Complicato, anzi complicatissimo. Quanto è difficile commentare la sconfitta del Messina sul campo del Giugliano. Troppe partite in una sola: quella tecnica, quella arbitrale e quella emotiva che vede l’allenatore giallorosso non nascondersi dietro a facili diplomazie.
BASTA ACCETTARE TUTTO – Le parole post gara di Karel Zeman (voto 6) aprono alle considerazioni extra risultato. L’allenatore del Messina è netto nell’attaccare la direzione del mediocre Tomasi, anche se la sensazione – subito chiara – è quella che non si tratti del tipico tentativo per giustificare un risultato negativo. Zeman è palesemente travolto dall’emozione per aver subito novanta minuti di sputi e insulti diretti al padre. Gratuità becera, e non varrà l’adagio che “in queste categorie succede”: cedere all’idea che si possa sempre dire ciò che si vuole, con il destinatario costretto a fare buon viso – magari perché fare parte del sistema significa questo – rappresenta il primo passo verso la vittoria degli illetterati e dei maleducati. Fa bene a dirlo, fa bene nel voler mettere distanza tra la sua persona e il calcio che ammette di potersi sputare in faccia odio. Tutto si mischia nell’analisi post match, perché chi vive la partita dal campo fatica, giustamente, a scindere le cose. Tutto è collegato: il fattore ambientale influenza la direzione arbitrale, la stessa che incide sulla gara con quel rosso a Francesco Bruno. Zeman dirà che, all’intervallo, nello spogliatoio si parlava solo di episodi ma non era il nervosismo a farla da padrone. Realtà, visto il secondo tempo di reazione, e anche per questo l’analisi non può vertere solo sul mediocre Tomasi.
ERRORI E CORREZIONI – Nelle partite nella partita c’è l’aspetto tecnico-tattico, quello che costa buona parte della sconfitta del Messina. Il vento imperversa, cosa nota e palese come il fatto che inciderà un tempo a testa. Nel primo – quello a sfavore – i giallorossi insistono nell’alzare il pallone in verticale con Crucitti e sprecano tempo e occasioni. Il Giugliano vuol capitalizzare: mister Agovino sceglie un trio molto mobile, quando il Messina tira fuori la testa viene decapitato. Ragosta – uno di quelli che questo sistema tattico lo conosce – scappa sul filo e apre la diga. Messina tutto fuori posto con De Meio distante dagli altri tre che, però, inseguono Ragosta andando troppo tardi sul rimorchio di Orefice. La partita, tutto sommato, è davvero brutta dal punto di vista tecnico: una miriade di errori (anche a causa del vento) in palleggio e soluzioni estemporanee a risultare decisive. Orefice fa il fenomeno quando salta tutti per raddoppiare, anche se è un po’ troppo semplice lasciare sul posto Ungaro. Il Messina, alla fine, piace per la reazione non scomposta e ordinata: Zeman abbassa Saverino e insiste con lo sviluppo sulle corsie esterne, il gol arriva da un cross dalla sinistra e anche l’azione del rigore serve a dare ragione alla lettura del tecnico. Rossetti getta via la capacità della squadra di reagire con calma e senza panico, lo fa per la troppa voglia di incidere ma se il rigorista era Crucitti… Non un dettaglio, perché in una gara fortemente episodica – e dalle prestazioni generali mediocri – tutto gira attorno a un rigore sbagliato.
TROPPO POCO – Lo 0-0 di Licata è l’unico risultato positivo del Messina contro una squadra che la precede in classifica. I 3 punti arrivati grazie al Giudice Sportivo e la leggerezza dell’Acireale li tralasciamo, lo facciamo solo per analizzare al meglio il cammino dei giallorossi. In casa sconfitte contro Acireale e Football Club Messina (una sola rete realizzata a fronte di 5 subite), fuori cadute a Troina, Palermo, Cittanova e in Campania contro Savoia e Giugliano (3 reti fatte e 9 subite). Mettendo da parte gli episodi (Licata e Cittanovese su tutti) non è accettabile per una formazione dalle forti ambizioni ottenere così poco negli scontri diretti: un punto con 4 gol fatti e 14 subiti non è bottino dignitoso per chi punta alle prime cinque posizioni della classifica. A Giugliano mister Zeman cercava una reazione dal punto di vista della personalità e della capacità di non farsi schiacciare: tutto arrivato, anche per via di un avversario non paragonabile a Savoia o Palermo. Errori pagati cari, quando a sbagliare è il Giugliano manca la freddezza da squadra abituata a non avere pietà dell’avversario e comodo nei panni del carnefice. Il girone di andata lascia scorie di amarezza per i clamorosi abbagli in fase di costruzione e per i tanti punti lasciati sul campo: sbagliando, però, si deve imparare.
Avella 6: incolpevole sulle reti campane, mette una pezza quando chiamato in causa.
De Meio 5: imbarca come il resto dei compagni di reparto quando il Giugliano attacca la profondità.
Bruno 5: il cartellino rosso è una punizione eccessiva. La parte peggiore della sua gara è il ritardo nella rincorsa a Orefice in occasione del primo gol.
Ungaro 5: quando la linea si alza va in sofferenza. Saltato con troppa facilità da Orefice quando il 10 campano raddoppia.
Fragapane 5,5: firma l’assist per Crucitti, troppo poco in una partita sempre in affanno in fase difensiva.
Saverino 6: primo tempo vivace e con una buona chance per il pari. Nella ripresa – da terzino – diventa meno concreto.
Lavrendi 5,5: prova a cucire i reparti e iniziare la manovra, fatica troppo. (dal 25′ s.t. Danza 5,5: entra in una fase delicata della sfida, incide poco)
Cristiani 6: primo tempo di ottimo impatto con una grande occasione personale che sfiora il pari. Nella ripresa deve fare legna come i compagni. (dal 36′ s.t. Famà sv)
Crucitti 6,5: un gol da attaccante vero in una gara dove ci prova sempre. Insiste troppo in palloni alti a sfavore di vento.
Rossetti 5: un rigore così pesante non va sbagliato, Zeman si dice sorpreso di averlo visto sul dischetto, quando ti prendi una responsabilità (forse non tua) non devi fallire.
Manfrè 5: troppo leggero e mai concreto.
GIUGLIANO Mola 7,5; D’Ausilio 5, Impagliazzo 5,5, Di Girolamo 5, Micillo 5,5; Logoluso 5, Liccardo 5,5, Tarascio 6,5; Orefice 7,5 (dal 43’ s.t. Del Prete sv), Ragosta 6,5 (dal 26’ s.t. Esposito sv), Caso Naturale 5,5. All. Agovino 6,5
*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina