Non un caso se le ultime due migliori uscite del Messina hanno come punto comune l’avversario: il Foggia. I pugliesi sono una squadra, da De Zerbi a Stroppa, con un’identità ben precisa. Preparare la sfida contro di loro non è certamente semplice, ma sicuramente il rischio di sorprese si riduce. Come per Raffaele Di Napoli anche Sasà Marra legge prima la gara, funziona la scelta di piazzare Mancini su Vacca funziona fin quando il 33 giallorosso ha benzina nelle gambe. Quando il trio di centrocampisti pugliese comincia ad incrociare le posizioni, Mancini va in deficit fisico. Probabilmente tutto previsto, come il pressing delle due punte sui centrali difensivi rossoneri. Scelta che funziona meno, perché l’applicazione senza palla di Milinkovic e Pozzebon non è la stessa di Mancini, tanto che il Foggia alza la linea a piacimento costringendo il Messina a schiacciarsi tantissimo. Il centrocampo giallorosso perde quasi subito le misure, Bramati è piatto sulla difesa ed il povero Foresta si spolmona per ricucire i reparti. Merito del Foggia sia chiaro, perché le qualità dei pugliesi hanno la meglio su qualsiasi mossa tattica di Marra. Il modulo a rombo non dispiace: centrocampo compatto con due punti di riferimento (in attesa di Musacci si sopporta anche un Bramati), intermedi dotati di buona tecnica e due punte mobili. Milinkovic dovrà ancora ripassare il sistema, giocare senza il riferimento esterno lo limita un po’, ma se vuol crescere non può fossilizzarsi su un unico ruolo. A ranghi completi tornare al 4-3-3 sembra una soluzione logica, bisognerà comprendere il reale impatto di Mancini. Se diverrà un fattore positivo si potrà continuare con il vestito tattico visto col Foggia, in caso contrario meglio esaltare le qualità del serbo facendolo tornare sull’esterno. Non giudicabile la difesa: se mancano tre titolari su quattro il sistema difensivo non potrà non peccare. Dispiace gettare la croce addosso ad Akrapovic, dal suo lato però il Foggia fa quello che vuole. Non manca la volontà e l’applicazione in un ruolo non suo, troppo poco quando si diventa il punto debole.
SQUADRA AVVISATA – Giocata scontata quella che porta al primo vantaggio firmato Mazzeo. Nelle nostre analisi pre-partita avevamo posto l’accento sulla facilità con cui il Foggia sfondasse sull’asse destra Sarno-Angelo. Pochi minuti di gara ed ecco che i pugliesi metto in pratica la teoria. Nella nostra animazione l’analisi dell’azione: rimessa laterale che batte lo stesso Angelo, scambio corto tra Riverola e Sarno con Angelo in attesa di attaccare la profondità. Riquadro rosso per Angelo e Sarno, quattro uomini del Messina rimangono distanti e stranamente attendisti. Scarico sul brasiliano, partono in ritardo in tre che, tra l’altro, vanno tutti sul pallone e mollano Sarno. Errore grave perché non si insegue ciecamente il pallone. Cross basso verso il centro ed ecco l’errore più grave: in azzurro abbiamo evidenziato Maccarrone e Mazzeo. Dall’inizio della nostra animazione vediamo come il centrale giallorosso non sia posizionato bene col corpo, troppo impaurito e in cerca di supporto. Chiama l’aiuto di Ionut, lo fa senza motivo dato lui non ha altri di cui occuparsi mentre il rumeno dovrebbe tenere Chiricò alle sue spalle. Tutta questa confusione non lo fa concentrare sul pericolo, anticipo secco di Mazzeo e Foggia in vantaggio.
BINOMIO – Seguiamo la cronologia degli eventi, passiamo quindi all’azione del pari di Demiro Pozzebon: quarta rete stagionale per il centravanti giallorosso, che dimostra una grande capacità nell’attacco della profondità. Scambio con Milinkovic e dettatura del passaggio, il serbo è lucido nell’alzare la testa dopo aver ricevuto il pallone. Occhiata veloce e imbucata di esterno, perfetto Pozzebon nell’attaccare lo spazio tra centrale e terzino, ovvero la zona più complicata da coprire per chi difende. Il vero errore del Foggia è quello di voler fare la linea su palla scoperta, Angelo (cerchio azzurro) si addormenta e per Pozzebon è semplice battere Guarna in posizione regolare. Intriga la facilità con cui Pozzebon e Milinkovic abbiano trovato l’intesa, su questo binomio Marra potrà costruire un’importante arma offensiva. Non l’unica si spera, perché se c’è una pecca reale nella fase di attacco del Messina è la scarsa partecipazione del resto della squadra (Foresta escluso).
ZERO ATTENZIONE – La rete della vittoria del Foggia avrà fatto infuriare tantissimo mister Marra. Perdere brucia sempre, se ci metti del tuo è ancora peggio. Lunga animazione per comprendere la bassissima attenzione del Messina in fase di non possesso: Sarno taglia da destra al centro e scarica su Agnelli (cerchio e freccia gialla), ribaltamento su Riverola (riquadro azzurro) con quattro uomini del Messina che si fanno attirare ancora dal pallone e lasciano l’uomo libero. Lo spagnolo crossa in mezzo, Maccarrone (cerchio azzurro) devia in qualche modo ma l’errore gravissimo è quello di Ionut: il rumeno rimane sempre distante da Mazzeo, addirittura potete vedere come non lo guardi neanche (cerchio rosso con punti interrogativi). Nessuna percezione del pericolo, quando Maccarrone colpisce il pallone Ionut non è ancora preoccupato da Mazzeo, il suo ritardo è clamoroso. Il centravanti pugliese controlla, guarda la porta e trova la rete da tre punti. Grande rispetto per la professionalità di tutti, ma le prestazioni del rumeno sono inaccettabili dal punto di vista tecnico e tattico. Quattro gialli in quattro partite, nessuna solidità difensiva e zero qualità in fase di spinta. Al netto delle assenze, il primo da mettere in discussione è proprio lui.
MEGLIO NON RISCHIARE – Piccolo frame per una curiosità: il Messina gioca quasi tutta la partita schiacciato nella propria area di rigore. Il Foggia alza la sua linea, questo costringe i giallorossi ad abbassarsi, non sempre però perché la squadra di Marra prova ad uscire e rimanere più corta e alta. Funziona? Non funziona: in azzurro abbiamo evidenziato Coletti, il centrale difensivo gioca ben oltre la metà campo e senza pressione (male Pozzebon). Testa alta e lancio in profondità, ad attaccarla non un attaccante ma Riverola (riquadro rosso). Su di lui c’è Maccarrone che è fuori linea con il resto del reparto, già in ritardo sull’uomo e in rincorsa. Il difensore giallorosso tenterà l’acrobazia, riuscirà a metà tanto che a salvare il Messina sarà un disperato intervento di Ionut in spaccata (unica cosa positiva della sua gara). Campanello d’allarme per i giallorossi, che infatti di alzare il baricentro non ci pensano più e giocheranno il resto della sfida molto bassi e compatti. Aggiunta: non si può mettere campo alle spalle di un centrale lento come Maccarrone, le caratteristiche dei calciatori vanno rispettate. Col rientro di Rea e Palumbo, forse, sarà possibile rischiare un pizzico in più anche se i due non sono comunque adatti a questo tipo di sistema difensivo.