Stavolta la storia del calendario cattivo, che mette sempre il Messina al cospetto di avversari pronti alla partita della vita, non regge. Il Fondi è altro: è un capitolo che arriva al momento giusto. È una squadra che si è sgonfiata via via (3 punti nelle ultime 7 gare, 4 sconfitte nelle ultime 5), dopo aver strappato titoli sensazionalistici e approfondimenti di rito su una sorta di isola felice in cui è possibile fare calcio con poche pressioni e tanti quattrini. Sulla carta, tra questa e la sfida interna con l’Akragas non c’è partita, perché come poi certificato dal campo in questa fase della stagione – e soprattutto nella zona rossa della classifica – le motivazioni prevalgono nettamente sul tasso tecnico. Meno fronzoli e più concretezza. Il Messina questa politica l’ha applicata pedissequamente ad Andria, strappando tre punti d’oro col minimo sforzo in termini di produzione offensiva.
LA TESTA DI BERARDI – Lucarelli, nella fase di riflessione sulle scelte da mettere in atto riguardo lo scacchiere titolare, ha dovuto valutare tutta una serie di situazioni. Poco da riflettere quando si è trattato di pescare dal mazzo le pedine da schierare davanti a Berardi. Il portiere sarà tra i pali, una scelta obbligata che però va attenzionata in ragione di quanto emerso in settimana: il calciatore è indagato per la vicenda sui sospetti di combine relativi alle partite del Messina della passata stagione, e potrebbe non avere la giusta serenità. A proteggerlo, sul campo, sarà la consueta batteria di difensori, oggi orfana dell’infortunato Rea: Grifoni, Maccarrone, Bruno e De Vito.
LA MATASSA IN MEDIANA – A centrocampo, invece, assegnare gli slot del rombo è una sorta di rompicapo. Partiamo dalla cabina di regia: Musacci o Mancini? Lucarelli sostiene che non esista alcun dualismo, sottolineando che i due abbiano caratteristiche completamente diverse. Sotto la superficie, emerge la chiara intenzione del tecnico di schermare Musacci, che nella stagione in corso ha giocato al di sotto dei livelli attesi, al punto da trasformare Mancini in un playmaker indispensabile. Questo vuol dire tutto e niente, perché non è escluso che Lucarelli vada dritto per la sua strada e affidi le chiavi del centrocampo all’ex Catania, dirottando Mancini sulla trequarti. Per l’assegnazione dei due posti da interni competono in tre, o meglio in due per una maglia, se consideriamo l’inamovibilità di da Silva. Anche nella scelta di uno tra Sanseverino e Foresta entrano in gioco questioni teoricamente collaterali. Su tutte, la necessità da parte di Lucarelli di iniettare fiducia in Sanseverino, uno dei tre “pazzi” che hanno scelto Messina quando il Messina era lì per lì per deragliare a causa delle estenuanti vicende societarie. Già bocciato ad Andria, è stato gettato nella mischia contro l’Akragas, ma da esterno: dopo Madonia, è stato il peggiore in campo. In ragione di questo, saremmo tentati dal ritenere scontato l’impiego di Foresta dal primo minuto, eppure preferiamo far prevalere altre logiche, connesse come detto agli equilibri di cui sopra. I due, comunque, potrebbero vedersi assegnata contemporaneamente una maglia da titolare, se alla fine Lucarelli lasciasse Musacci in panchina e schierasse Mancini davanti alla difesa.
CHANCE CICCONE – In attacco, dopo settimane di certezze connesse alla monotematica e ovvia scelta del due Milinkovic-Anastasi, i dubbi sono lievitati a causa dell’infortunio occorso al 9 giallorosso. La scelta naturale da affiancare al franco-serbo sarebbe Plasmati, che però ha nelle gambe forse un tempo. L’alternativa, a quel punto, si chiama Giuseppe Madonia, che però ha fatto male, malissimo contro l’Akragas. Ecco le premesse all’idea più suggestiva: Nicola Ciccone. L’ex Cremonese è riemerso dopo un lunghissimo calvario. Lo scampolo di partita concessogli contro l’Akragas, ha dato forma alla possibilità che il bomber del precampionato oggi possa avere la sua grande chance. Quando tocca il pallone, hai subito l’impressione di trovarti al cospetto di un calciatore dalle doti tecniche indiscutibili, superiori alla media. Non è utopia pensare che possa prendersi la scena. Non è utopia, infine, prospettarsi un finale di campionato – le ultime due gare, quando magari l’obiettivo salvezza sarà giù stato centrato – scandito dal ritorno al 4-3-3, con Anastasi stretto in mezzo a due calciatori che trattano il pallone come merita di essere trattato.