Monopoli-Messina, al peggio non c’è mai fine: giallorossi ancora k.o.
Pubblicato il 16 Ottobre 2016 in Primo Piano
Sesta sconfitta in nove partite, 15 gol al passivo, 0,77 di media punti: trend da retrocessione. Sulla sponda siciliana dello Stretto il calcio vive una situazione che rasenta il drammatico. Dramma che a Monopoli raggiunge il suo acme, un palcoscenico sul quale recita una squadra maledettamente normale, come quella allenata da Zanin, e poi un’altra, il Messina, che fa male qualsiasi sia il parametro da privilegiare in fase di analisi: tattico, tecnico, motivazionale. Una barca alla deriva in cui non ci sono superstiti: fanno tutti male. In difesa. A centrocampo. In attacco. Fa male, malissimo Marra, condottiero che ha perso il senso dell’orientamento. E a cui Stracuzzi, salvo ripensamenti (di cui ormai siamo saturi), dovrebbe dare il ben servito tra stasera e domani. Sacrificato, giustamente o ingiustamente questo è un discorso complesso che riprenderemo. Perché se è vero che Marra non può essere assolto, è anche vero che il tecnico è solo la punta di un iceberg che traballa da troppo tempo. Dalle fondamenta.
MINIMA RESISTENZA – Il tecnico giallorosso non ha più presa sulla squadra, al di là dell’idea portata avanti da chi vuole trasformarlo in capro espiatorio di una situazione pesantissima che, ovviamente, ha la sua radice nella conduzione scellerata imposta dai vertici. Questo rende virtualmente ingiudicabile un tecnico che vive dentro una bolla, un mondo separato dal resto. Fatto di convinzioni che le circostanze infauste del momento non riescono a scalfire. E che però, a un certo punto, mandano in confusione un tecnico ormai evidentemente in panne, che dopo Catania vede in “loop” la sua testa rotolare sull’altare della necessità. Prendete lo scacchiere proposto al Veneziani. Milinkovic ancora una volta escluso, salvo poi rivedere il campo al minuto 39, quando il Messina è già sotto complice il gol di Montini e Marra decide di rinnegare se stesso, bocciando Bramati, che si accomoda in panchina. Davanti, con Pozzebon, ci va Ferri, che poi con l’ingresso del 10 giallorosso viene arretrato sulla trequarti. Le novità sono davanti a Berardi, con un inedito quartetto difensivo che prevede l’esordio da esterno basso di Palumbo, il ritorno in mezzo di Rea, in accoppiata con Bruno, con De Vito sull’out sinistro. A centrocampo, come anticipato da Corner Messina, la novità riguarda l’impiego di Musacci da interno – ad oggi aveva agito esclusivamente da “play” – con Bramati davanti alla difesa e Foresta sul centro-destra. Nei primi venti minuti imperano gli sbadigli. Nessun tiro in porta, la partita negli ultimi 30 metri non trova sbocchi. Il tentativo di Musacci, con un destro strozzato sull’esterno della rete, costringe a prendere nota sul taccuino più per questione di forma che di sostanza. Due minuti più tardi arriva il gol di Montini, su cui c’è la responsabilità di Foresta, che perde ingenuamente il pallone, e poi di Bruno, che resta troppo distante dal 23 pugliese libero di colpire e affondare. Il Messina si squaglia come neve al sole: da questo momento, riesce a peggiorare in modo direttamente proporzionale allo scorrere del cronometro. Ovviamente, il Monopoli non si fa scrupoli dinnanzi a un avversario evidentemente alle corde: la traversa di Gatto è solo il preludio al raddoppio, che arriva all’ultimo respiro del primo tempo. Dentro l’azione del k.o. va congelato il passo ai limiti della decenza di Rea, che si fa superare come fosse un cono d’allenamento da Genchi, che poi trova il gol della domenica nella porta difesa da un incolpevole Berardi.
DISPERAZIONE – Marra pesca dal mazzo la carta della disperazione già a inizio ripresa: dentro Madonia per Mancini, è 4-2-3-1. Cambio di rotta? Non esattamente. Cambiano interpreti e abito tattico, ma restano i limiti emersi nella prima parte di una gara in cui i giallorossi fanno una fatica immane a mettere in moto una proposta offensiva che rimane al palo. Il Monopoli gioca sul velluto, rilassato, quasi compassionevole dinnanzi a un avversario distrutto nella psiche nel giro di mezzora di gioco. Pozzebon riesce anche a rimediare il secondo giallo per un fallo di mano. La ripresa offre tutto e niente. Niente, dal punto di vista squisitamente prediletto dai taccuini. Tutto, se ci si concede il lusso di mettere da parte la penna per tentare di risalire ai motivi dell’ennesima disfatta, coda di un processo che ha radici nella traumatica estate di un club che è riuscito a sbagliare tutto. Madonia al tramonto della sfida è autore del gol della bandiera. Inutile, come gli alibi che si cercano ormai da troppo tempo.
MONOPOLI 2
MESSINA 1
MARCATORI Montini (MO) al 29’, Genchi (MO) al 47’ p.t. Madonia (ME) al 48′ s.t.
MONOPOLI (4-3-1-2) Mirarco; Ricucci, Esposito, De Vito, Pinto; Sounas, Nicolini, Franco (dal 42’ Mavretic); Gatto (dal 18’ s.t. Balestrero); Genchi (dal 32’ s.t. D’Auria), Montini. (Pellegrino, Mercadante, Cassano, Padalino, Mouzakitis, Mavretic, Difino, Bei, Forbes). All. Zanin.
MESSINA (4-3-1-2) Berardi; Palumbo, Rea (dal 44’ s.t. Maccarrone), Bruno; De Vito; Musacci, Bramati (dal 39’ p.t. Milinkovic), Foresta; Mancini (dal 1’ s.t. Madonia); Ferri, Pozzebon. (Russo, Ricozzi, Lazar, Capua, Mileto, Marseglia, Fusca, Rafati, Gaetano). All. Marra.
ARBITRO Vigile di Cosenza
NOTE Spettatori 2000 circa. Espulso Pozzebon al 25 s.t. Ammoniti Palumbo, Pozzebon, Pinto, . Corner 6-3. Recupero 2’ e 4′.