Non si possono scomporre le partite a piacimento o convenienza. Il Messina perde a Foggia, per la terza volta consecutiva in campionato, la quarta in totale. Una sconfitta arrivata nel finale e resa amarissima da un errore individuale, ma derubricarlo come episodio a sé stante non è accettabile.
DI SISTEMA NON INDIVIDUALE – Spesso, è davvero difficile non essere d’accordo con mister Sasà Sullo (voto 5) nel momento dell’analisi delle gare della sua squadra. Non cerca mai alibi, non si aggrappa al tentativo incessante – tipico di alcuni allenatori – di trovare l’episodio da porre a esempio per raccontare una sfida lunga quasi due ore. Non bastano pochi secondi a raccontare una partita, e quando Sullo dice che “se gli altri non commettono questi errori un motivo deve esserci” l’unica reazione possibile alle sue parole è la resa. Perché ci pensa Sullo a crocifiggere la sua squadra, sempre coi toni pacati e paterni, mai alzando la voce. Sembra quasi non farlo, invece è il contrario. Accetta le critiche, anche perché consapevole che gli errori individuali facciano parte di errori appartenenti al sistema. Quello voluto e coltivato da lui. Tutto gira sul pallone che Konate perde sul pressing di Curcio e Vigolo, spalancando le porte alla vittoria di un Foggia sufficiente o poco più. Tutta colpa di Konate? No, perché il 100% va suddiviso. Con Fofana che insiste a palleggiare davanti alla difesa nonostante il Messina fosse piatto, mal distribuito e in affanno da pressione. Il numero 6, però, cade nel vizio di applicare la teoria in ogni situazione. Il giro palla, in quel caso, era un eccesso. Momento da vivere con una malizia che questa squadra sembra non avere, sicuramente assente nei protagonisti in quel momento in campo. Andare lungo, giocare in verticale o sull’ampiezza – spazzare per chi preferisce -, insomma, uscire dall’apnea per rimettersi in ordine. Errore individuale, quindi? No, errore di concetto aggravato da mediocrità individuale.
PERCEZIONI ERRATE – Martellare sul concetto di momento, allora, dovrebbe diventare il nuovo mantra di casa Messina. Le idee di calcio di Sullo sono chiare, ben spiegate, ma viste a tratti. A Foggia si intravedono per più tempo rispetto alle scorse uscite, arriva anche il passo in avanti dopo il vantaggio. Nel primo tempo e anche nel secondo. Pochino, ma quanto basta per mostrare un Messina brillante e in grado di tornare a pungere dalle parti di Volpe. Ci mette anche una modifica tattica – già vista contro il Francavilla – mister Sullo, anche per rispondere ad alcuni movimenti diversi degli uomini di Zeman: fuori un esterno e dentro una mezzala per pressare e attaccare gli spazi. Marginean è il prescelto, sicuramente tra i migliori per applicazione. Un 4-1-4-1 che non è un 4-3-3, perché Fofana gioca da schermo, col rumeno e Damian che restano interni nel gioco. Il piano fila, funziona e viene favorito da un Foggia noioso e mai pungente. Si lamenterà anche Zeman di una squadra lontana dai concetti proposti, anche per la bravura di un Messina più capace di cercare la profondità e allungare gli avversari. Il concetto di momento torna utile, non solo per Fofana e Konate che non percepiscono il reale pericolo, ma anche per Sullo che si affida a sostituzioni quantomeno azzardate. Damian fuori con tanta gara ancora da giocare – 13′ più recupero – pare un eccesso di prudenza. L’ex Ternana era stanco? Forse, ma non così tanto. La realtà dice che l’infortunio di Sarzi Puttini costringeva Sullo al cambio terminando le slot (tre) a disposizione. In quel momento o mai più, allora, per immettere energie fresche in mediana. Troppo presto, troppe responsabilità per un centrocampo formato da Fofana, Konate e Marginean. Perché il Messina è stato brillante, è piaciuto, sembrava anche in controllo, ma nell’ultimo quarto d’ora non aveva più la qualità per reggere. Adorante è invisibile, Russo lezioso, della mediana abbiamo detto. Dietro si balla, troppo, con i numeri che diventano sempre più spietatamente rivelatori.
NUMERI FA RIMA CON ERRORI – Il tris subito a Foggia peggiora la già ultima difesa del Girone C. Sono 14 le reti subite in campionato, 18 mettendoci in mezzo anche le due gare di Coppa Italia. Media semplice, quindi, viste le 9 gare giocate: 2 gol a partita. Una marea. Numeri che fanno male, come quelli che dicono che il Messina ha perso 4 delle ultime 5, non sprofondando in classifica solo grazie al guizzo di Vukusic contro il Francavilla. Il tempo è un fattore da rispettare, ma il vortice delle attenuanti rischia di trascinare i giallorossi – per interi non solo Sullo – sul fondo. Meglio un campanello d’allarme adesso. Questa squadra (sempre nella sua interezza) – anche guardando i numeri – non funziona. Avrà anche bisogno di tempo e potrà migliorare – perché ha singoli e qualità -, ma il presente vale come il futuro dato che punti e sconfitte pesano. Per la somma finale contano tutte le gare, queste prime 7 non verranno abbonate a nessuno. A Foggia il Messina perde, probabilmente senza meritarlo in una visione generale, ma meritatamente se si considerano le parole dello stesso Sullo sulla recidività della sua squadra nel commettere errori. Sbagliare fa parte della partita, della prestazione. Non si può pesare una gara e tenere fuori dalla bilancia gli errori, non si può giudicare non mettendo tutto insieme. In più, è vero che il Messina – allo Zaccheria – cade solo nel finale, ma prima balla troppo e mostra tutte le sue debolezze. Il gol di Martino – che analizzeremo nell’approfondimento tattico in settimana – è il manifesto: Nicoletti arriva sul fondo – in un’azione che nasce da una punizione battuta veloce che basta per confondere i giallorossi – affrontato a distanza da tre calciatori, tra cui Fofana. Anche Damian, l’altro mediano, è tutto spostato a destra. Il resto della squadra si schiaccia sul pallone aereo vagante e, infine, su Martino non arriva nessuno con Baldé che rincorre affannato. In situazione di vantaggio, subire un gol del genere non è da squadra che funziona, non è da squadra che può lamentare solo qualche attenuante del caso, non è da squadra capace di difendere in modo organizzato.
Lewandowski 6: un paio di buoni interventi, anche se parte tardi – forse perché coperto – sul tiro di Martino, sulle altre due reti può pochissimo.
Morelli 5,5: potrebbe strappare la sufficienza grazie al break che porta al vantaggio, ma dalle sue parti il Foggia fa quello che vuole.
Fantoni 5: parte benino, poi quando la sfida diventa incandescente si tira indietro. Una terna arbitrale scadente lo grazia nel non vedere un nettissimo fallo di mano che avrebbe portato a rigore ed espulsione.
Carillo 6: mette tante pezze, anche a rischio di dover sbagliare. L’ultimo a mollare, ma difende quasi sempre da solo.
Sarzi Puttini 5,5: non basta una partita ordinata in fase di non possesso, uno come lui può fare di più in fase di costruzione. (dal 32′ s.t. Gonçalves 5: ancora troppo leggero per questi livelli)
Fazzi 5,5: gara da lavoro sporco, ma in fase offensiva non c’è mai e non aiuta con puntualità sugli attacchi di Nicoletti.
Fofana 6: gioca una partita da motorino instancabile, recupera una marea di palloni e ne gioca altrettanti con pulizia. Poi, però, cade nell’errore di insistere nel palleggio anche quando sarebbe il caso di essere pragmatici. Mette Konate in difficoltà, poi il compagno ci mette del suo.
Damian 6: era stanco? Quanto stanco? Strano vederlo sostituito in una gara ancora in bilico, la sua esperienza e capacità di gestione era stata decisiva. (dal 32′ s.t. Konate 4,5: perde il pallone decisivo in maniera al limite del sopportabile, come detto Fofana lo mette in difficoltà affidandogli una giocata più grande di lui, ma la sua leggerezza è inaccettabile)
Catania 5: mai in partita, resta pure troppo in campo. (dal 9′ s.t. Marginean 6: buon impatto del rumeno che gioca da mezzala di inserimento e mostra anche buona personalità)
Vukusic 6,5: in fin dei conti il croato di tiri puliti in porta ne avrà avuti due in tutte le sue uscite, infatti ha siglato due reti. Le sue capacità sono innegabili, andrebbe aiutato. (dal 26′ s.t. Adorante 5: chi l’ha visto?)
Baldé 6: quanto è mancato lo spagnolo. Corre, cuce, salta l’uomo e mette Vukusic in porta. Peccato duri poco. (dal 25′ s.t. Russo 4,5: la prestazione di Pagani aveva illuso tutti, non è mai un fattore positivo. Perde tutti i duelli e perde troppi palloni)
FOGGIA Volpe 6; Martino 6,5, Sciacca 6,5, Girasole 5,5, Nicoletti 6 (dal 26′ s.t. Garattoni 6); Rocca 7, Petermann 6, Gallo 6 (dal 34′ s.t. Rizzo Pinna sv); Merola 5,5 (dal 22′ s.t. Merkaj 6,5), Ferrante 6 (dal 34′ s.t. Vigolo 6), Curcio 6. All. Zeman 6.
*foto copertina: Foggia Calcio 1920 – pagina Facebook ufficiale