Se volessimo iscriverci al partito della retorica calcistica parleremmo delle restanti cinque gare di campionato come di appuntamenti da onorare per la regolarità del campionato, come di sfide necessarie per il raggiungimento dei posti che garantiscono la Coppa Italia Nazionale nella prossima stagione ed altre amenità. La realtà è una sola: il campionato del Messina è finito. Al momento del gol di Diogo Tavares contro il Melfi si è messo il punto ad una stagione comunque brillante. Non vogliamo certamente dire che la squadra di Raffaele Di Napoli scenderà in campo per regalare punti e partite, ma un calo mentale e fisico dopo aver raggiunto l’obiettivo è fisiologico. Se si aggiunge che le avversarie delle prossime settimane sono ancora a caccia di punti pesanti, allora pensare che la stagione si chiuderà sull’inerzia delle prestazioni viste contro Catania e Catanzaro non è così lontano dalla realtà. Col Catanzaro il Messina ha giocato male, girarci intorno è esercizio inutile. Che la squadra di Erra sarebbe venuta al San Filippo con l’obiettivo del pari era noto, ancora una volta quando c’era da fare la partita il Messina ha palesato limiti strutturali. Il gol subito è il classico esempio di una squadra poco attenta, lo analizzeremo più avanti, la reazione successiva è un moto d’orgoglio che trova il vantaggio della clamorosa paura di vincere dei calabresi. Il Messina deve guardarsi dentro, cinque partite che serviranno a chi sta nella stanza dei bottoni per decidere quali teste tagliare. Il campo ci dirà pochissimo, potranno essere stimolanti le gare contro grandi come Lecce e Casertana, ma il sipario è calato sul gol di Fornito al Foggia, con il piccolo bis firmato Tavares contro il Melfi. Sarà accademia da qui a maggio, intanto analizziamo alcuni passaggi chiave della sfida tra Messina e Catanzaro.
SCARICO DELLE RESPONSABILITÀ – Andiamo subito al gol del Catanzaro firmato da Olivera. L’azione si sviluppa sulla destra difensiva del Messina, la squadra di Raffaele Di Napoli si fa attrarre dal possesso basso dei calabresi che quando vanno in verticale trovano ampi spazi. Mileto è uscito alto, Giorgione lo aiuta pigramente e la palla verso Firenze costringe Martinelli a muoversi dalla zona centrale. Blocchiamo l’azione: nel nostro frame ci interessiamo del momento precedente al batti e ribatti in area. Firenze è in possesso palla (riquadro azzurro), su di lui c’è Martinelli in prima battuta, il centrale del Messina copre bene lo spazio. Arriva Baccolo in aiuto ed ecco che scatta l’errore. Martinelli molla Firenze e copre preventivamente il possibile movimento in sovrapposizione di Squillace (linee gialle), lo fa troppo in anticipo dato che Baccolo non è ancora in copertura su Firenze. Troppo lento il centrocampista veneto nell’aiuto ma troppo precipitoso Martinelli nella scalata. Come potete vedere il numero 2, ovvero Mileto, arriva a coprire in zona centrale invece che seguire Squillace che può attaccare la profondità indisturbato. Passiamo al movimento di Olivera (riquadro arancione), lo vediamo puntare deciso l’area di rigore mentre Giorgione gli corre a fianco senza percepirne la pericolosità, tanto che il capitano del Messina non seguirà per nulla l’affondo dell’avversario. In area la fortuna aiuterà il Catanzaro, De Vito in ritardo su Razzitti ma il rimpallo successivo regala a Olivera il più facile dei tap-in.
INTERSCAMBI OFFENSIVI – Dal gol subito a quello realizzato. Passano pochi minuti, mister Erra dopo il vantaggio palesa tutta la sua paura inserendo un difensore come Patti al posto di un giocatore offensivo come Mancuso. Tatticamente sposta Squillace più avanti, ma il messaggio alla squadra è chiaro: serriamo le fila. Non succederà, anche per la contromossa di Raffaele Di Napoli che toglie un mediano come Baccolo (reazione spropositata la sua) e dentro Cocuzza. Si passa al 4-2-4 con l’attaccante palermitano sulla sinistra e Tavares che torna al centro. Il gol del Messina è esempio assoluto dell’applicazione del nuovo sistema di gioco. Andiamo all’analisi, come per la rete del Catanzaro non prendiamo in considerazione la parte finale ma la genesi dell’azione: in giallo segniamo il movimento di Scardina che accorcia verso il centrocampo (cerchio azzurro), controllo e scarico sul centrale che sale. Giorgione nel riquadro rosso riceve ed è pronto a lavorare per i compagni. Alle spalle di Scardina vediamo Cocuzza che attacca la profondità e lo spazio lasciato libero dal compagno (linea arancione). Lui, Tavares e Gustavo attaccheranno la zona centrale, la palla di Giorgione è invitante ed il portoghese trova la deviazione giusta. Piccola parentesi: vista la condizione attuale di Baccolo e Giuseppe Russo mandare in soffitta il 4-3-3 per un 4-2-4 non sarebbe follia e potrebbe far divertire calciatori e tifosi in questo scorcio finale.
TRENINO – La parentesi del blocco precedente ha un fondamento nell’ultima azione che prendiamo in analisi. Mister Di Napoli giocherà come meglio crede, allena lui e le scelte che farà saranno sempre volte verso il meglio. Noi guardiamo e giudichiamo, potremmo anche raccontarvi che gli ultimi due gol di Tavares al San Filippo arrivano quando il Messina abbandona il 4-3-3 e piazza Scardina al servizio del portoghese. Non lo faremo, però vi facciamo vedere come il tridente schierato viva alcuni passaggi confusionari all’interno della gara. Siamo nel primo tempo, risultato inchiodato sullo 0-0 anche se qualche botta da fuori il Messina ha provato a spararla. L’azione si sviluppa da destra, ottimo il lavoro di Giorgione nel dare ampiezza, quando il suo cross parte verso il centro dell’area trova un trio disordinato. Fermiamo tutto, ingrandiamo ed evidenziamo: avete mai visto un tridente giocare in linea? Succede raramente, anche perché è del tutto inutile. Quando arriva un cross dall’esterno, e soprattutto se a farlo non è uno dei tre dell’attacco, il manuale del buon tattico vorrebbe che le punte si dividano equamente gli spazi. Uno attacca il primo palo, l’altro il secondo e la zona centrale viene coperta dal terzo. Il Messina, invece, vede Scardina andare verso la bandierina forse alla ricerca di una spizzata; Gustavo attacca il primo palo e Tavares molla il colpo. La palla finirà sulla testa del brasiliano, piccolo ma capace di realizzare due reti di testa in stagione. Indipendentemente da come l’azione si conclude è chiaro che i movimenti del tridente non siano fluidi e coordinati. L’ambiguità della posizione di Tavares rimane un tema, col Foggia è stato grandissimo ma mai pericoloso. A Catania da punta centrale ha sofferto la forza fisica dei centrali etnei. Contro Melfi e Catanzaro, da seconda punta ha trovato lo spazio, i tempi e soprattutto due gol da quattro punti.