, vedremo. Dovrebbe parlare anche la società, nuova di zecca. Tanti punti poco nitidi, perché Alaimo non ha convinto nella sua prima uscita visto che un paio di dichiarazioni hanno infastidito. “Siamo arrivati prima del previsto”, ma ci prendiamo in giro? Sappiamo tutti che l’affare si sia chiuso per un’accelerata voluta da Sciotto a Capodanno, ma il preliminare di novembre aveva come scadenza il 15 dicembre. Allora, quando pensava di subentrare AAD Invest? Cerchiamo di giocare a carte scoperte e senza esercizi di stile per non dire nulla. Inoltre, il corteggiamento con Domenico Roma sta durando fin troppo. Se il ds non ha firmato in maniera fulminea è evidente che il quadro prospettato non lo abbia conquistato all’istante. Arriverà? Al 99,99% sì, ma è chiaro che il dirigente voglia lavorare con tutto il necessario per salvare questa squadra. Che necessita di una rivoluzione totale: non c’è nulla da salvare – anche se qualcuno rimarrà, ovviamente – e serviranno una ventina di operazioni tra entrate e uscite. Forse di più. Il tempo, però, è quasi scaduto.
Krapikas 5,5
Sulle reti può poco, ma in generale pare meno sicuro del solito, soprattutto su alcuni cross sul secondo palo.
Ndir 5
Sbaglia parecchio, in particolare è troppo lento nel leggere i movimenti avversari. Il giallo lo condiziona, esce all’intervallo. (dal 1′ s.t. Morleo 4: prestazione che mostra tutta l’impreparazione del ragazzo alla categoria)
Marino 5
Si barcamena, mette un paio di pezze ma colleziona anche lui parecchi errori. Nell’azione dell’1-2 è inconcepibile la sua scalata verso il nulla.
Rizzo 5
Anche lui potrebbe andar via, ma lotta come pochi. La prestazione, però, è fortemente condizionata da gravi errori: accorcia male su Capomaggio in occasione del primo svantaggio, poi come Marino marca il nulla quando Salvemini raddoppia.
Lia 5
Achik è imprendibile, soffre in maniera continua quando c’è da difendere. In fase offensiva si mostra volenteroso, ma quanta imprecisione.
Frisenna 4
Stagione durata un paio di partite, poi testa sempre altrove e la sfida col Cerignola diventa l’apoteosi del distacco. La crescita di un calciatore passa anche da un altro approccio alla professionalità. (dal 1′ s.t. Anzelmo 6: entra con buona volontà e mette qualità come quando serve Anatriello nell’azione che porta al rigore)
Petrucci 5,5
La qualità c’è sempre, gli manca lucidità e freschezza fisica. In sala stampa è netto e diretto nello spiegare che serve altro dal punto di vista della professionalità e della mentalità. (dal 36′ s.t. Adragna s.v.)
Pedicillo 5
Non combina quasi niente, la condizione brillante dell’inizio stagione è un lontano ricordo. Perde Romano che firma il tris.
Ortisi 4,5
Come Rizzo fa un movimento errato nell’azione della rete di Ruggiero, poi ci mette impegno nel provare a spingere ma non riesce a mettere mai qualità. Esce all’intervallo, sorprendente che abbia giocato dato che il procuratore lo aveva dato già sulla strada per Altamura. (dal 1′ s.t. Cominetti 5: classica prestazione non all’altezza della categoria)
Luciani 4
Fantasma. Quando Saracco prova a regalargli un gol, lui rifiuta gentilmente. Facile brillare con Emmausso, Rosafio e Zunno alle spalle. (dal 1′ s.t. Petrungaro 5: più voglia di altri, ma non combina nulla a parte un lungo dribbling che finisce in un pasticcio)
Anatriello 6
Almeno finisce sul tabellino. Bravo nel trovare e realizzare il rigore. Per il resto c’è molto poco.
CERIGNOLA Saracco 5,5; Romano 7, Martinelli 6, Coccia 6 (dal 27′ s.t. Velasquez 5,5); Russo 7 (dal 17′ s.t. Ingrosso 6), Tascone 5,5, Capomaggio 6,5, Sainz-Maza 6 (dal 35′ s.t. Jallow s.v.), Achik 6,5 (dal 35′ s.t. Ianzano s.v.); Ruggiero 7 (dal 35′ s.t. Volpe s.v.), Salvemini 6,5. All. Raffaele 7
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya