Malessere crescente, classifica calante e prestazioni dei singoli sempre più carenti: per il Football Club Messina è ormai crisi conclamata, una sola vittoria nonostante prestazioni, a tratti, convincenti. Per mister Costantino è arrivato il tempo delle decisioni drastiche.
LA TESTA – A parlare è sempre il campo, unica sentenza credibile nel calcio resta quella del terreno di gioco che valuta – meglio di chiunque altro – il reale livello di ogni squadra. Il Football Club nasce nello scetticismo ma cresce nel fascino di una idea di calcio tecnico e divertente. Convince la Coppa Italia, piace l’esordio contro il Licata e conquista il poker di Palmi. Salto indietro, però, perché i sintomi della strisciante malattia si erano visti proprio all’esordio contro il Licata: il Football Club non è una squadra cattiva. Per vincere i campionati – obiettivo mai credibile in questa stagione ma sbandierato dal presidente Arena – occorre saper essere brutti, sporchi e spietati. Il Palermo delle sei vittorie consecutive è passato attraverso la prestazione mediocre di Marsala o quella appena sufficiente proprio contro il Fc Messina; in mezzo anche la sofferenza finale contro il San Tommaso o la rete di Mistretta che porta il Marina di Ragusa sul pari al Barbera. Insomma il calcio è anche questo, soprattutto se a fine anno si vuol festeggiare e far caroselli. Licata, Biancavilla e Nola sono tre rimonte, praticamente, identiche: se contro la squadra di Campanella il tutto si archiviò come episodico; le gare ai piedi dell’Etna e in Campania chiariscono la mala gestione dei novanta minuti degli uomini di Costantino. Difficile colpire sul tecnico – che come sempre ha le sue responsabilità -, più lecito iniziare a pesare singoli ed errori: cinque rigori, assolutamente gratuiti, concessi agli avversari non sono perdonabili.
I SINGOLI – Nelle settimane scorse avevamo analizzato la questione tattica del Football Club legata, soprattutto, alla presenza ingombrante di Aladje Gomes. Il portoghese fa sentire la sua assenza a Nola, di contro diventa spesso irritante quando – in campo da titolare – si lascia cullare da pause infinite trasformando in incompleta la manovra di squadra. Nonostante la sua assenza, però, il Fc a Nola gioca, costruisce e crea trovando davanti un muro che impedisce la pulizia nelle conclusioni. Nella questione gioco, quindi, può tranquillamente essere tralasciata la figura dei singoli: il Football Club ha acquisito le idee di Costantino, che sia Gomes o Melillo a metterle in pratica cambia poco, la squadra gioca e si applica. Dove sta il problema? In campo ci vanno i calciatori, nel bene e nel male. Gli errori sono evidenti, fin troppo chiari e dopo sei giornate vanno a riempire curriculum personale ben precisi. Fissore e il suo calcio volante di Nola stupiscono solo in parte: a Biancavilla un intervento simile gli costò il giallo dopo tre minuti di partita, tra l’altro compiuto su un calciatore spalle alla porta e sulla riga laterale a centrocampo. Aiello ha sulla coscienza la gara contro il Corigliano e quella col Palermo; non un croce addosso al ragazzo ma la presa di coscienza che le individualità stiano incidendo in negativo e non in positivo. Cambiare? Possibile, forse non in porta dove le alternative non sembrano di spessore diverso, ma nel resto dei dieci qualcosa andrà fatto.
LE SCELTE – Ultime settimane da titolare per Quitadamo – dirottato sulle corsie difensive -, tornato nell’undici iniziale dopo le panchine dovute all’arrivo di Fissore. L’ex Alessandria sbarca a Messina come valore aggiunto, il suo contributo non è mai stato, però, all’altezza delle aspettative tanto che pensarlo a riflettere e rifiatare in panca non sarebbe così strano. Per il ruolo di portiere Oliva non sembra convincere per un cambiamento, diverso invece pensare di poter pescare sul mercato degli over dato che, spesso, il Football Club è sceso in campo con 5 under (Aiello, Casella, Brunetti, Correnti e Carrozza). Sacrificare, quindi, l’estremo difensore scuola Sassuolo non sarebbe impossibile o – quantomeno – si aprirebbero le porte alla possibilità di un’alternativa di esperienza quando e se necessario. Discorsi teorici, è chiaro, ma cominciare a mettere in discussione i titolari rimane il primo passo verso un miglioramento. Il sistema di gioco è stato mutato – sintomo di duttilità generale – in più di un’occasione, anche grazie a una rosa variegata e che attende (per quanto non si sa) l’estro dell’argentino Coria. Sei partite rappresentano già una buona fetta di torneo: un terzo di girone, quanto basta per iniziare a pesare e scegliere. Quitadamo scalpita, Melillo ha bisogno di campo e minuti per prendere forma, mentre Bevis rischia l’apatia se centellinato quasi come prassi. Gli under (problema che vale per tutti) restano incastri complicati, questo Football Club Messina ha però una profondità tale da poterli gestire decidendo – in maniera consapevole – di affidare un intero reparto a over che diano esperienza e che trascinino dal punto di vista della personalità una squadra ancora troppo leggera e discontinua.
*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale del Football Club Messina