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Contributi non pagati. Uno schiaffo da 135 mila euro col quale AAD Invest colpisce il Messina. Delle parole buone per il vento interessa il giusto, perché già sentite e vuote. Tradito Domenico Roma, come Simone Banchieri e l’intera squadra. Penalizzazione in arrivo, ma la corsa non è finita.
È FINITA LA PACE – Parlerà Stefano Alaimo, il front-man carico di buone maniere e capacità di parare i colpi; l’uomo che Doudou Cissé ha deciso di spendere per il progetto in riva allo Stretto. Fin qui, tra l’altro, l’unico vero investimento del visionario entrepreneur dato che, accordi alla mano, siamo molto lontani dall’aver visto scucire un euro pesante all’AAD Invest. Partiamo dall’inizio, perché questa vicenda ha diversi padri assenti e colpevoli. La trattativa tra il gruppo lussemburghese e Pietro Sciotto, infatti, è troppo vecchia nel tempo per non puntare l’obiettivo sull’ex presidente. Sparito grazie a un’uscita secondaria nel giorno del rogito notarile, via senza dichiarazioni e spiegazioni. Valgono alcuni mirabolanti comunicati stampa della collezione primavera/estate in cui i possibili acquirenti erano definitivi “importanti”. Tanto che la trattativa non si è mai arenata, per poi ritrovare accelerazione tra novembre e gennaio. Innanzitutto il preliminare di intesa, poi il silenzio assoluto una volta non rispettata la scadenza di una famigerata prima rata (15 dicembre) – pessimo segnale -, infine il colpo di teatro di inizio gennaio. Sciotto fa Sciotto e passa le festività a cambiare idea mille volte, pare pendere da una parte per poi virare e piazzare il suo aut aut a Cissè: o si chiude immediatamente oppure non se ne fa nulla. Spalle al muro, allora, l’AAD chiude in fretta: prima rata il 20 febbraio, seconda il 20 marzo per un totale di 2 milioni e 500 mila euro. In più, l’accollo dei debiti fino a un milione e 400 mila euro. Investimento totale – anche se, nella conferenza a Palazzo Zanca, un atteggiato Cissè deride che il termine venga legato a certe cifre – che sfiora i 4 milioni. Una cifra che non esiste se associata alla scatola vuota che Sciotto ha “creato” nei suoi quasi 8 anni di gestione. Perché il Messina, come detto tante volte, non aveva il valore patrimoniale che potesse far pretendere qualcosa a Sciotto. Abracadabra e la magia di un’offerta fuori mercato arriva. I piedi di piombo sono il consiglio che chiunque si avvicina a questo gruppo ripete. Lo abbiamo scritto anche noi, pure detto in qualche ospitata televisiva, e sottolineato che la verità non l’avremmo raccontata noi o belle frasi dette bene – ne va dato atto – in conferenza. No, la verità aveva la data di scadenza: 17 febbraio.
