Era stato sincero Antonio Obbedio nel giorno della sua presentazione: “Il nuovo allenatore sarà un nome che non è uscito”, così è stato con la panchina dell’Acr Messina che viene affidata a Michele Cazzarò.
LA CARRIERA – Nato a Taranto, classe 1973, un curriculum da calciatore che lo ha visto protagonista tra Serie C2 e C1 da Forlì ad Andria passando anche per la sua Taranto, ritirandosi poi nel 2009 con oltre 400 partite giocate. Proprio nella città pugliese è iniziata la carriera da allenatore: tre anni alla guida della formazione juniores (2012-2015) fino alla chiamata in prima squadra nel marzo 2015 con il raggiungimento del secondo posto in classifica e la sconfitta nella finale playoff. Stessa sorte per la stagione successiva, l’arrivo a gennaio e il secondo posto raggiunto ma nessuna riconferma a fine anno quando il Taranto verrà poi ripescato in Serie C. Nel 2017-18 viene, per la terza volta, chiamato in causa dal Taranto per sostituire l’esonerato Ciccio Cozza, quarto posto finale e sconfitta nella finale playoff contro la Cavese. Il rapporto con la società pugliese termina, poi, all’inizio della stagione scorsa dopo il primo turno di Coppa Italia, tra lo stupore della piazza, dopo alcuni contrasti con la proprietà dopo il precampionato per qualche sconfitta di troppo e qualche dissidio tattico.
TATTICAMENTE – Profilo giovane, con poca esperienza, anzi nessuna, fuori dalla sua Taranto ma con le caratteristiche volute dal ds Obbedio. Il neo direttore giallorosso era stato chiaro in conferenza: “Voglio un allenatore duttile e che sappia leggere questo campionato”; Michele Cazzarò arriva con un bagaglio di esperienza limitato geograficamente ma complicato da un girone pugliese sempre tra i più accesi e caldi dell’intera Serie D. Modulo preferito? Il 4-3-1-2, il classico rombo con trequartista capace di buttarla dentro e non solo di accompagnare e servire le punte. Proprio a Taranto la sua strada si incrociò fino al dicembre 2017 con quella di Antonio Crucitti, nome forte del mercato giallorosso, che con Cazzarò firmò 5 reti in 16 presenze. Non un oltranzista tattico dato che negli anni tarantini iniziò con la difesa a tre, forse una soluzione momentanea ma comunque nella corde del tecnico pugliese. Nel tempo la difesa a quattro è diventato un marchio di fabbrica, con la variante del 4-2-3-1 per uscire dal più amato rombo. Nell’estate che portò al suo addio definitivo da Taranto, invece, il tentativo di un 4-3-3 ancora più offensivo non andò a buon fine con l’esonero che non chiarì se l’esperimento potesse diventare realtà.
CARATTERE – Numeri a parte, che annoiano, il tecnico tarantino ha mostrato un calcio tecnico e sempre votato alla costruzione. A Taranto ha abituato tifoseria e critica a una squadra capace di fare la partita senza farsi dettare i tempi dall’avversario. Anche dal punto di vista caratteriale le referenze sembrano positive: subentrare in corsa non è facile, e da Taranto viene sottolineata la buona capacità di legare col gruppo; forte anche di una lunga carriera da calciatore. Una singola esperienza, dal punto di vista geografico, ma sicuramente formativa data la pressione che una piazza come Taranto può trasmettere, soprattutto se impegnata in un campionato di Serie D. Discorso simile si potrà fare, quindi, a Messina dove Cazzarò si gioca la sua prima carta lontano da casa.