Football Club Messina-Acr Messina, nessuno mi può giudicare

Pubblicato il 26 Ottobre 2020 in Primo Piano

La classica partita che non metterà mai d’accordo. Il Football Club Messina la vince con un episodio, ma non solo. L’Acr Messina la perde recriminando per un paio di decisioni dubbie, ma riflettere sulla fase di finalizzazione inizia a diventare necessario.

TATTICAMENTE – Nel calcio gli episodi conteranno sempre. Quelli della stracittadina incidono sul risultato – e sull’umore – di due squadre arrivate alla gara da punti opposti. I ragazzi di Pino Rigoli (voto 7) dovevano scrollarsi di dosso un inizio di stagione pieno di fantasmi, con una carenza nel gioco e nei risultati evidente. In casa Messina, invece, mister Raffaele Novelli (voto 5,5) cercava la prova di continuità dopo la bella vittoria con l’Acireale. Nulla è accaduto, perché il Football Club non può dirsi “guarito”, mentre per il Messina da buttare c’è – su tutto – il risultato. La partita è una di quelle che dividerà sempre: piena di sotto trame interessanti, molto più di una trama centrale che – in realtà – dice pochissimo. Il Football Club – come previsto – parte raccolto e pronto a colpire di rimessa, il pallino del gioco deve andare al Messina che inizia con il ritmo atteso. Quando gli uomini di Rigoli tirano fuori la testa, però, ecco che il piano del tecnico di Raccuja prende forma. Sviluppo sulle corsie da attivare in velocità, ricerca insistita della superiorità sfruttando, giustamente, la poca attitudine difensiva di Bollino e Arcidiacono. Più sale la linea, più cresce il pressing. Difficile, ovviamente, far comprendere l’analisi di una sfida solamente sulle capacità di una squadra, rispetto all’altra, di fare pressing alto. Ma il Football Club la partita la vince proprio col pressing. La fase di recupero palla diventa incessante, il Messina va in confusione quando prova a costruire dal basso e Rigoli vede attuarsi il suo piano. Conosce Novelli e il suo gioco: non vuole concedere il giro veloce che porti alla verticalizzazione – il famoso uno-due e terzo uomo lanciato nello spazio -, Garetto e Giuffrida diventano decisivi nell’andare a contrasto. La rete di Caballero stappa la sfida, aumenta la pressione sul Messina e facilita la gara che il Football Club aveva messo in conto. I giallorossi di Novelli trovano in Arcidiacono lo sfogo più concreto, mentre Bollino resta troppo fuori dalla sfida. L’assenza di Aliperta pesa tantissimo, perché il numero 8 avrebbe garantito quella fisicità mista a tecnica buona per uscire dal pressing. Lavrendi si barcamena e soffre un Vacca che non riesce a essere coinvolto.

EPISODICAMENTE – Far girare tutto sulla pessima direzione del signor Tesi di Lucca sarebbe limitativo. Il fischietto toscano ci capisce pochissimo, a riprova le inutili ammonizioni usate per calmare animi, in realtà, neanche così accesi. Il penalty concesso è fiscale, anche se il braccio di Cascione – che fa di tutto per tenerlo dietro la schiena – interrompe un cross pericoloso, rendendo la decisione plausibile, oltre che giusta. A pesare anche la distanza giudicata congrua per dar tempo al difensore di evitare il contatto. Scatta la protesta per un doppio tocco, dato che Caballero sembra – scivolando – alzare il pallone col destro prima di calciare col sinistro. Ma, senza un’immagine frontale, queste, restano chiacchiere e sensazioni. Più evidente, invece, il pestone che Domenico Marchetti rifila ad Arcidiacono. Il povero Tesi è già nel pallone da un po’, non vede nulla e si fida – sbagliando – del suo istinto. E, infatti, decide di non decidere senza capire che ci faccia Arcidiacono a terra. Il contatto, però, poteva valere un calcio di rigore. La parentesi arbitrale parrebbe capziosa, ma spiega come una sfida tanto tirata e piena di tatticismi non possa escludere dalla sua narrazione il fattore terzo. Gli episodi, però, non possono essere solo quelli arbitrali: nella gara del Messina ci sono tante azioni rimaste in bozza, poche conclusioni pulite e la recriminazione per le uniche due – da Crisci ad Addessi – davvero pericolose. Lo sviluppo dice – senza grossi dubbi – che un pareggio avrebbe detto una verità più condivisibile, ma il calcio è anche questo.

