Due sconfitte e poche chiacchiere. Il rilancio di Pietro Sciotto tarda a venire, il suo Messina affidato ad Antonio Venuto intriga poco e produce ancora meno. Due uscite senza emozioni, l’alibi del poco tempo che convince solo gli innamorati e una sola rete siglata dal giovane brillante Mascari. Il Messina che fa visita alla Cittanovese deve ancora costruire se stesso, prima dei risultati a mancare realmente è una vera identità di squadra. Il tecnico messinese sembra frenato da una responsabilità, probabilmente, più grande di lui visti gli obiettivi altisonanti di un poco cauto presidente Sciotto. Messina città di facili promesse negli ultimi 10 anni, al nuovo numero uno, forse, si chiedeva solo fatti e nessuna parola regalata. Il tempo di drammi e processi è ancora lontano: due giornate senza punti non bastano per spostare il Messina da squadra di vertice a candidata al campionato di Eccellenza. Il centrocampista Lavrendi nel post Nocerina parla di salvezza, sentimento di realismo anche condivisibile ma distruttivo per un ambiente che brama un professionismo decoroso da troppi anni. Il cantiere è aperto, la fine dei lavori però sembra arrivare soprattutto dopo il ritorno di Fabrizio Ferrigno in riva allo Stretto. Il ds che serviva sin dal primo giorno, utile a risparmiare contrariamente a quanto poteva pensare uno Sciotto ancora lontano dalla saggezza richiesta. Spendere bene è più importante che spendere poco, a Ferrigno toccherà restaurare un gruppo non adatto all’obiettivo promozione. Il mercato degli svincolati ha partorito un primo grande colpo: Francesco Bruno è il profilo perfetto per lanciare un messaggio pesante alle rivali al salto di categoria. Urge replicare l’impresa: il pacchetto degli over dovrà essere prepotente, ovvia soluzione ad un gruppo under che più che la giovane età paga la pochissima esperienza nel calcio vero. Il Messina che viaggia verso Cittanova non può più sbagliare, ultima fermata di una parentesi tecnico-tattica che verrà rivoluzionata dai colpi di un Ferrigno con le idee chiare. Amaro il destino di Antonio Venuto che in Calabria deve scrivere il suo futuro, oltre al poco tempo ci sono le sue scelte nel doppio zero della classifica giallorossa. Il 4-3-3 visto con la Nocerina puzzava di morte annunciata: Lia e Cozzolino non sono terzini, non ancora e forse mai potranno giocare in una linea a quattro e sopratutto contro una squadra scafata e spietata come quella campana.
DUBBI E OBBLIGHI – Il marchio di fabbrica del tecnico giallorosso rimane la difesa a 3, il rientro di Tricamo misto all’arrivo di Bruno consente a Venuto di pensare ad un Messina meno sbilanciato e più vicino alle sue idee di calcio. Bocciato Gagliardini in porta, l’ex Siracusa viaggia verso la rescissione con la porta giallorossa affidata definitivamente al classe ’97 Armando Prisco. Il gioco degli under costringe Venuto a concedere campo ancora una volta a ragazzi sembrati lontani dal rendimento richiesto per il campionato del Messina. Tecnico vecchio stampo Antonio Venuto, possibile quindi che un Francesco Bruno con un paio di allenamenti con i compagni trovi posto in panchina e non dove dovrebbe stare: in campo. In mezzo al campo Pezzella è imprescindibile, non potrà mancare Fabio Bossa per ordini di regolamento. La febbre acciacca l’ivoriano Dezai che potrebbe così lasciare spazio a Bonadio, il tridente offensivo non potrà non vedere l’esperienza di Cocuzza e l’obbligo del ’99 con Carini in vantaggio su Mascari. Un 3-4-3 che potrebbe però essere bocciato in partenza per un più coperto centrocampo a cinque con l’esclusione proprio di Bonadio e l’inserimento di uno tra Lavrendi e Migliorini.