Columella e il Matera: passione, soldi e gesti estremi
Pubblicato il 10 Ottobre 2015 in Primo Piano, Punto C
Deferito. Inibito. Osannato. Quasi idolatrato. Saverio Columella è un’iperbole umana prestata al mondo del calcio. Questo sarà il suo quarto anno da presidente del Matera, ma la sensazione è che già sia trascorsa una vita. A Matera è incarnazione della rinascita sportiva della città, che con lui ha ritrovato il professionismo e la speranza di calcare prima o poi i palcoscenici del calcio che conta.
IDOLO – Oggi ha raggiunto il picco più alto di un consenso cavalcato sulla scorta di un carattere esplosivo ai limiti del consentito; ma prima ancora dei verdetti sul campo. È ambizioso, Columella. Il desiderio di sbarcare in Serie B gli toglie il sonno. Vuole la cadetteria ad ogni costo. Ci ha provato nell’estate del 2014, attraverso la finestra di un ripescaggio che avrebbe sancito un clamoroso doppio salto (il club aveva appena raggiunto la Lega Pro), tentativo che poi non è andato a buon fine. Ci ha riprovato nella stagione successiva, sul campo, ma il Matera alla fine ha dovuto abdicare ai playoff contro il Como. Poi, ancora, un altro giro a vuoto sulla giostra del ripescaggio, chiesto la scorsa estate senza però ottenere il riscontro sperato. Per lui la seconda serie è un’ossessione. Adesso il Matera ha una nuova opportunità per centrare il salto, attraverso i risultati.
VINCERE O MORIRE – Quelli che non arrivavano con Dionigi, che ha occupato solo per qualche mese quella panchina bollente sulla quale fino alla scorsa stagione sedeva Gaetano Auteri, lo “special one di Floridia”. Esonero lampo, nonostante lo stesso patron avesse blindato l’ormai ex allenatore lucano qualche settimana prima, era il 23 settembre: “L’allenatore è e resterà Davide Dionigi. La società ripone in lui la massima fiducia”. Dice e ritratta, Saverio Columella, amministratore unico della Tradeco Altamura, azienda del padre con business molto solidi nel campo dello smaltimento dei rifiuti. Adesso sulla panchina dei biancoazzurri siede Pasquale Padalino, che Columella aveva già incrociato nei playoff di Serie D del 2012, quando Padalino allenava il Foggia. In quell’occasione l’allora allenatore del Matera, Marcello Chiricallo, era squalificato. Al suo posto, in panchina, ci andò Saverio Columella (sì, Columella), che quindi vanta nel curriculum anche un’esperienza da allenatore. Categoria che, sfogliando il libro della sua presidenza, evidentemente non gli va molto a genio: nel suo primo anno ai vertici della società lucana riuscì a silurare ben quattro tecnici. Quattro. A Matera, però, dicono che l’etichetta di “mangia allenatori” non gli si addica. Il punto è che Columella non vuole lasciare nulla al caso. Non digerisce le sconfitte, vuole vincere a tutti i costi. E non è disposto ad aspettare.
PROGETTI ALTERNATIVI – In testa ha un obiettivo in particolare: portare il Matera ai piani alti del calcio italiano entro il 2019, l’anno in cui la città dei sassi sarà capitale della cultura e finirà sotto i riflettori dei media main stream. Guarda anche altrove, però. In tanti sono convinti che prima o poi entrerà in quota nel Bari. Per i rapporti consolidati con Paparesta e perché quella dei galletti è la sua squadra del cuore. Quasi un’ovvietà, per uno nato ad Altamura. In estate ha provato anche a inserirsi nella corsa per la scalata al Parma, presentandosi a capo di una cordata di cui facevano parte altri cinque imprenditori. Tentativo, anche questo, morto sul nascere. In quell’occasione, aveva comunque tenuto a rimarcare il fatto che l’eventuale ingresso nella società emiliana non avrebbe intaccato il suo progetto a Matera. Che è ormai il centro di gravità dei sui impegni quotidiani. Columella guarda tutte le partite a ridosso delle panchine, avvinghiato al recinto del XXI settembre. Lo spogliatoio per lui non ha segreti: vive con la squadra, praticamente. Con passione. Con entusiasmo. Con trasporto.
ESTREMISMI DI UNA FEDE – Nella sua testa scorrono pensieri e sentimenti tipici del tifosissimo di una squadra di club. E anche alcuni atteggiamenti, peraltro di quelli più estremi. Nella sua storia presidenziale può vantare anche un’invasione di campo, l’anno scorso, in occasione del match contro la Casertana. Aveva da ridire sulla condotta arbitrale. È stato allontanato dal terreno di gioco, sanzionato con una multa di 5mila euro e inibito per qualche mese. Quella storia non la prese bene, il presidente. Che a mente fredda rivendicò i suoi diritti: “Siamo in democrazia e ogni cittadino è libero di manifestare il proprio pensiero. Ho fatto un ingresso pacifico in campo, per denunciare quello scandalo”. Parole che hanno fatto impennare ulteriormente il consenso di cui gode tra i tifosi materani. Che a Columella hanno anche dedicato una statua in cartapesta, su cui campeggia una frase chiara: “Non mollare, facci sognare”.