
Il titolo scelto è una citazione di Simone Banchieri. L’ex tecnico del Messina, anche lontano dai microfoni, ripeteva come un ritornello che al centro di qualsiasi complimento avrebbero dovuto esserci i calciatori. La vittoria di Foggia è l’esaltazione di tutto questo, perché la prestazione è da squadra che non può retrocedere.
LA PREMESSA – La partita quasi perfetta. Perché il risultato, in fin dei conti, è bugiardo. Sì, sarebbe dovuto essere molto più largo a favore del Messina per occasioni create e rischi evitati. La settimana dei giallorossi era stata di quelle che non lasciano sensazioni positive: tra stipendi non pagati ed esonero di Banchieri. Invece, la reazione del gruppo è stata un’ulteriore risposta: questo gruppo ha troppo carattere per arrendersi. Ma andiamo con ordine, perché sul piatto ci sono fin troppe questioni. Il 16 aprile è passato per come ci si attendeva, dato che i miracoli non sono di questo mondo e comunque occorre “prepararli” per tempo. Che la scadenza sarebbe stata bucata è diventato chiaro giorno per giorno, nonostante il comitato d’emergenza e la colletta proposta ma non portata a compimento. Questioni che ricadranno sulla prossima stagione, ma che incidono mentalmente su una squadra che cercava un piccolo segnale di speranza per capire se stesse lottando per un futuro reale o solo per la gloria. Sì, perché tra fideiussione e fondo di garanzia gli stipendi arriveranno, ma avere la sicurezza di giocare per una salvezza vera e non per un fuoco di paglia aiuterebbe. Spogliatoio che, però, resta concentrato su sé stesso e la dimostrazione arriva dal caso Banchieri. Un gruppo con la testa altrove, infatti, avrebbe potuto passar sopra ai dissidi interni, tanto ci sarebbe poche settimane ancora. No, il gruppo ha tenuto il punto – il torto o la ragione oggi interessano il giusto -, ha messo il ds Roma nella posizione di dover prendere una decisione. Certo, i contrasti erano vecchi di settimane, le scelte tecniche non sempre gradite e alcuni modi non digeriti; ma Roma avrebbe potuto calmare le acque (o almeno provarci) per chiudere la stagione senza scossoni. Nella lunghissima mattinata di giovedì, senza allenamento ma con infinita riunione con tutti presenti ha compreso che l’umore non fosse questo, anche perché magari era d’accordo sul cambio tecnico. Comunque, si è preso una responsabilità la cui valenza sarà data dal campo. Banchieri paga perché la sua gestione non è stata sopportata e supportata. Cose di calcio e di spogliatoio. Niente di nuovo sotto il sole. Resta l’uomo, che è stato eccezionale nel legarsi a una città che ha risposto con affetto e gratitudine per l’impegno profuso. Si è esposto anche sulla questione societaria, per qualcuno andando oltre ma interpretando la volontà popolare e colmando il vuoto dirigenziale. Chi è rimasto, infatti, deve fare il proprio e l’altrui lavoro. E vale per tutti.
DOMINIO – Passare al puro campo diventa obbligatorio. Perché allo Zaccheria si vede il miglior Messina della stagione. Antonio Gatto (voto 7,5) sceglie di allargare il campo con questa idea di adattare Garofalo come esterno destro in un 4-5-1 che crea densità e attacca gli spazi che crea. Il centrocampista gioca una gara praticamente perfetta, migliore in campo per totalità di prestazione – certo Luciani si merita la copertina per la doppietta pesantissima. Tatticamente è un Messina bravissimo nel muovere il pallone a terra e coinvolgere tutti; meno spinto sulla palla lunga sul centravanti e più libero di creare sulla trequarti. Tordini deve creare superiorità ben protetto da un Gyamfi bloccato, mentre dall’altra parte Lia si sovrappone con continuità per portare via il marcatore a Garofalo. Ne viene fuori una squadra che muove il pallone velocemente e presidia l’area con un Luciani impegnato solo a fare quello. Infatti, tira verso la porta almeno cinque volte. E trova due gol, bellissimi. Il primo è da manuale dell’attacco della profondità, con tanto di passaggio dettato. Garofalo è preciso al millimetro. Come in occasione del raddoppio, con un cross dalla forza e la precisione che invita Luciani a non poter sbagliare. Lui ancora bravo a indirizzare. Ma la lista delle occasioni è lunghissima, con Perina che spegne Luciani due volte e Dumbravanu che divora. Mentre Tordini sbuccia la traversa e brucia le mani di Perina. Insomma, la conta dice che il totale che viene fuori è scorretto. Perché il calcio è questa cosa qui, con il pari momentaneo del Foggia che non ha alcun senso. Emmausso mostra la parte peggiore di sé andando a pressare su una palla restituita, ma Dumbravanu doveva essere altrettanto malizioso e calciare verso il Gargano. Cincischiare non è permesso. Ma il post gol è da squadra vera. Un fallo “punitivo” per far capire chi comanda, nessuna scoria e subito il nuovo vantaggio. La ripresa è pura gestione e non va neanche raccontata. Basta il primo tempo dominato tecnicamente e tatticamente per dire che questo Messina merita di salvarsi.
