Un tempo da vittima sacrificale, poi una timida reazione: è più utile salvare la dignità, gli obiettivi possono sempre cambiare in corso d’opera. Singolare, tuttavia, una considerazione del genere per una squadra che punta dichiaratamente al quarto posto. Nel derby della crisi, il Messina di Sasà Marra (voto 5,5) si affida alla buona vena di Demiro Pozzebon per rendere meno amaro un pomeriggio infernale. Difesa allo sbando, centrocampo da rivedere, trequarti senza idee: contro un avversario già trafitto da mille polemiche, era lecito aspettarsi di più di un quarto d’ora di gloria.
Berardi 7: strepitoso su Calil dopo due giri di lancette, tiene in partita il Messina fino al terzo gol di Andrea Di Grazia. Incolpevole sulle reti subite, resta il solo a difendere Fort Alamo dopo le diserzioni dell’intera retroguardia.
Mileto 4: ha lasciato intravedere buone cose solo nelle ultime, inutili gare disputate nel finale della scorsa stagione. Poi il vuoto. Al Massimino pomeriggio da incubo, dal suo lato il Catania ottiene il 30 e lode con l’argomento a piacere.
Palumbo 5: rientrato dal lungo infortunio, risolve poco o nulla in una difesa lasciata inerme dal mancato filtro della linea mediana.
Bruno 5: vale il discorso fatto per Palumbo. Si esibisce in un paio di interventi ruvidi a rimarcare una personalità in crescita.
De Vito 5: nessuna colpa particolare sul risultato. Confermata, tuttavia, l’impressione già suscitata con la Paganese: tornato nel suo ruolo naturale, l’ex milanista non ha più trovato tempi e modi per incidere.
Lazar 4,5: la definizione di oggetto misterioso può estendersi anche a chi calca il rettangolo verde con una certa frequenza. Mai un’illuminazione per il centrocampista rumeno, debole anche sul versante dell’agonismo, unico punto di forza mostrato in questo inizio di campionato.
Musacci 5,5: migliora percettibilmente la percentuale di passaggi andati a buon fine. Ex della gara, il regista del Messina orchestra nel deserto di un centrocampo troppo timido per poter mettere in pratica un’idea di gioco. (dal 32’ s.t. Gaetano sv)
Capua 4: inesistente in fase di interdizione, trascorre un tempo da spettatore annoiato. (dal 10 s.t. Madonia 4,5: la prodezza con il Francavilla è oramai un lontano ricordo. Lento e impacciato)
Mancini 4,5: non trova mai la posizione da cui rendersi utile. Grave per un giocatore della sua esperienza.
Ferri 5: agisce largo per trovare maggior spazio. Smarrito nel vuoto della trequarti, lascia Pozzebon isolato contro l’intera difesa etnea.
Pozzebon 7: l’egoismo, in questo caso, non è una colpa, ma la condanna che gli riserva una squadra sfilacciata e priva di una vera identità. Segna un gol, colpisce una traversa, sgomita solo contro tutti per tenere alzata la bandiera della dignità. Applausi.
CATANIA Pisseri 6; Parisi 6, Bergamelli 6, Drausio 6, Djordjevic 6,5; Biagianti 6,5 (dal 38’ s.t. Gladestony sv), Bucolo 6,5, Di Cecco 6; Barisic 5,5 (dal 12’ s.t. Russotto 6), Calil 6, Di Grazia 8(dal 43’ s.t. Scoppa sv). All. Rigoli 6,5.