
Sette partite senza vittoria. I numeri, spesso e volentieri, sono più realisti e schietti di tante possibili analisi. Il Messina che cade contro il Catania tiene il campo e crea un paio di pericoli, ma è squadra troppo leggera e confusionaria in zona rete per competere concretamente nella lotta salvezza. Serve prenderne atto, e in fretta.
POCO RITMO – Partiamo dal bello, partiamo da uno stadio che manca il tutto esaurito disponibile per una decina di unità, partiamo da una tifoseria che non concede alla spregevole gestione societaria di farsi influenzare tanto da abbandonare la propria squadra. Partiamo dal fatto che Messina è viva. Il Messina, invece, non basta per lottare per la salvezza. Almeno quello visto contro il Catania. Certo, la partita non è un inno all’estetica e anche la squadra di Toscano rientra tra gli spettacoli da evitare. Però, gli etnei sono squadra pragmatica per costituzione e approfittano della dormita giallorossa per prendersi l’intera posta in palio con uno schema da palla inattiva che non dovrebbe riuscire nemmeno in allenamento. Capita, rientra tra gli episodi del calcio. La partita è uno stato ibrido tra l’equilibrato e l’attesa che qualcosa possa accadere. Il Catania approccia meglio, parte forte e prima segna in fuorigioco con Raimo, poi lo fa davvero con Lunetta. E come detto con la partecipazione straordinaria della fase difensiva del Messina. Banchieri (voto 5,5) deve fare di necessità virtù, così cambia ancora modulo virando su un finto rombo che diventa 4-4-2 in linea grazie ai pendoli Dell’Aquila e Pedicillo. Un po’ esterni, un po’ interni. Il primo interpreta bene le direttive, dando parecchio fastidio alla difesa di Toscano e cercando anche il premio personale con un sinistro a giro che si alza troppo. Pedicillo, invece, finisce spesso nella terra di nessuno e la sua partita dura un tempo. Anche per esigenze tattiche, visto che Dell’Aquila si fa male e allora spazio a un 4-2-4 più spinto con Vicario e Tordini larghi. Ma sempre con compiti tattici di densità interna. Il primo tempo, quindi, non mostra un Messina tanto convincente: Lia spinge, ma quando alza la testa Costantino e Luciani sono fermi e imbrigliati. Dell’Aquila non può fare tutto da solo e non viene aiutato dalla coppia mediana che muove il pallone troppo lentamente. Le assenze pesano, non per giustificazione ma per realtà: il pressing di Crimi o il ritmo di Buchel li noti di più quando non ci sono. Lo svantaggio è forse troppo, ma il Catania non sembra arrivato a Messina per ricercare raffinatezze. Infatti, una volta stappata la partita non sembra avere molto interesse per fare altro. Anzi, blocco basso e contrasti duri già con gli attaccanti (o presunti tali).
PER FARE GOL SERVE FARE DI PIÙ – Quindi, fuori Dell’Aquila per un problema e Pedicillo per prestazione. Non si cambia sostanza tattica, ma si cerca di più con Vicario e Tordini. A metà, perché il primo è un fantasma. Vuole sempre la palla sui piedi, non arriva quasi mai e quando riesce a toccarla non ci combina un granché. Meglio Tordini, che entra con un altro piglio rispetto alle ultime prestazioni e che prova a mettersi a referto. Destro secco e traversa piena, poi assist per Costantino che scalda i riflessi di Dini. Vivacità e tecnica, ma sempre troppo poco. Non di Tordini nello specifico, ma di questo Messina. Il secondo tempo è, per larghi tratti, un assolo ma in fin dei conti Krapikas deve fare la “paratona” su Jimenez per non chiudere sotto di due reti. Il Messina nella fase di finalizzazione è troppo superficiale, pasticcione, spesso statico. Le responsabilità di Banchieri possono essere tattiche e di costruzione – in questa partita o in generale, come per ogni allenatore – poi scattano quelle di una squadra che non potrà certo rivendicare il tris di Cava come specchio delle proprie capacità. Zero reti contro Picerno, Benevento, Avellino e Trapani: un numero. Che basta. Insomma, la sconfitta contro il Catania non può certo dirsi “meritata”, almeno per i parametri che questo Messina può esprimere. Dal canto di Toscano, sicuramente, la squadra ha fatto quanto basta per vincere. Non a caso la classifica non rispecchia gli investimenti. Al Messina questa caduta deve bruciare, anche perché arrivata in una rivalità, ma soprattutto perché consente alla Casertana – che passeggia contro il Sorrento – di avere la salvezza nelle proprie mani. Vantaggio di 9 punti e una partita in più da giocare: sembra tutto apparecchiato per la retrocessione diretta del Messina. C’è il calendario, però, che dice che i campani avranno ostacoli più alti e motivati di quelli dei giallorossi. Ma non basta la carta, serve dimostrare e vincere. La premessa che quanto stiano facendo Roma, Banchieri e la