CONTI FACILI – Blocco veloce per spiegare cosa accadrà. Partiamo dalla classifica: invischiate in tre, col Foggia a 30, Casertana a 29 e Messina a 22. Il limite è sempre il -8, quindi al Messina basta vincere contro la Juve NG e poi attendere chi sarà l’avversario. Il Foggia va a Picerno, mentre i campani viaggiano verso Trapani. Nulla di scontato, ma lo stato di forma dice che la Casertana ha qualche chance in più. Conta il giusto, perché il Messina deve giocare per vincere e vincere. Pareggiare e sperare sarebbe rischioso, occorre aggredire e chiarire alla Juve – che per status non verrà certamente in vacanza nonostante la qualificazione ai playoff. Destino nelle proprie mani, anche se qualche strascico successivo ci sarà dato che da Caserta chiariscono già che non si arrenderanno al campo visti i pregressi di mancati pagamenti del Messina. Le regole parlano chiaro, ma sono chiare pure quelle che riguardano la solidità della proprietà e la Covisoc. Il Messina ha goduto di un paio di proroghe da parte della Coaps, ma è anche vero che nessun deferimento sia ancora arrivato e senza quello non si può discutere di penalizzazione. Questioni politiche insomma, che pretendono allerta costante giorno per giorno. E dato che il Messina non ha nessuna dirigenza da piani alti, toccherà alla politica – dato che la procura a vendere è stato consegnata al sindaco stesso – monitorare e difendere il difendibile. Fino alla fine. Questa è l’unica postilla che ci prendiamo extra campo, perché è vero che c’è stata una novità di carattere societario con il possibile impegno di un imprenditore a compiere l’iter per il pagamento – tramite crediti di imposta – delle pendenze fiscali. Il tempo delle verità a mezza bocca però è finito, chi vuole esporsi per il Messina lo faccia alla luce del sole e con estrema chiarezza. È già tutto abbastanza farsesco per sopportare ulteriori buffi misteri.
Krapikas 6
Incolpevole sulla rete di Orlando, in generale deve gestire l’ordinaria amministrazione e tenere alta la concentrazione dei compagni.
Lia 6,5
In fase di non possesso non soffre granché, in quella offensiva è bravo ad appoggiare e aiutare Garofalo impegnando il suo marcatore. (dal 35′ s.t. Haveri s.v.)
Gelli 6
Qualche eccesso di confidenza palla al piede, avrebbe potuto giocare una partita con meno sbavature.
Dumbravanu 6
Sufficienza strappata per la reazione dopo il pasticcio sulla rete foggiana, dove Emmausso è al limite dell’antisportività ma lui fin troppo ingenuo. Si divora anche un gol. Cresce alla distanza e non sbaglia nulla.
Gyamfi 6
Ordinato e pulito nel ruolo di terzino bloccato e di copertura. Tatticamente è sempre lucido con movimenti corretti.
Garofalo 8
Basta il voto per riassumere tutto. Ennesimo ruolo stagionale, anche stavolta impegno e rendimento massimi. Si muove sempre in maniera corretta e tatticamente distrugge la fase difensiva degli avversari. C’è anche quantità, ma i due assist per Luciani sono deliziosi. (dal 43′ s.t. Chiarella s.v.)
Petrucci 7
Fa correre il pallone e probabilmente non sbaglia un singolo passaggio. Sempre aperture lucide e di prima per uscire dal pressing, quando si abbassa il senso della posizione lo aiuta.
Buchel 6,5
Regia senza fronzoli e tanta verticalità, la squadra gioca in ampiezza ma con volontà di attaccare gli spazi che si creano, e lui serve i compagni con precisione. (dal 43′ s.t. Marino s.v.)
Crimi 7
Ma quanto corre? Incredibile la capacità di resistenza fino all’ultimo istante, andando a pressare anche i pensieri degli avversari. Questo è un atleta incredibile, un professionista.
Tordini 7
Tecnicamente gioca una partita di altissimo livello, crea sempre superiorità e calcia due volte in maniera splendida verso la porta, ma la rete non arriva per un pelo. (dal 30′ s.t. Pedicillo s.v.)
Luciani 8
Indomabile. E che personalità, vero segnale di crescita. Parte con un giallo che potrebbe pesare, invece resta sereno e diventa una macchina d’area di rigore. Due reti da centravanti puro, più un altro paio di conclusioni pericolose. Esulta due volte con un pizzico di provocazione, ma Mirabella fa finta di nulla. Nella ripresa c’è meno lavoro per lui anche se resta sempre attivo. (dal 35′ s.t. Costantino s.v.)
FOGGIA Perina 5,5; Silvestro 5, Salines 5,5, Camigliano 5, Felicioli 5,5; Gala 5 (dal 32′ s.t. Kiyine s.v.), Pazienza 5 (dal 1′ s.t. Danzi 5,5), Da Riva 5,5; Orlando 6,5 (dal 39′ s.t. Touho s.v.), Santaniello 5 (dal 14′ s.t. Sarr 5), Emmausso 5,5 (dal 1′ s.t. Zunno 5,5). All. Zauri 5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya