Catanzaro, nel regno della confusione

Pubblicato il 23 Settembre 2016 in Tattica

Strade simili quelle di Catanzaro e Messina. Le due squadre che vanno ad incontrarsi domenica pomeriggio al Ceravolo arrivano da un’estate scandita da tanta ambizione ma pochissima tranquillità. I calabresi dopo la stagione scorsa, fatta di un inizio drammatico e una lenta risalita avevano deciso di proseguire sulla strada tracciata da mister Erra. La novità era rappresentata dall’arrivo del ds Preiti, reduce dall’esperienza alla Paganese. Con lui, proprio dalla Campania, sono arrivati la punta Cunzi ed il regista Carcione. La costruzione della rosa, man mano che il mercato passava, ha fatto accendere i riflettori sui giallorossi: una vera e propria rivoluzione con gli arrivi di Tavares, Baccolo e Giovinco su tutti. La conferma di Grandi e Maita completavano un roster di tutto rispetto al servizio di mister Erra. Qui casca l’asino però, perché il rapporto tra il tecnico e il direttore Preiti non decolla, tanto che prima dell’inizio del campionato arriva l’inatteso allontanamento. Il Catanzaro perde la bussola: rimane in attesa di conoscere il futuro di Grassadonia, o meglio della Paganese, ma quando i campani vengono ammessi in Lega Pro il piano di Preiti salta. Panchina affidata al giovane Spader, un paio di uscite e il secondo esonero arriva. Meglio l’esperienza si pensa, allora ecco Mario Somma. Cambia poco, quasi nulla se non fosse per la parentesi del 3-0 rifilato alla Fidelis Andria in casa. Il problema, tra l’altro, non sono neanche i risultati (pessimi) ma le prestazioni che i calabresi producono. La veste tattica scelta, il 3-4-1-2, non convince praticamente mai dimostrando una scarsissima applicazione da parte dei protagonisti. Il Catanzaro è eternamente lungo, largo e lento nel leggere le azioni avversarie. La difesa è macchinosa: Di Bari, Prestia e Patti non fanno reparto (almeno non ancora), in più gli esterni faticano a trovare le misure. In mezzo al campo mancano maledettamente Maita e Carcione: giocatori con esperienza e tempi di gioco. Al loro posto non ha convinto nessuno: Roselli e il belga Van Ransbeeck sono ampiamente sotto la sufficienza, Baccolo (che a Messina abbiamo visto come play basso) è un calciatore che non ha ancora trovato il suo ruolo in campo (il tempo passa però). Tutta questa struttura risulta troppo leggera per supportare l’attacco: Cunzi è un contropiedista che ad aiutare in fase di non possesso non ne ha nessuna voglia. Giovinco sta deludendo sia per giocate che per personalità. Nel ruolo di prima punta si sono alternatati Tavares, Sarao e Campagna. Forse un po’ troppi, la continuità è sempre un bene. Il Catanzaro ha il difetto di non essere ancora squadra, in più insiste su uomini e sistemi fallaci. Somma appare indeciso sulla strada da intraprendere, cartolina di una situazione generale poco lineare.

DISORGANIZZAZIONE – Primo frame per analizzare le prestazioni del Catanzaro: siamo nell’ultima uscita contro la Paganese al Ceravolo. I campani passeranno per 0-2 con le reti di Deli e Reginaldo, nel nostro focus il gol del vantaggio siglato dal numero 10 di Grassadonia. Anzi, prendiamo in considerazione la genesi dell’azione: si parte da una rimessa laterale di Dicuonzo, palla a cercare Iunco ed ecco la frittata calabrese In giallo vediamo Pasqualoni (il centrale di destra della difesa a 3) che accorcia su Iunco, alle loro spalle c’è Di Bari che insegue il nulla lasciano spazio a Reginaldo (numero 8 in bianco). Baccolo, Sabato e Patti (linea azzurra) sono spettatori non paganti della situazione. Iunco ha esperienza e tecnica, ottima copertura col corpo del pallone e palla in mezzo verso l’accorrente Deli. Bocciato in toto il sistema difensivo dei calabresi: la difesa a tre è totalmente squilibrata, la squadra è tutta schiacciata sulla rimessa laterale e non copre la profondità. In generale è palese il ritardo con cui si muove l’intera squadra.

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TROPPO SPAZIO – Ancora il sistema difensivo sotto accusa: siamo a Lecce, i salentini passeranno con un facile 3-0 senza che il Catanzaro opponga una serie resistenza. Primo gol della gara firmato Caturano, l’ex Melfi fa una super giocata che viene facilitata da una difesa “osservatrice”. Mancosu è in possesso palla (riquadro azzurro), su di lui vanno in chiusura ben tre giocatori della squadra di Somma. Pur essendo in un numero così superiore il pallone passa, e senza grossi problemi, sintomo che manca totalmente concentrazione in fase difensiva. Il resto è ancora peggio: in rosso ci sono Caturano “marcato” da Prestia e Patti. La distanza tra l’attaccante ed i difensori è clamorosa, in più Prestia non ha le qualità per marcare così lontano essendo un calciatore più fisico che veloce nell’anticipo. Caturano si gira e calcia, rete bellissima ma quanta facilità. Entriamo nel dettaglio: piazziamo un 2 nel riquadro rosso per sottolineare come la superiorità numerica sia comunque passiva, in più la diagonale di Pasqualoni su Torromino lascia libero Lepore (linea gialla) di ricevere facilmente un possibile scarico. Gioco delle scalate completamente errato da parte di tutto il pacchetto difensivo.

a

LUNGHEZZA – Ultimo frame, passiamo alla fase offensiva: siamo ancora a Lecce, sfida affrontata sempre col 3-4-1-2 con Giovinco trequartista alle spalle delle punte. In rosso segniamo proprio lui, lo prendiamo come punto di riferimento per sottolineare la distanza errata tra i reparti. Un modulo simile prevede, anzi obbliga, uno scientifico rispetto delle distanze. Nel caso specifico, chiariamo, sarà bravo Giovinco a giocare di prima e togliere un tempo di gioco buono per lanciare Cunzi nello spazio. Parentesi chiusa, torniamo all’analisi della disposizione: tra Giovinco e la linea di centrocampo c’è davvero tanto spazio, sopratutto se paragonato a quello tra mediana e difesa. Cosa significa questo? La squadra è spezzata, il centrocampo deve schiacciarsi sulla difesa per tamponare le difficoltà ed a lavorare male sono le punte. Troppo alte, troppo lunghe e difficili da raggiungere con semplicità. Giovinco sarà pure bravo a giocare di prima ma concettualmente ci sono troppi errori: le punte sono distanti da un centrocampo che quindi non può accompagnare, il risultato è quello di una squadra che attacca in maniera estemporanea e in un numero limitato di uomini. Di contro si difende senza la copertura delle punte, con due linee schiacciate e che non hanno ancora trovato la giusta elasticità tra i reparti.

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