Nel presentare la sfida del Ceravolo avevamo citato un mantra di Arturo Di Napoli: “Il campo è il giudice supremo”. Una citazione che si sposava perfettamente al momento di un Messina che di parole non ne poteva più, perso nella totale agonia della frustrante fame di vittorie. Marra non voleva altro, e non solo per la classifica ma soprattutto per un gruppo che di punizioni psicologiche ne aveva subite troppe. Non la prestazione ma i punti, questo aveva chiesto il tecnico del Messina: questo ha avuto. Tornare a casa col bottino pieno cancella, per qualche ora, tutto quello accaduto sul campo lasciando spazio solo al risultato. Il Messina gioca una gara intelligente, conscio di dover sottostare alla voglia del Catanzaro di non proseguire sulla scia di infinite sconfitte, ma consapevole che la zampata sarebbe potuta arrivare in qualsiasi momento. I calabresi sono, al momento, la peggior squadra del torneo per organizzazione e unità; tutto l’opposto del Messina, o almeno di quello visto al Ceravolo. Marra prosegue sul centrocampo a rombo, lo fa perché in una squadra senza qualità rinunciare a Mancini sarebbe folle e per farlo giocare non esiste altro ruolo e sistema di gioco. Probabile che si continuerà su questa strada, almeno finché funzionerà. Sasà Marra aveva premesso, al suo arrivo, che per lui il centrocampo a tre era imprescindibile. Detto e fatto, anche se i giocatori a sua disposizione non hanno mai brillato. Quello il reparto che convince ancora poco, chi fa godere il Messina è invece un ragazzo col numero 10: David Milinkovic gioca una brutta partita, ma se il Messina calcia in porta il merito è soltanto suo. Dalla suo genio estemporaneo passano le fortune prossime.
MILINKOVIC ZONE – Doppio focus dedicato al serbo, perché dalla sue giocate arriva la vittoria del Messina. La squadra di Marra sceglie una gara di contenimento ma con un piano ben studiato per attaccare: Milinkovic deve attaccare lo spazio tra il centrale di sinistra e l’esterno. Perché? Due motivi: il primo che Sabato ha maggiore libertà di attaccare, cosa che lo assenta dalla fase difensiva. Secondo che Patti non ha né passo né capacità tattiche per contenerlo. A dimostrazione di questo le due azioni che prendiamo in analisi: la prima riguarda il tentativo personale fallito da Milinkovic nella parte conclusiva del primo tempo. Nella prima immagine della nostra animazione vediamo Lazar (cerchio giallo) svolgere il compito di regista, abbiamo segnato la posizione di Roselli e Patti con una riga rossa: il primo non accorcia sull’avversario in possesso di palla, il secondo è incomprensibilmente in posizione errata. Non solo è più largo di Sabato ma anche più alto. Il pallone del rumeno è preciso ma favorito da un buco spaventoso di Van Ransbeeck, il belga sbaglia i tempi anche per il fatto che non è quella la posizione che dovrebbe coprire. Milinkovic aggancia e si invola, Pozzebon (cerchio rosso) non lo segue, lasciandogli la libertà di affondare verso la porta ma senza successo.
Seconda animazione per la seconda, e questa volta decisiva, giocata del serbo. Anche in questo caso è osceno il modo di difendere del Catanzaro. Sul lancio lungo verso Milinkovic è ancora fuori posizione Patti (cerchio giallo) che rimane in controllo passivo su Mancini. Su Milinkovic esce il centrale Prestia (riquadro rosso), disastroso il suo approccio nella chiusura. Dopo aver fatto rimbalzare il pallone, non contento, non protegge palla e spazio e si fa bruciare dal numero 10 del Messina. Passo indietro: Patti segue Mancini ma la sua attenzione è più sul pallone, Roselli non arriva per scalare sul 33 siciliano ed ecco che il Catanzaro serve la frittata. Quando Milinkovic entra in area c’è lo scarico, Patti è andato a raddoppiare così da lasciare solo Mancini. Il centrocampo non ha accorciato, Di Bari tenterà la chiusura sulla conclusione trovando solo una deviazione fatale a Grandi.
REPARTO – Piccolissimo blocco per sottolineare l’ottima disposizione in campo del Messina. Nel frame siamo ad inizio ripresa, il Messina è entrato con maggiore intensità offensiva. Azione che porta al tiro Ricozzi, senza fortuna. Quello che prendiamo in analisi è altro: linee arancioni per evidenziare come il reparto di centrocampo sia vicino e stretto. I quattro del rombo di Marra giocano in maniera elastica senza mai allungarsi (meglio nel secondo tempo), così costringere il Catanzaro ha disperdere l’ampiezza ricercata. Ricozzi e Mancini sono i vertici, con Lazar e Foresta esterni: perfetta la distanza ed il posizionamento, quando Foresta appoggia su Ricozzi il numero 5 può sia calciare, che scaricare su Lazar. Nel frattempo Mancini si è preso campo alle spalle degli avversari giocando con la linea.
PECCATO QUASI MORTALE – Vero che il Messina soffre molto, ma è vero anche che lo fa più per scelta che per errori. Di sbagli davvero gravi ne commette solo uno: secondo tempo e Messina in vantaggio da qualche minuto, il Catanzaro sceglie la giocata più classica, ovvero palla lunga e cercare la torre e Cunzi che attacca la profondità. Il Messina sbaglia praticamente tutto, sarebbe infatti riduttivo gettare la croce addosso a Maccarrone per l’inciampo sul pallone. Bruno è il colpevole maggiore: sul lancio lungo Tavares salta da solo, abbiamo isolato e ingrandito il portoghese che non viene contrastato dal giovane difensore scuola Crotone. Probabilmente Bruno sceglie di attendere, conscio di non poter contrastare l’ex di turno; l’errore più grave arriva dopo. Maccarrone incespica e Cunzi si invola, nella seconda parte dell’animazione vediamo come Tavares legga perfettamente l’azione. Mileto e Maccarrone sono all’inseguimento di Cunzi, lui taglia sul palo lungo. Bruno (cerchio giallo) fa la scelta sbagliata: freccia rossa per indicare cosa fa, verde per quella che avrebbe dovuto fare. Il centrale del Messina insegue il pallone, forse preoccupato dallo scivolone di Maccarrone, ma è chiaro che non ha più il tempo per accorciare sull’ex Paganese. La sua scelta doveva essere quella di seguire il taglio di Tavares. Il portoghese verrà tradito da un terreno di gioco pessimo e da un pizzico di pressione, tecnicamente un giocatore come lui non può sbagliare un gol del genere; ma il giudice supremo aveva sentenziato: vince il Messina.