MANCATA FINALIZZAZIONE – Il calcio è questo, spesso non ripaga lo sforzo prodotto, ma una squadra come il Messina un paio di domande deve iniziare a farsele. Costruisce, tiene il pallino e fa la partita, prova a tenere bassi gli avversari ma fatica a finalizzare. Lo dice Novelli nel post partita, quasi a mezza bocca, ma è chiaro che il tecnico vorrebbe di più in fase conclusiva. Non una squadra sterile – per carità -, neanche poco cattiva. A calcio si gioca in due e il Football Club che serra le fila non aiuta nella ricerca di tiri puliti. La sensazione, a volte, resta quella di una squadra più preparata nella fase di costruzione che in quella di finalizzazione, con Foggia che mastica amaro per un paio di palloni sporchi poco giocabili. Si viaggia tra merito avversario e demerito proprio, ma alcune difficoltà diventano palesi quando lo scarico su Cascione viene concluso con un cross verso Arcidiacono sul secondo palo. L’epilogo è scontato, fa il gioco avversario e toglie fiducia. L’assenza di Aliperta – ci torniamo – pesa come un macigno: Lavrendi interpreta a suo modo, ma non riesce mai a ripulire e impostare. O l’uno o l’altro, e il Messina rallenta fino a diventare prevedibile. Tra percezione e realtà, infatti, la squadra di Novelli tira con la giusta pericolosità – e dopo azioni costruite – solo con Crisci e Addessi. Chiaro che il merito sia anche della fase difensiva del Fc, ma riflettere sull’atteggiamento piatto di Novelli vale qualche riga. Il tecnico campano porta avanti concetti chiari: anche dal punto di vista tattico non esula dal 4-3-3, tranne il tempo di recupero con Cruz vicino a Foggia. La sfida, però, chiede probabilmente altro, ma il Messina resta convinto di poter trovare la via secondo i suoi dettami. Presunzione o convinzione? Altro filo sottile. Una panchina tanto ricca – dalla quale resta escluso persino Catalano, che pare già con la valigia (?) – poteva regalare, anche, una modifica tattica oltre che di uomo su uomo. Quando Novelli tira fuori Bollino non ha torto, ma pensare che Addessi – che mostra una dirompente capacità tecnica – possa convivere con i tre compagni già in campo, soprattutto in una condizione di svantaggio, rimane riflessione lecita.

ADATTAMENTO O MUTAMENTO – Pino Rigoli la sua partita la vince. La sua partita, però, non è – solo – quella che si gioca contro l’avversario. La sua partita sta nella capacità di dare un volto nuovo al Football Club Messina. Solo nella gestione Costantino – andiamo a ritroso – i giallorossi di Arena avevano mostrato la volontà di imporre gioco. Con Gabriele, infatti, il Fc si era mostrato cinico e spietato in un mare di misure strette e movimenti in aiuto. Con un occhio strizzato, con seduzione, al gioco di rimessa. Finita la magia, però, il Football Club era crollato già dall’esordio con il San Luca: la rivoluzione di Rigoli, allora, va a toccare corde particolari. La rosa costruita ha duttilità e un buon mix tra qualità e quantità. Palese, poi, che per caratteristiche sia molto difficile trasformare questa squadra in dominante dal punto di vista del gioco. Un bravo allenatore – e Rigoli pare esserlo ampiamente -, soprattutto quando subentra, deve essere capace di poggiare il gioco sulle caratteristiche del materiale a disposizione. Il Football Club, allora, non pretende di fare la partita o sfidare il Messina nelle giocate. Rigoli tiene i suoi corti e bassi all’inizio, fa prendere alla squadra di Novelli la convinzione di poter giocare alti e, solo in quel momento, fa partire il pressing in avvio di azione avversaria. Pressione, pressione sempre, per allungare gli avversari e togliergli tempi di gioco. Il Messina si sfianca nell’uscita palla, tanto che Arcidiacono diventa sfogo utile per la sua capacità di scappar via in conduzione. Non ci sono imbarcate subite nella sfida del Fc, ma la consapevolezza che il rischio va messo in conto e il limitare i danni porterà al risultato. Rigoli si adatta alla rosa, dopo adatta la rosa a una sfida contro un avversario troppo forte per essere affrontato a viso aperto. Rigoli legge benissimo la forza avversaria ma smaschera un paio di punti deboli: la lentezza in uscita dalla difesa, e la cabina di regia affidata a un calciatore che si cala in una parte non sua. Il resto lo fanno i singoli dove, su tutti, brillano Fissore e Garetto. Infine, il tema centravanti: nella presentazione della sfida avevamo rimandato a gennaio Rizzieri. Mercato troppo lento nella sua esecuzione, e la prestazione di Caballero – comunque influenzata dalla condizione fisica – chiarisce come la presenza di un centravanti vero, calato nella parte e intrecciato al tessuto del gioco possa modificare una squadra. Ora, per Rigoli, inizia il lavoro che dovrà integrare Caballero, Barcos e Coria, con Carbonaro che non vorrà restare a guardare.

FOOTBALL CLUB MESSINA

Marone 5,5: un paio di prese mancate e la sorpresa sul colpo di testa di Addessi abbassano il suo voto sotto la sufficienza.

Aita 6: la media tra un primo tempo in cui soffre terribilmente Arcidiacono, e una ripresa dove cresce e trova le misure a un avversario esperto e difficilissimo. (dal 38′ s.t. Gille 6: regala tecnica e personalità in una fase cruciale)

Marchetti D. 6,5: sbaglia poco quando chiamato in causa, trova una grande chiusura salva risultato nella ripresa. Graziato per un contatto in area con Arcidiacono, il suo pestone poteva valere il rigore.

