Uno di quei pareggi che fanno classifica, morale e chiariscono che nessuno ha mollato la presa. Il Messina strappa un punto al Partenio grazie alla volontà di restare in partita e approfitta di un Avellino davvero irritante per la pochezza di gioco espresso.
STALLO IN GRADUATORIA – Importante fare punti. Sempre e comunque. La rincorsa salvezza del Messina non deve arrestarsi più, troppe le tre sconfitte consecutive inanellate nel mese di marzo. Avellino ultima tappa dove un pari può essere accolto positivamente, dal prossimo impegno la squadra di Ezio Raciti dovrà entrare in campo pensando di dover e poter vincere. La classifica viene prima della prestazione del Partenio, perché ai giallorossi sembra essere saltata la doppia via per mantenere la categoria. La vittoria della Fidelis Andria contro la Paganese tiene i campani dietro, ma consente ai pugliesi di portarsi a -5 punti. Una cattiva notizia che racconta come il Messina debba pensare a guardare in alto come primo obiettivo. Dove c’è un Taranto che non gioca, perché 18 casi Covid impediscono alla squadra di Laterza di scendere in campo. Moltissimi, così tanti che anche l’impegno di domenica a Catania andrà valutato. Due partite in meno – Palermo e Monopoli – e 3 punti di vantaggio sulla zona playout. Un calendario complicato e la consapevolezza di avere il mirino addosso. Crollo verticale dei tarantini, così Messina e Potenza vogliono crederci. Sì, il Potenza. Che rimane la squadra più vivace della zona rossa nonostante l’amara rimonta subita dal Palermo. L’altra buona notizia di giornata – oltre al proprio pari – per il Messina: lucani avanti 2-0 ma ripresi da Soleri e Brunori. Sarebbe stata parità a 33 punti – col vantaggio negli scontri diretti che premia i giallorossi -, un aggancio che avrebbe inciso più sul morale che nei numeri. Nulla di fatto, col Potenza che resta a quota 31 e dovrà guardarsi dalla Paganese nel recupero di campionato che li vedrà impegnati al Viviani. Una marea di numeri, ma la situazione di classifica del Messina costringe a mettere chiarezza prima di scendere nelle pieghe di quanto successo in campo.
L’ORRORE NEL NULLA – Al Partenio la vera delusione è la squadra di casa. Costruita per stare in alto, ma capace di trasformare in colpevoli un ds come Di Somma e un allenatore come Braglia. Con Gautieri la musica non è cambiata, la prestazione contro il Messina è pessima. Brava, allora, la squadra di Raciti (voto 6) a restare in partita e crederci fino all’ultimo. Il calcio toglie, il calcio dà: col Catanzaro una sconfitta sulla sirena, ad Avellino il punto torna in saccoccia nel recupero. Bene così, col massimo risultato frutto del minimo creato. Sì, perché il Messina non fa questa gran partita offensiva, anzi è più convincente nel difendersi dopo lo svantaggio evitando di sbracare e crollare. Sarebbe potuta essere la partita dei rimpianti quando – a cavallo di un minuto – Adorante falliva a tu per tu con Forte e Aloi apriva i conti dopo un orrore difensivo dei giallorossi. Raciti chiede maggiore pazienza nella critica ai calciatori, ma nell’analisi non c’è spazio per la sensibilità gratuita come non c’è eccesso sadico di ferocia. C’è il tentativo di leggere quello che mostra il campo. Difficile essere morbidi quando Fofana e Gonçalves accorciano – in ritardo – su De Francesco senza preoccuparsi del facile scarico su Kragl. Anzi, per correttezza, l’errore è del portoghese che si lascia attrarre dal pallone, nonostante Fofana gli indicasse di scalare sull’avversario. Non è l’unico difetto grosso di questa azione, perché il resto della squadra è schiacciato nell’area piccola con Aloi che può ricevere al limite senza che nessuno provi a dargli, quantomeno, fastidio.
IL VALORE AGGIUNTO – La rete dell’Avellino è episodica, perché la squadra di Gautieri fa dello scartamento ridotto il suo mantra e dopo il vantaggio diventa irritante nel non concretizzare nulla in proporzione alla quantità di possesso palla. Solo palle inattive, così il Messina sistema qualche sbavatura e si difende senza il bisogno di compiere un’impresa nel farlo. Lewandowski tira fuori due botte di Kragl dalla porta, confermando di essere portiere capace di tutto nel bene e nel male. Raciti legge bene la gara, capisce cosa non sta funzionando e dove. Piovaccari è mossa ovvia, ma quella da non sottovalutare è Statella: l’ex Cosenza interpreta meglio la sfida rispetto a Gonçalves, capendo che allungare la squadra sull’out mancino avrebbe costretto Rizzo a restare basso. Il numero 2 di Gautieri è un martello per un’ora, poi deve pensare a dare una mano. Avellino che finisce per giocare a cinque in difesa, così la già lenta manovra offensiva diventa pachidermica. Una partita molto tattica, con un paio di letture difensive che interrompono la facilità con cui Kanoute cercava spazi e palloni tra centrale e terzino. A destra e sinistra. Non facile per il Messina creare: pochi spazi, linee chiuse e il solito problema della qualità negli ultimi venti metri. Busatto è l’ultima mossa, sia perché non c’è altro e anche perché la sua fisicità diventa arrembante. Gli assist della sua partita sono due, perché prima di quello per Piovaccari c’è la palla servita a Trasciani che il compagno spreca. Nell’azione del pari c’è l’errore clamoroso di Silvestri – che pesa ed è un orrore, perché non si sottolineano solo gli sbagli del Messina -, con Busatto sveglio e reattivo nel recuperare e scaricare su Piovaccari. Sul bomber bisognerebbe aprire un paio di capitoli, ma basta guardare i numeri della sua carriera. Stop, controllo orientato, difensori tenuti lontani e palla nell’angolino. Valore aggiunto. Raciti lo gestisce, confermando di preferirlo in corso d’opera e nel momento clou delle sfide. L’ultima mezz’ora, probabilmente per una questione di condizione. Contro il Potenza – partendo dall’inizio – fu, però, decisivo e importante nell’indirizzare andando in gol nella prima parte di gara. Si fece male, forse diventando tarlo nella testa di un tecnico che non può permettersi di perderlo. Al San Filippo arriva il Latina, per una di quelle partite che andrebbero indirizzate sin dal primo quarto d’ora.
Lewandowski 6,5: disinnesca due belle punizioni di Kragl, sulla rete di Aloi non può nulla.
Angileri 6: dalla sua parte gli irpini attaccano parecchio, ma concludono pochissimo. La sofferenza è territoriale, lui se la cava e appoggia anche la manovra offensiva. (dal 31′ s.t. Rondinella sv: sulla sua testa pure una buona chance, ma poco per dare un giudizio)
Camilleri 5,5: deve lottare con Maniero, si becca un giallo che condiziona la sua prestazione e soffre le coperture in campo aperto. (dall’8′ s.t. Trasciani 6: buon ingresso per caparbietà e cattiveria necessaria. Sul suo destro c’è la palla del pari, ma non è l’uomo giusto nel posto giusto)
Carillo 6,5: soffre pochissimo, il minimo contro attaccanti di alto livello. Eccede solo quando prova a contenere Kanoute sulla corsa, ma non sfigura. Si fa notare anche in zona offensiva.
Fazzi 6: ordinato, pulito e bravo a non strafare. Rizzo è un cliente scomodo, le sovrapposizioni di Kanoute ancora di più, ma non perde mai le misure.
Fofana 6: nella sua partita c’è sacrificio e qualche errore, ma senza il suo dinamismo sarebbe impossibile sbilanciare questa squadra.
Damian 6: le cose migliori si vedono in fase di non possesso, per quella di possesso occorre una maggiore mobilità dei compagni.
Marginean 5: troppo spento, non riesce a incidere in zona offensiva dove, invece, dovrebbe fare la differenza. (dall’8′ s.t. Piovaccari 7: il prototipo dell’attaccante moderno, anche se ha quasi 38 anni. La rete è da bomber navigato)
Russo 6: il più pulito tecnicamente, si perde in qualche giocata di troppo ma è un fattore importante nella prestazione generale.
Adorante 5: l’occasione che sbaglia a inizio gara è un errore non da lui, il resto della prestazione è condizionato. (dal 31′ s.t. Busatto 6,5: prima serve Trasciani che sbaglia, poi recupera un pallone d’oro da scaricare su Piovaccari che non sbaglia. Buon impatto)
Gonçalves 5: scala male in occasione del gol avversario quando raddoppia De Francesco invece di pensare a Kragl. In fase offensiva è troppo lezioso. (dal 14′ s.t. Statella 6: bravo a ridare profondità alla corsia giallorossa, un lavoro che schiaccia il quinto di destra irpino che non appoggia più la manovra)
AVELLINO Forte 6; Dossena 5,5, Scognamiglio 5,5, Silvestri 5; Rizzo 6 (dal 41′ s.t. Ciancio sv), Aloi 6,5, De Francesco 6 (dal 19′ s.t. Carriero 5,5), Kragl 7 (dal 33′ s.t. Mastalli sv), Mignanelli 5,5; Maniero 5,5 (dal 19′ s.t. Murano 5), Kanoute 6 (dal 33′ s.t. Micovschi sv). All. Gautieri 5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale