
Vigilia importante, tra poco più di 24 ore il Messina sarà di scena contro la Fidelis Andria. Avversario teoricamente alla portata, che i giallorossi affronteranno nel momento migliore possibile. Per due motivi: il primo è lo stato di salute generale della squadra di mister Lello Di Napoli, che soprattutto a Matera ha giocato senza mai andare in sofferenza, coprendo bene tutte le zone del campo, con ordine e buona verve nelle ripartenze. Buone indicazioni, dall’ultimo turno di campionato. La migliore prestazione del girone di ritorno, che ha peraltro confermato come i quattro acquisti di gennaio si siano ben amalgamati nel nuovo gruppo di cui oggi fanno parte.
ANDRIA IN CRISI – Il secondo motivo è strettamente connesso allo stato di forma dell’avversario di giornata, una squadra partita con il vento in poppa e che poi, strada facendo, è andata incontro a un processo di decelerazione forse fisiologico. Formazione ben messa in campo, che però in questo momento fatica a tenere il passo di buona parte della concorrenza. L’arma letale dei pugliesi resta l’intraprendenza sulle corsie. Non a caso negli ultimi due successi della squadra di D’Angelo, 4 dei 5 gol rifilati in sequenza a Casertana e Lupa Castelli sono arrivati dagli esterni Tartaglia, Cortellini e Bangoura. Il secondo – così come Cianci, fresco di rinnovo – non sarà della partita, appiedato dal giudice sportivo. Assenza pesante, che potrebbe costringere D’Angelo a rinunciare al consueto abito tattico (il 3-5-2), per ripiegare sul 4-4-2. Nelle ultime otto gare la Fidelis ha raccolto solo 6 punti, avvicinandosi pericolosamente alla zona caldissima, con i playout adesso distanti solo tre lunghezze. Non un momento facile, per i biancazzurri, che rimangono comunque la seconda miglior difesa del girone in condominio con il Benevento.
FORMAZIONE TIPO – Il Messina può approfittare del periodo di appannamento del prossimo avversario. Può e deve provare a centrare il bottino pieno, anche perché si presenterà alla sfida praticamente in formazione tipo, potendo contare, soprattutto, sui rientri di Martinelli e di Fornito, sul momento di esaltazione tecnica di Gustavo, sulla costanza di Giorgione, sulla voglia di rivalsa di Barisic e Scardina. I giallorossi si troveranno al cospetto di una squadra il cui centrocampo va spesso in affanno in fase di contenimento. La zona chiave sarà quindi la terra di confine tra la retroguardia e la mediana dei pugliesi. Ecco perché potrebbero rivelarsi decisivi i tagli verso il centro di Gustavo e gli inserimenti di Giorgione e Fornito.
OLTRE IL CAMPO – Cogliere a piene mani significherebbe toccare quota 34, traguardo che stabilizzerebbe i giallorossi in una condizione di assoluta tranquillità. Elemento importante, che però, di per sé, potrebbe non bastare a riportare serenità nel cuore di un club scosso da una serie di situazioni che andrebbero chiarite a stretto giro. Su tutte, i mal di pancia connessi alle relazioni tra i vertici societari e buona parte del management, sfociati nell’ormai famosa lettera di dimissioni arrivata la scorsa settimana sulla scrivania del presidente Stracuzzi. Nascondere la testa sotto la sabbia potrebbe rivelarsi deleterio per il futuro del Messina. Sarebbe un clamoroso autogol, l’ennesimo di una stagione in cui, ai (buoni) risultati del campo, stanno facendo da contraltare alcune situazioni che potevano essere evitate. Niente è perduto, ma adesso è arrivato il momento di mettere le carte in tavola e definire una volta per tutte, al di là degli slogan preconfezionati, quali sono le pagine future su cui questa società ha intenzione di mettere la sua firma.