CRASH – In origine era il 16, ma la domenica fa slittare al giorno dopo il gong per il pagamento di stipendi e contributi relativi. Per il Messina uno scherzetto da 350 mila euro in tutto; decina più, decina meno. La scadenza federale era la prima vera tagliola per pesare AAD Invest: perché la questione relativa alla liquidazione di Sciotto rientra, comunque, in un accordo tra privati – nonostante ci sia un atto notarile sul tavolo -, e come tale passibile di modifiche in concordanza tra le parti. Con la Federazione non c’è trattativa: o paghi o non paghi. E le scuse sono buone per chi ci crede. Vale per il Messina, per Cissè e per chiunque altro. Quindi, per una cinquantina di giorni il ritornello di tutti è stato: “Aspettiamo il 17 febbraio”. Puntuale, come ogni anno, questo lunedì è arrivato. L’attenzione era mirata su Taranto e Turris per capire se avrebbero saldato alcune spettanze per non essere escluse. Parentesi: il Taranto pare dentro, per la Turris si contano le varie possibilità. Un consiglio? Attendere i deferimenti. Ci arriviamo. Prima, però, restiamo sul Messina: la giornata scorre via quasi senza preoccupazioni, perché dalla società confermano a più riprese che non ci saranno problemi; come aveva fatto Stefano Alaimo ospite di “Antenna Giallorossa” su Rtp. Sollecitato, giustamente, aveva confermato – non senza un minimo di percepita stizza – che tutto sarebbe stato saldato. E infatti… il lunedì scorre con la certezza che gli stipendi siano stati pagati – basta chiedere a qualche calciatore e il dubbio si scioglie presto. Sui contributi la vicenda è nebulosa: prima sì, poi no, poi sicuramente no, poi “stiamo provvedendo”, poi non è vero niente. La mezzanotte arriva e buonanotte. Contributi non pagati uguale deferimento assicurato. La scadenza del 16 dicembre portò i deferimenti, in quel caso, di Novara, Rimini, Taranto e Turris il 31 dello stesso mese e la sentenza del TFN il 28 gennaio. Le tempistiche, quindi, sono più o meno queste. Più o meno, perché la stagione è nel suo terzo finale e pesa il caso Turris, dato che i campani potrebbero essere esclusi per aver mancato due scadenze. Caro presidente Marani, che facciamo? Si fa giocare per due settimane una squadra che poi verrà cancellata? Perché citiamo Marani? Perché il presidente della Lega Pro si è affrettato a dire che dal prossimo anno i parametri per le iscrizioni saranno più stringenti, proprio per evitare i casi Taranto e Turris. Eh no, caro Marani, ci dovevate pensare prima; anzi ci dovete ancora pensare prima. Per esempio – e questo vale soprattutto per la FIGC -, non è forse un po’ troppo facile acquisire e soprattutto controllare un club? Di precedenti ne è pieno il calcio italiano e non si citassero NOIF che poi non vengono applicate.
VITTIMA – Torniamo sul Messina. La scadenza del 17 febbraio non viene ottemperata, almeno in parte. Perché gli stipendi arrivano, ma come è possibile? Proviamo a ipotizzare: i club – almeno la maggior parte di essi – non hanno le casse totalmente vuote dato che incassano varie tipologie di contributi e altri introiti. Insomma, i soldi per gli stipendi erano, probabilmente, già in cassa? Gli altri, invece, andavano tirati fuori dalla propria tasca. Non è stato fatto. Perché? Ecco, qui arriva la risposta di AAD Invest che, tramite una nota stampa, spiega che i motivi del mancato pagamento siano da rintracciare in problemi di carattere amministrativo. Quali? Chissà, il mistero si infittisce. Chi ha orecchie per sentire, però, capta come sia fortemente probabile che i precedenti in Belgio – a capo del Deinze – abbiano lasciato questa tipologia di strascichi. Dato che il garantismo è la base del vivere civile, possiamo anche prendere la scusante come credibile. Però, la domanda sorge spontanea: “Ve ne siete accorti adesso?”. Diventa complicato credere che non fosse tutto già chiaro, che non si sapesse che quel tipo di spesa sarebbe diventata una difficoltà, anche tecnica se vogliamo. Dispiace, ma non è credibile. Come diventa molto complicato digerire il passaggio del comunicato che sottolinea che stipendi e pagamento dei fornitori fossero la priorità. Attenzione, chi ha fornito anche un minimo servizio al Messina deve essere pagato, ma esiste una gerarchia. A meno che non si fosse di fronte alla minaccia di un decreto ingiuntivo, infatti, si poteva pensare alle scadenze federali e poi al resto. Ma qui, arriva un’incoerenza: se i contributi non sono stati pagati per problemi amministrativi perché citare il pagamento dei fornitori? Per dire che, comunque, si stanno facendo degli sforzi? Grazie, ma fare le vittime non serve.
UOMINI SOLI – Il martedì successivo diventa il giorno della consapevolezza. Arriva il comunicato con cui AAD ammette il mancato pagamento e le teorie sui motivi si moltiplicano. Premessa: non chiedeteli a noi, non ci arriviamo. Non è facile comprendere come sia possibile portare avanti una trattativa per 8 mesi per poi crollare alla prima scadenza, la prima. E Sciotto? Il convitato di pietra, perché sullo sfondo c’è sempre lui e il 20 febbraio potrebbe pretendere di riprendersi il tutto in caso di mancato pagamento della prima rata. Oppure, come detto prima, accordarsi per una proroga. Fatti loro, ma sarebbe grottesco se giovedì AAD versasse 1 milione e 250 mila euro a Sciotto dopo aver condannato il Messina a una penalizzazione per 135 mila euro. A proposito di Sciotto: dato che l’ex presidente detiene il 20% e che, quindi, è a tutti gli effetti un socio dell’Acr Messina, gli è balenato in testa di saldare lui la somma dei contributi? Chissà. Non che fosse costretto, ma questo aspetto è importante per comprendere che tipo di partecipazione abbia nel Messina. Il suo è, quindi, un 20% passivo? E quindi, perché ha mantenuto questa percentuale? Inoltre, quale miglior occasione di questa per dimostrare di essere rimasto a garanzia? Come qualcuno vociferava. Domande, che non vogliono certamente alleggerire il carico su AAD. Domande a cui nessuno potrà rispondere, o forse Alaimo nella famosa conferenza convocata tra poche ore. Sarebbe strano, dato che per due mesi ci ha tenuto a ribadire che di affari economici parla solo il boss. Che sarebbe Cissè. Ah, state sereni, perché nella famosa nota stampa c’è scritto che sta pianificando una visita in città. Una visita, tipo quando andate a trovare la zia al paese. Ok, la questione è seria ma prendere leggermente in giro questi personaggi rientra nel nostro diritto/dovere. Chi, invece, merita rispetto sono altre persone: il direttore sportivo Roma, l’allenatore Banchieri e i calciatori. Nelle prime ore del pomeriggio di martedì parte il tam-tam che chiama a raccolta i giornalisti per volontà di capitan Petrucci. Convocata, al San Filippo, una conferenza stampa in cui lui e Crimi, accompagnati da Roma e Banchieri mettono in scena una masterclass sul significato di professionismo. Perché è vero che ribadire che “lotteranno fino alla fine” possa sembrare una frase fatta, ma c’è tanto altro. C’è Domenico Roma che mostra commozione reale mista a incazzatura, perché lui ci ha messo la faccia in un calciomercato intenso e sente la responsabilità di aver portato ragazzi a Messina che ora rischiano. C’è Simone Banchieri, un uomo partito nottetempo per andare in panchina a Caserta. E basterebbe questo. Ma soprattutto, ci sono Davide Petrucci e Marco Crimi. Che sì, dicono che lotteranno fino alla fine ed è una cosa che ci aspettavamo tutti; ma spiegano che vogliono chiarezza e risposte immediate. Non parole già sentite, non promesse a un mese, concetto che anche Roma sottolinea. No, serve dimostrare adesso di essere seri. Come stanno dimostrando di essere loro. Come? Soldi veri e subito per pagare i contributi in ritardo e provare a limitare la penalizzazione. Come quelli che, racconta Crimi, erano pronti a versare direttamente i calciatori per non vedere i loro sforzi sul campo distrutti dalla penalizzazione. Un livello etico che non trova un contraltare dall’altra parte, o che non lo ha ancora trovato. Vedremo. Per chiudere, però, dobbiamo parlare di numeri: quanti punti? Senza alcun pagamento si viaggia tra i 4 e i 6 punti; in caso di saldo in ritardo si potrebbe provare a restare sui 2. Tantissimi per una squadra che sta già rincorrendo. Piccolo promemoria: il playout si gioca se tra le due squadre rivali ci sono fino a 8 punti di distacco, dal nono in poi c’è la retrocessione diretta per la squadra peggio piazzata. Tra Casertana e Messina, al momento, i punti di distacco sono 3… più 6 quanto fa? Meditate gente, e soprattutto non venite a raccontarci cazzate. Grazie.
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya