Un centravanti e il coraggio. Sono queste le assenze più pesanti che il Messina soffre sul campo di un Fondi tornato sulla terra dopo mesi passati a recitare nel ruolo di sorpresa. Cristiano Lucarelli si specchia per l’ennesima volta nella tattica avversaria, ripropone il 4-3-3 e lancia il falso nove Ventola con buona pace di Madonia e Ferri che scoprono il loro reale valore grazie alle scelte tecniche. L’assenza di Anastasi e la condizione di Plasmati limitano il peso offensivo del Messina, la leggerezza di Ciccone e Ventola fanno il resto. La superiorità numerica diventa paradossalmente un limite: Lucarelli aveva impostato una partita di movimenti orizzontali e spazi liberati per l’inserimento degli interni di centrocampo. Il rosso a Squillace serra le due linee del Fondi togliendo aria pulita alla manovra del Messina. Mister Pochesci non sacrifica una punta, lascia avanti il tridente chiedendo sacrificio a De Martino e Varone per non rinunciare alla possibilità di attaccare un Messina apparso immediatamente fragile. Il coraggio del Fondi paga perché i giallorossi si impantanano in una palude di densità difensiva e spazi ridotti, quando nella ripresa i laziali si abbassano definitivamente le energie sono quasi finite. La mossa di Lucarelli arriva in soccorso: dentro Grifoni per regalare ampiezza, a mancare è il peso in area di rigore tanto che la miriade di cross del terzino toscano solo preda facile e ghiotta per Baiocco. Il Messina cade nel paradosso di una inferiorità tattica che limita la manovra e concede qualche percussione e tanti tiri dalla distanza. Nota a margine: troppo leggera la fase difensiva del Messina. La rete dopo meno di trenta secondi è la più clamorosa delle sbavature, imperdonabile al pari delle due clamorose occasioni che Berardi salva con attenzione e coraggio.
DISTANZA – Entriamo nel dettaglio della sfida, partiamo da una fase difensiva leggera già nel primo tempo e che non risente della parità o superiorità numerica: primo frame dedicato alla rete del Fondi. Lancio lungo di Marino che trova il Messina distratto, Calderini brucia un Palumbo rimasto negli spogliatoi e ha la libertà di crossare senza disturbo. In mezzo Maccarrone e Bruno prendono le misure a Gambino (rettangolo arancione), è invece De Vito a fallire il movimento difensivo. Cerchio blu per Giannone che arriva a rimorchio, De Vito guarda solo il pallone e consente all’avversario di attaccare lo spazio nel modo migliore possibile. Quando il cross arriva il terzino giallorosso è ormai in ritardo, Giannone lo taglia fuori e può colpire al volo senza problemi.
Sempre Andrea De Vito protagonista della nostra analisi: Fondi già in dieci uomini ma con ancora le energie e le idee per attaccare il Messina. Percussione esterna di Giannone, il numero 10 andrà ad una conclusione forzata ma se avesse alzato la testa avrebbe potuto creare grossi pericoli al Messina. In mezzo all’area Gambino è chiuso da Bruno (evidenza blu), ancora De Vito fuori posizione e in ritardo sul possibile scarico. Cerchio rosso per Varone che accorcia sul limite e gode dello spazio per far male al Messina, il pallone non arriverà ma i giallorossi difendono malissimo nella circostanza. Il centrocampo è attirato tutto dalla palla, De Vito è senza uomo ma rimane basso a difendere il nulla senza leggere l’evoluzione della giocata.
NESSUN NOVE – Ribaltiamo il campo, passiamo alla fase offensiva del Messina. Abbiamo detto come la superiorità numerica diventi un paradosso, il Fondi stringe centrocampo e difesa togliendo lo spazio per applicare le giocate del falso nove. Il Messina si ritrova senza nove e senza attacco, con l’unica possibilità di qualche giocata forzata. Riquadro blu dove troviamo Sanseverino accerchiato dagli avversari, alle sue spalle c’è Milinkovic ancora più periferico è Ventola che pascola inutilmente sulla corsia mancina. L’ex Pisa cerca la percussione, unico scarico possibile è Ciccone (cerchio rosso) mentre è troppo basso da Silva che non accorcia e rimane schermato da Varone. Il pallone finirà proprio a Ciccone, giocata individuale e calcio in porta che Baiocco respingerà. Lodevole l’iniziativa dell’esterno di Lucarelli, chiaro però come sia diventato complicato attaccare col sistema preparato alla vigilia dopo il rosso a Squillace. Manca peso specifico (non parliamo di chili) all’interno dell’area, con il Fondi che accetta di giocarsi l’uno contro uno esterno.
SOLUZIONE FALLITA – Ultimo passaggio dedicato all’analisi tattica della sfida del Purificato. Siamo nella ripresa, il Fondi ha abbassato il baricentro e tirato fuori una delle tre punte. Lucarelli capisce che il 4-3-3 non funziona più, pesca Grifoni dalla panchina e allarga la squadra. Saranno tantissimi i cross che l’ex Prato butterà in area, peccato che non ci sia nessuno a raccoglierli se non il portiere laziale Baiocco. Andiamo al frame: riquadro blu per Ciccone che è in possesso palla, il Fondi stringe sul numero 14 che però è bravissimo nella giocata tecnica non perdendo il pallone e imbucandola per da Silva che troverà una conclusione non troppo pericolosa. Attenzione a Grifoni: cerchio rosso per lui, l’esterno del Messina gode di una libertà incredibile e noterete grazie alla linea rossa quanta distanza ci sia con il primo difensore laziale. Il Fondi battezza Grifoni come soluzione non pericolosa: il Messina non ha centimetri in area, i due centrali di Pochesci possono avere vita facile contro Milinkovic e Ciccone e gli eventuali inserimenti da dietro sono presi da un centrocampo attento. Grifoni gode della libertà tipica di chi non rappresenta un pericolo: i suoi cross sono la paura minore, in area il Fondi è sicuro di vincere i duelli e di allargare le proprie maglie non ne ha nessuna intenzione. Il tentativo di Lucarelli è legittimo oltre che corretto, non paga per la scelta giusta del Fondi che difende preferendo la densità centrale alla chiusura esterna.