squadra merita rispetto morale è sottintesa; poi c’è il campo e l’analisi pura di quanto si sta vedendo. Contro la Cavese un gran primo tempo è stato buttato via da un pessimo approccio nella ripresa, poi messo in equilibrio dal pari. Un punto è poco quando rincorri. Serve azzerare la mente, rendersi conto che da questo momento il cammino prevede il dovere (imperativo) di guadagnare almeno un punto in più della Casertana da qui a fine stagione. Anche con una partita in meno. Nulla più. Serve restare a -8 per poi giocarsi tutto ai playout. Questo l’aspetto sportivo, l’analisi di cosa serve a questa squadra per ottenere i punti per lottare per la salvezza della categoria. Poi, ci sarebbe da aprire ancora una volta il capitolo proprietà. Dovremmo ripeterci, usare nuovamente i termini meno gentili possibili per descrivere la pochezza comportamentale di Sciotto e Cissè. Servirebbe? Forse no, perché ormai è una chiara battaglia in cui la povertà morale ha preso il sopravvento. Diventato di dominio pubblico l’interesse del messinese Francesco Borgosano – che ha costruito la propria importante carriera professionale tra Regno Unito e USA – per il club. Pronto a subentrare in prima persona e in collaborazione con altri professionisti statunitensi. Passaggi complicati per arrivare al cambio di proprietà? Non semplicissimo, ma pare evidente che AAD voglia solo una contropartita in denaro per levarsi di mezzo e chiudere la propria parentesi in riva allo Stretto. Un’elemosina dopo aver confezionato il disastro. Disponibilità totale da parte della “cordata americana” (chiamiamola così), poi ci sarebbe da capire cosa vorrà Sciotto. Per rendere tutto più semplice gli basterebbe non voler assolutamente nulla. In che senso? Non far valere la clausola risolutiva a suo favore alla scadenza dei 30 giorni dopo il mancato pagamento della prima rata fissato lo scorso 20 febbraio. A quel punto il passaggio dell’80% tra AAD e il nuovo gruppo sarebbe più “semplice”. E quel 20%? Rientrerebbe in un’altra trattativa slegata e si spera senza ulteriori esborsi.
Krapikas 6,5
Sulla rete è incolpevole, poi ci mette le mani quando il Catania cerca un raddoppio che sarebbe stato davvero troppo. Su Jimenez è quasi miracoloso.
Lia 6
Tra i più intraprendenti in fase di spinta, peccato che gli attaccanti siano troppo statici. In fase di non possesso passa una serata complicata tra Anastasio e Lunetta, regge come può.
Gelli 6,5
Spende anche il giallo in maniera intelligente. Grande senso della posizione, ottima capacità di lettura. Spesso deve supplire anche alle mancanze del compagno di reparto.
Marino 5,5
Sembra sempre in affanno, non riesce a mantenere ordine nonostante Montalto sia quasi innocuo. Soffre i movimenti senza palla di esterni e trequartisti avversari.
Haveri 5,5
Ancora troppo timido in fase di possesso, non oltrepassa mai il compitino. In quella difensiva, invece, soffre il ritmo alto imposto da Raimo.
Garofalo 5,5
In una giornata del genere servirebbe maggior precisione tecnica, la sola quantità non può bastare. Fatica anche a trovare i tempi di inserimento giusti.
Petrucci 5,5
Regia un po’ sottotono, e nemmeno troppo precisa. Quando prova ad alzare i ritmi finisce per sbagliare. (dal 39′ s.t. Anzelmo s.v.)
Pedicillo 5
Il tecnico gli ritaglia un ruolo ibrido tra corsia sinistra e terzo di centrocampo, lui non entra mai veramente in partita e non riesce a incidere con qualità. Fuori all’intervallo. (dal 1′ s.t. Tordini 6: impatto importante con un destro secco che muore sulla traversa, poi anche l’assist preciso per il colpo di testa di Costantino respinto da Dini. Poi, cala alla distanza)
Dell’Aquila 6,5
Peccato che sia fragile. Ancora un fastidio fisico e fuori dopo il primo tempo, quello in cui mostra tecnica in velocità e capacità continua di creare superiorità. Ispira i compagni e sfiora il vantaggio dopo una super giocata in dribbling. (dal 1′ s.t. Vicario 5: come in altre circostanze non si fa mai notare)
Luciani 5,5
Non viene mai servito come dovrebbe, ma anche lui fatica a vincere i duelli con i centrali avversari. Livello che si alza, prestazione che scende. In occasione della rete esce in ritardo su Lunetta, ma è anche l’unico ad accorgersi del pericolo.
Costantino 5,5
Un gran bel colpo di testa che Dini devia con reattiva. E basta. (dal 20′ s.t. De Sena 5,5: entra quasi sempre in fasi di partita fin troppo complicati, incidere è difficile)
CATANIA Dini 6,5; Ierardi 6,5, Di Gennaro 6, Gega 5,5; Raimo 6,5, De Rose 6, Quaini 6 (dal 43′ s.t. Di Tacchio s.v.), Anastasio 6 (dal 43′ s.t. Allegretto s.v.); Jimenez 5,5, Lunetta 7 (dal 15′ s.t. Dalmonte 5,5); Montalto 5 (dal 15′ s.t. De Paoli 6). All. Toscano 6,5
*foto copertina: Catania FC – Facebook ufficiale