Una sconfitta che infastidisce. I motivi non sono quelli banali della classifica. La prova di maturità in trasferta era attesa, serviva da risposta alla rimonta subita a Nocera ed alla ripresa non giocata a Gela. Ad Acireale il Messina cade sotto i colpi della rabbia agonistica dei ragazzi di Infantino, imbestialiti per una condizione societaria che dalle parti dello Stretto è ben nota visti i personaggi protagonisti. La squadra di Giacomo Modica sembra non saper reagire quando non è lei a poter dettare il ritmo, paradossalmente una squadra così tecnica e veloce fatica a speculare sull’avversario. Il terreno di gioco, al limite della III Categoria, del Tupparello ha inciso in una percentuale che però non può riassumere la prestazione lontana dalle precedenti. Settimana strana, più lunga e forse caricata in maniera eccessiva per un gruppo che rimane giovane e, sopratutto, che rincorre ormai da troppi mesi. Per l’Acireale era la gara della stagione, quella che devi vincere per far passare ai tifosi una serata di illusioni e niente più. Il tempo dei drammi non è maturo, in realtà non è successo niente. L’ultima sconfitta era datata dicembre, quando la Sancataldese si prese il bottino grosso al San Filippo. Pensare di portare a casa 19 risultati utili consecutivi era pura utopia, sopratutto se si analizzano con attenzione le trasferte sul cammino dei giallorossi.
COLPACCIO – A mancare, fin qui, è stata quella vittoria in trasferta utile a cambiare la percezione della forza generale della squadra di Modica. Le parole precise del ds Lamazza nel post gara rappresentano, però, la maturità concreta di chi questo gruppo lo ha costruito e lo gestisce quotidianamente. Nessuna tragedia, solo consapevolezza e qualche tiratina d’orecchio a chi non ha messo in campo il massimo possibile. Non è il momento di buttare tutto nell’immondizia, c’è da preparare la sfida interna col Roccella. Ad Acireale si è chiuso il “girone di Modica”: 8 vittorie, 5 pareggi e 4 sconfitte con la pressione ingombrante di dover ridare dignità ad una squadra ultimissima in Serie D. Un lavoro che non deve subire, adesso, l’offesa della critica becera e umorale. Il Messina ha perso una partita, sconfitta che complica la rincorsa al quinto posto ma che non ha spento la voglia di lottare di nessuno. L’errore imperdonabile sarebbe quello di trascinare l’amarezza della sconfitta, contro il Roccella non deve essere la gara del riscatto ma quella del ritorno al Messina che siamo abituati a vedere.
ZERO CALCOLI – Una delle cose più inutili del calcio rimangono le tabelle, il riscontro con la realtà del campo si scopre sempre non esserci. L’unica cosa che serve è lavorare e non accumulare scorie negative. Il pessimismo non serve a nulla, una dose di totale realismo sarebbe, invece, utile per affrontare al meglio questo ultimo scorcio di campionato. Mettere in conto che il cammino è arduo potrebbe aiutare, sopratutto per non caricare eccessivamente una squadra dai risultati più che ottimi. La differenza tra casa e trasferta rischia di invalidare il miracolo di Giacomo Modica: il tecnico mazarese lotta ogni settimana con assenze e incastri, gli infortuni di Migliorini e Bettini gli hanno tolto esperienza e vivacità oltre a limitare le possibili scelte. La squalifica di Lavrendi arriva a complicare la situazione in mediana, nonostante un Fabio Bossa ormai brillantissimo. Anche in avanti la coperta è corta, non per qualità ma per l’assenza di differenze fisiche tra gli interpreti. La condizione della squadra è ottima, non deve essere una battuta a vuoto a rimettere in discussione quanto visto negli ultimi due mesi. Oltre che ingrato sarebbe sbagliato, figlio soltanto di una voglia di distruzione tipica delle piazze stanche della mediocrità della categoria. Tutti sentimenti condivisibili ma al momento non necessari, è arrivato il tempo di lasciare il cuore da parte e di accompagnare il cammino dei giallorossi con una imponente maturità mentale. Il modo migliore? Essere presenti domenica al San Filippo per Messina-Roccella.