Al Messina manca un rigore. La prestazione mostrata sul campo del Benevento, però, è molto più importante di qualsiasi recriminazione arbitrale. La squadra di Modica è bella, sfrontata e aggressiva nonostante un ampio e obbligato turnover, segnale che racconta di un gruppo spinto dalla medesima volontà.
ATTEGGIAMENTO GIUSTO – Il braccio di Terranova sul cross di Zunno? Rigore netto. Non serve fare l’analisi del testo di un regolamento – scritto malissimo e che non può far altro che mettere in difficoltà una classe arbitrale già mediocre di suo – per comprendere che il direttore di gara pecchi di garantismo nell’interpretare “in appoggio” il braccio dell’esperto difensore di Auteri. Altro errore. Che pesa, ma che deve andare obbligatoriamente in secondo piano vista la prova di altissimo livello dei ragazzi di Giacomo Modica (voto 6,5). Il tecnico giallorosso perde Manetta ed Emmausso per squalifica, ma non ha timore nel tirare fuori per scelta Lia, Franco, Frisenna e Rosafio, oltre a un Pacciardi ancora lontano dalla condizione ideale. La partita del Vigorito non era tappa in cui trovare punti con facilità e le sfide in arrivo con Latina e Foggia hanno peso specifico diverso per la corsa playoff. Questo, però, non significa che il Messina si consegni all’avversario. Macché… perché Modica rispolvera il suo 4-3-3 e ne tira fuori una prestazione di grande intensità difensiva con Civilleri migliore in campo per capacità di pressing e uscite sul portatore. Il Benevento va in grandissimo difficoltà nel costruire, bloccato nella morsa di Civilleri e Giunta – altra sorpresa di giornata – che stringono verso il centro e si accoppiano con aggressività ai due interni di Auteri. Così, il Benevento trova aria pulita solo grazie a qualche verticalizzazione per innescare gli esterni, ma la compattezza interna dei giallorossi spegne ogni velleità. La rete di Lanini, infatti, è solo una casualità offensiva dove, però, va sottolineata l’ingenuità del Messina. Difesa tutta schiacciata sull’area piccola e limite lasciato vuoto, Nardi calcia senza precisione ma con fortuna. Pesa tanto il caso per un pallone che incrocia il corpo del numero 90 prima di insaccarsi, ma resta la disattenzione dei giallorossi. L’unica, perché Fumagalli passa un pomeriggio di noia estrema se non per qualche intervento di routine. Il Messina palleggia ad alta velocità, alza la propria linea e avvolge con gli esterni. Ragusa si sfianca in un saliscendi che mette in crisi Masciangelo e Capellini, dall’altra parte Zunno è una spina nel fianco nella giornata di Berra. L’azione del contestato rigore non concesso arriva grazie a Zunno, con Terranova che scivola e incoccia col braccio. Male Di Francesco.
ALTO LIVELLO – La prestazione è, senza ombra di dubbio, la cosa migliore della sfida del Vigorito. Il primo tempo lascia l’amaro di una rete subita senza demeriti reali e di un paio di occasioni mancate. Vero del calcio di rigore, ma il proseguo dell’azione racconta di un Ragusa a cui manca l’istinto del killer d’area. Peccato, ma il segnale è da squadra vivissima. Così sarà per tutta una ripresa in cui il Benevento si schiaccia e consegna, messo in difficoltà anche dalle letture errate di Auteri che svuota la sua formazione di qualità. Messina che sbatte sul muro difensivo sannita, perché Terranova è una guida sicura e sa come far muovere i suoi compagni. Plescia non riesce a dare profondità, nei duelli è sempre perdente e non libera nemmeno spazi. Con Luciani – anche se per pochi minuti – la musica è la stessa. Chissà, forse Zunno prima punta avrebbe trovato la crepa nel muro, ma Modica è saggio nel gestire le forze di Ragusa quando gioca la carta Rosafio tenendo Plescia in campo. C’è fluidità nei pensieri del tecnico del Messina, così le sostituzioni non sono uomo su uomo ma cercano anche nuovi movimenti tattici. Fino alla fine, pure con Lia che entra nel ruolo ibrido di esterno e mezzala per consentire a Rosafio di muoversi in libertà nella ricerca di una giocata, uno spazio. Come quello che si era costruito in precedenza Zunno: altro slalom gigante, destro secco e traversa. Consiglio (non richiesto) al ragazzo: valuti bene come scrivere il proprio futuro, perché l’allenatore giusto cambia le carriere. Detto questo, il finale di gara non è di quelli disperati perché il Messina cerca sempre la giocata studiata e non casuale. Non ci sono palloni buttati in area e spinti da una preghiera. C’è costruzione. C’è calcio. Rosafio si libera e cambia campo per il movimento di Frisenna: controllo e destro imparabile. Giusto così, forse è pure poco. Pari stretto? Si può dire e non è lesa maestà. Pareggio che pesa tantissimo perché fa toccare quota 40 punti e avvicina la media punti salvezza, anche se il passo di chi sta in basso difficilmente suggerisce il superamento di quota 37/38. I finali di stagione, però, sono sempre sorprendenti. Così, il Messina fa bene a farsi spingere dalla doppia motivazione: punti per stare sereni e punti per sognare. Perché un posto nei primi dieci dista solo un punto e in arrivo ci sono sfide dirette per andarselo a prendere. Latina prima, Foggia (tra le migliori squadre per stato di forma, al momento) poi. Questi i primi due, ma tutto il calendario – da qui al 27 aprile – presenta sfide ad alto coefficiente di difficoltà. Nessuna squadra senza obiettivi o motivazione. Meglio così, perché quando l’asticella si alza il Messina si esalta.