Fissore 6,5: al contrario del compagno di reparto, lui, deve fare più i conti con un Foggia sempre attivo, vince tantissimi duelli sia fisicamente che con l’anticipo.

Ricossa 6: Bollino non è in giornata di grazia e questo favorisce la sua prestazione. Quando entra Addessi deve impegnarsi di più e soffre. In fase offensiva spinge con parsimonia.

Palma 5,5: ancora soffocato in una squadra che fatica a coinvolgerlo e farlo sentire importante. Bravo a lottare quando serve e nel portare il pressing, ma da uno come lui ci si aspetta di più in costruzione.

Giuffrida 6,5: la sua è la classica partita oscura. Chiude, mette pezze dove serve, rincorre e picchia. La sua leadership emotiva è esaltata dalla cattiveria agonistica. (dal 20′ s.t. Marchetti A. 6,5: entra benissimo in partita, un paio di chiusure decisive e un buon numero di palloni recuperati)

Garetto 7: la sorpresa di giornata. Vince tantissimi duelli, gioca una gara fortemente tecnica riuscendo a creare superiorità restando utilissimo, anche, in fase di non possesso.

Bevis 5,5: più impegnato a raddoppiare in difesa, perde presto le misure restando troppo spesso nella terra di nessuno. In avanti è poco cattivo.

Caballero 7: colpisce per essere all’esordio dopo tanti mesi di stop. Un sinistro estemporaneo che sfiora la traversa e la responsabilità di presentarsi sul dischetto. Scivola, ma è fortunato. Nella sua partita c’è molto altro, rendendo evidente l’importanza di un vero centravanti. (dal 30′ s.t. Mukiele 6: sgroppata solitaria stoppata da una dubbia chiamata arbitrale. Riesce a tenere alto qualche pallone)

Carbonaro 5,5: dalla sua caparbietà arriva il rigore decisivo. Nella sua partita non c’è molto altro dal punto di vista offensivo, aiuta come può in fase difensiva. (dal 14′ s.t. Dambros sv: entra più per difendere e resta ordinato, Rigoli lo tira fuori per esigenze tattiche. Dal 39′ s.t. Quitadamo 6: si piazza a destra e non sbaglia praticamente nulla)

ACR MESSINA

Lai 6: non deve fare molto, ma sembra sempre dare sicurezza ai compagni.

Cascione 5,5: il fallo di mano che gli viene fischiato è fiscalissimo. Non gioca una partita sufficiente perdendo spesso Carbonaro, spinge poco e male. (dal 38′ s.t. Mazzone sv)

Lomasto 6: Caballero sceglie di duellare con Sabatino e lui, allora, è bravo a raddoppiare e supportare il compagno. Il Football Club attacca poco e per lui il lavoro difensivo è limitato.

Sabatino 5,5: fisicamente il duello con il centravanti argentino è complicato e fatica a tenergli testa. Peggio ancora, però, alcuni eccessi di confidenza in fase di palleggio.

Giofrè 6: gara ordinata dove non occorre strafare. Lui è bravo nel leggere la partita e difende con attenzione, anche poco aiutato da Arcidiacono. Quando spinge è un fattore che si fa sentire.

Crisci 6,5: un crescendo che piace. Parte legato, poi si scioglie ed è il migliore della mediana di Novelli. Bellissimo lo slalom tecnico e il destro che sfiorano il palo e aumentano i rimpianti. (dal 27′ s.t. Cretella sv: troppo poco coinvolto per strappare un voto)

Lavrendi 6: dal punto di vista dell’impostazione è un pesce fuor d’acqua. Sarebbe ingeneroso, però, non dare la sufficienza dopo una gara intelligente nella gestione delle forze e di grande intensità difensiva.

Vacca 5: vale lo stesso discorso fatto per Palma dall’altra parte. Calciatore troppo forte per prestazioni così anonime. (dal 27′ s.t. Cristiani 6: ci mette voglia e prova a dare la scossa, i compagni sono, però, sfiniti)

Bollino 5: gioca pochi palloni anche perché il Messina decide di appoggiarsi sempre su Arcidiacono, quando è chiamato in causa non incide. (dal 20′ s.t. Addessi 6,5: entra pure tardi se si pensa a quanto riesce a dare. Grande tecnica e cattiveria agonistica, il palo gli strozza l’urlo in gola. Carta importante per il futuro)

Foggia 6: impossibile non valutare tutto quello che c’è nella sua partita. I compagni lo servono troppo poco e troppo male. Prova a fiondarsi su un paio di palle sporche ma non gira. C’è sempre tanto lavoro di legatura e pressing.

Arcidiacono 6,5: gli manca solo il gol, e forse un pizzico di spietatezza quando serve. Gioca mille palloni e deve lottare contro avversari più giovani di lui e dal passo rapido. Crea, prova a coinvolgere i compagni, ma non trova mai la strada per la conclusione pulita.

*foto tratta dalla pagina Facebook del Football Club Messina

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