Fumagalli 6
Incolpevole sul gol involontario di Lanini, per il resto non deve compiere grandi interventi.
Salvo 5,5
Non sembra aver ritrovato il ritmo pre squalifica. Troppi errori di posizionamento più quelli classici in fase di possesso. Nell’uno contro uno è attento, ma meno cattivo del solito.
Polito 5,5
Subito un giallo, forse al limite ma lo era anche la sua entrata in leggero ritardo. Non soffre moltissimo perché l’attacco dei sanniti è molto fumoso, ma pecca ancora in alcune uscite e perde spesso le misure.
Dumbravanu 6,5
Ottimo in fase di primo possesso, sempre attento quando c’è da scappare o prendere contatto con l’avversario. Difficile superarlo, di testa non si passa.
Ortisi 6
Buona prova nelle due fasi. In quella difensiva è bravo nel non farsi mai attrarre dal pallone, in quella offensiva accompagna bene e costringe gli avversari a preoccuparsi di lui.
Civilleri 6,5
Nota positiva di giornata. Ottimo nel portare il pressing alto e nell’intensità, il tutto condito da un paio di giocate tecniche sempre utili.
Firenze 5,5
Non brilla come potrebbe visto anche lo spazio che il Benevento gli concede. Si limita a una gestione pulita del possesso, ma senza guizzi.
Giunta 6,5
Buonissima prova al rientro dopo tanto tempo. Sempre duro in contrasto e bravo nel non perdere posizione. Accompagna bene la manovra offensiva e trova anche un bel sinistro respinto da Paleari.
Ragusa 5,5
La prova è di buon livello per intensità e applicazione nelle due fasi. Pesa, però, la grande occasione che manca nel primo tempo con un colpo di testa troppo molle da ottima posizione. Un peccato, ma la sua crescita da gennaio in poi resta un fattore fondamentale.
Plescia 5
Solita partita dove duella, fa a botte, finisce a terra e si fa notare per proteste e lamentale. Difficile avere a che fare con un difensore esperto come Terranova, ma la sua prova non dice nulla di più e non incide mai in avanti, nemmeno con qualche movimento a favorire i compagni.
Zunno 7
Provate a fermarlo. Ci riesce solo la traversa. Altra partita dove si può notare la sua crescita in personalità e senso di responsabilità. Primo tempo giocato con insistenza, nella ripresa lui sale quando gli avversari non ne hanno più e impressiona con la giocata che finisce sul legno.
Frisenna 7,5
Mostruosa capacità di trovare il destro che vale il pari, un tiro che fa il paio con quello da 3 punti contro la Virtus Francavilla. Arma importante per una squadra che, al Vigorito, sembrava faticare nella fase di finalizzazione pura. La giocata doveva essere speciale e lui non si è tirato indietro. Non solo, perché il suo ingresso cambia passo alla mediana in un momento di fisiologica stanchezza.
Franco 6
Ordine, cattiveria ed esperienza. Quando interviene chirurgicamente su Carfora – che poi simula – mostra tutta la tranquillità del momento.
Rosafio 6,5
Entra con molta voglia ma senza la giusta cattiveria negli ultimi metri. Capisce, però, che può essere più utile in fase di costruzione e svaria per il campo alla ricerca del pallone giusto. Lo trova quando apre con precisione su Frisenna, il resto è storia nota.
Lia e Luciani s.v.
BENEVENTO Paleari 6; Berra 5,5, Terranova 5,5, Capellini 6; Simonetti 6, Pinato 5,5 (dal 42′ s.t. Agazzi s.v.), Nardi 6, Masciangelo 5,5 (dal 42′ s.t. Viscardi s.v.); Ciciretti 5,5 (dal 42′ s.t. Carfora s.v.), Lanini 6 (dal 28 s.t. Ferrante 5,5), Ciano 5,5 (dal 21′ s.t. Bolsius 5,5). All. Auteri 5,5