Calma e sangue freddo. Il Messina che cade a Giugliano finisce per inciampare sull’ultimo gradino, ma la prestazione resta in linea con un momento carico di impegni e pressione. In più, il poter recriminare per due importanti errori arbitrali racconta quanto episodica sia la sconfitta.
GLI ERRORI – Non è successo nulla. Questo il messaggio che viene fuori dal De Cristofaro. La rete di Salvemini ha il sapore amarissimo della beffa, ma rappresenta uno dei classici colpi di scena che il calcio offre. La prestazione del Messina è meno brillante del solito, fisiologica flessione visti gli incroci in serie e qualche assenza di troppo che limita le opzioni. Il match è bruttino, facilmente dimenticabile e avaro di momenti di vero interesse. Non casuale che due squadre dai concetti si annullino, un po’ come nella gara di andata quando l’episodio era arrivato per i giallorossi con l’acrobazia di Plescia a decidere. Due partite dai tratti simili e una sconfitta che va archiviata come possibile. Il Giugliano, infatti, è squadra dalla rosa profonda e dall’identità ben scolpita da Bertotto. Avversario che non vuoi mai incrociare e che, al netto di quanto accaduto, ha fatto di più per portarsi a casa i 3 punti. Sì, perché il vero rimpianto della squadra di Giacomo Modica (voto 5,5) resta un secondo tempo fin troppo passivo. Con un finale eccessivamente schiacciato e carico di subentranti avulsi. Ne parleremo, come della questione arbitrale. Il tema dei temi nel post gara, ma che va trattato come uno degli aspetti della partita e non come la causa unica della sconfitta. A spiegarlo, tra l’altro, è lo stesso Modica che analizza negativamente l’atteggiamento dei suoi e si autodenuncia sulla questione sostituzioni. Tutti fattori che vanno sommati, ma finché a sbagliare sei tu sai come rimediare e come lavorare sugli errori. Se, invece, a incidere è un elemento terzo diventa complicato accettarlo. Su queste pagine avete letto poche volte approfondimenti sulla classe arbitrale, per due motivi: nessuno crede a disegni pre-impostati e la presa di coscienza di una mediocrità strutturale. Però, tante volte avete letto che l’introduzione del VAR in terza serie sia necessaria per evitare gravi errori. Arriverà per playoff e playout, ma il danno potrebbe già essere fatto. Si rifletta in Lega e AIA, sempre che si abbiano le competenze e la lucidità per farlo. La Serie C non è una categoria per sperimentare, ma la porta del professionismo italiano. In più, se i giovani fischietti in attività nella CAN C cominciassero ad abituarsi alla tecnologia sarebbe formativo per la loro crescita di carriera. Detto questo, la prestazione di D’Eusanio è pessima. Mediocre nelle scelte, scadente nella gestione della partita. Il fallo di mano di Cargnelutti è netto, rientra nei falli di mano classici che vengono puniti per imprudenza. Braccio lasciato largo e che va occupare uno spazio improprio. La distanza è poca ma il rigore è netto. Il caso di scuola è questo, perché la trattenuta di Oyewale su Plescia che Modica denuncia è ben altra questione. Uno di quegli allacci tra attaccante e difensore che gli arbitri, spesso, lasciano correre. E, forse, non c’è nulla da punire in maniera evidente. Il fallo di mano di Cargnelutti, invece, è errore grave e tutto di D’Eusanio. Perché il fischietto di Faenza vede e decide, lo confessa il suo gesto con le braccia a dire “non c’è nulla, si gioca”. Invece, c’era qualcosa: un rigore. Come si sarebbe sviluppata la partita, però, non è dato saperlo. Un errore arbitrale va segnalato e poi pesato, perché se arriva al 10′ del primo tempo incide in parte. Scontato dire, infatti, che c’era il tempo perché succedesse di tutto. Anche perché, comunque, il penalty andava segnato. Ma queste sono puntualizzazioni cronistiche, il fatto resta che al Messina manca un rigore. L’errore che rischia di incidere di più – tra quelli denunciati -, però, è il secondo: il corner della vittoria. Modica è sicuro di sé quando segnala che l’angolo non ci sia. Le immagini sono veloci e possono lasciare il dubbio. Questo svarione – se confermato -, dal punto di vista temporale, pesa come un macigno. E per questo motivo diventerebbe il più decisivo dei due. Certo, non è un calcio di rigore ma arriva in un momento non rimediabile. Ovvio, il Messina difende male e Salvemini è bravo a sfruttare l’occasione, ma tutto nasce da una svista. Che poteva essere contenuta difendendo meglio, ma che resta. Come resta il fatto che il tutto arrivi al 90′ e che, quindi, non ci sia più tempo per correggere.
LA ROSA È QUESTA – Giacomo Modica si autodenuncia, dicevamo, e lo fa perché la sua analisi post gara non vuol essere cieca e non vuole negare i meriti del Giugliano. Che ci sono, perché la squadra di Bertotto chiude il match continuando a giocare con l’idea di poter vincere, mentre il Messina trasmette la sensazione di voler imbarcare il punticino sul pullman di ritorno. E sarebbe stato anche giusto, perché il momento della stagione suggerisce che non buttare via nulla serva parecchio. La striscia di sei risultati utili resta, come le 10 partite senza sconfitte nelle ultime 12 giocate. Un cammino che, quindi, non può rigettare l’idea di strappare anche un pari a Giugliano. Il Messina approccia per vincere, con un avvio intenso e fatto di un pressing alto che manda in confusione la prima impostazione della squadra di Bertotto. Il recupero palla, però, chiarisce che i giallorossi non sono gli stessi di Avellino e Sorrento. Manca il guizzo, manca quel tocco che ti fa capire che la svolta è in arrivo. Emmausso è meno spietato, mentre Zunno si perde nella volontà di incidere. Ci prova e non ci riesce. Non una questione di singoli, comunque, perché alla fine è l’intera banda a non suonare come si deve. Restando, però, in linea con la partita dato che se è vero che manca incisività offensiva, resta la solidità difensiva col Giugliano che non crea nulla. Anche dalla parte di Scafetta che si inventa terzino, che contiene Balde e che non arriva alla sufficienza solo per qualche lettura in ritardo. Il suo impiego sorprende, ma diventa quasi un obbligo per rispettare il minutaggio e dare riposo a Frisenna e campo a Firenze. Assente Salvo, con Lia che non può ancora caricare su quella gamba tre impegni ravvicinati, così Scafetta in campo per la quota under viene preferito a Luciani in attacco, anche per non rinunciare a Plescia. Ci può stare, e alla fine il Messina non perde per una questione di scelte iniziali. Anzi, pare proprio il contrario. A dirlo è lo stesso Modica che dei subentranti parla come di una delusione dal punto di vista dell’applicazione e, infatti, il Messina del finale si abbassa – ancora più di quanto fatto nella prima parte della ripresa – e si consegna. La rete sarà pure episodica, ma il rischio di portarsi l’avversario in casa lo accetta il Messina. I cambi diventano un tema, ma Modica cucina con gli ingredienti che ha. Fa bene a chiedere di più ai suoi ragazzi, perché la sua non è una critica sul livello ma sull’atteggiamento e quello deve essere di alto profilo da parte di tutti. La critica – anche quella dei tifosi – si concentra maggiormente, però, proprio sul livello. Prendersela con i vari Cavallo e Civilleri non è corretto. Quando si è analizzato il mercato di gennaio si è accesa la spia sul fatto che la rosa è stata integrata ma che il livello non è cresciuto di tanto, eccezion fatta per Rosafio. Analisi che fa anche storcere il naso a qualcuno interno ed esterno al Messina stesso. Quando, poi, questi giocatori – nuovi o confermati per assenza di alternative – scendono in campo non ci si può aspettare che siano un miglioramento rispetto ai titolari. Al Messina mancava Ragusa, ma Cavallo è una delle opzioni sulle corsie e l’attuale disponibilità e gli investimenti dicono che non è pensabile avere quattro esterni tutti allo stesso livello e che questo livello sia pure alto per tutti. Quindi, chi entra dalla panchina deve dare sicuramente di più, ma la critica personalizzata va anche misurata visto che Cavallo è lo stesso giocatore bocciato tra settembre e novembre. Se a gennaio non è arrivato altro per migliorare i calciatori di completamento della rosa – a parte Signorile – significa che non era possibile fare altrimenti. Copia e incolla per Civilleri. Evidente che il mercato abbia integrato, ma – escluso Rosafio – chi era titolare nel 2023 è rimasto tale nel 2024. Nota finale su Luciani: quando subentra è spesso meno calato nel match rispetto a quando parte titolare. Sì, col Sorrento ha fatto gol ma con Avellino e Virtus ha marcato visita. Per la sua crescita occorre un atteggiamento più convinto e un’applicazione diversa ogni qualvolta viene chiamato in causa.
TRA COLOR CHE SON SOSPESI – La rete di Salvemini arriva da un corner discutibile, ma anche come difende il Messina non è un granché da vedere. Pallone a scavalcare il blocco centrale, ma lentissimo e leggibile. Infatti, Salvemini capisce che potrebbe finire dalle sue parti mentre Ortisi – che era stato perfetto fin lì – reagisce in ritardo. Il resto è pura bravura del 10 di Bertotto. Sconfitta che arriva e adesso? La classifica del Messina resta ottimale, anche se all’appello mancano le sfide di alcune squadre che inseguono tipo Foggia oltre a Potenza e Turris che si incroceranno nella serata di lunedì. Guardarsi alle spalle o guardare avanti era tema fino a ieri, che diventa ancora più pressante oggi. Sì, perché sarebbe errato alzare bandiera bianca verso l’obiettivo playoff dopo una sconfitta, seppur arrivata in uno scontro diretto. Puntare alla Top 10, infatti, rappresenta il vero traino per non farsi trascinare nuovamente nella zona rossa, nonostante il vantaggio sulla quintultima e, soprattutto, sulla penultimo resti ampio. Farsi travolgere dalla paura sarebbe l’errore più grave, pensare solo a non farsi riprendere potrebbe aumentare ansia e tensione negative. No, il Messina deve continuare a guardare in alto e pensare di poter chiudere in zona playoff. Poi, magari, finirà nella famosa grigia che fa anticipare la vacanze rispetto alle altre, ma sarebbe risultato in linea con gli obiettivi. Sì, perché Modica in stagione è stato spesso chiaro: la salvezza è solo un primo step, poi divertiamoci. Concetto che non è stato espresso dopo Avellino o Sorrento, ma già nel girone d’andata. Quindi, il vero obiettivo stagionale del Messina non era una mera salvezza. Certo, il campo va rispettato e se dirà che i giallorossi questo salvezza la meritino solo nel finale sarà giusto accettarlo. Se, come pare, tutto possa arrivare con buon anticipo, allora sarebbe giusto ambire ad altro. Per farlo, però, serve puntare la meta oggi e non attendere l’aritmetica. Le due cose, poi, sono banalmente collegate: più forte si punta a entrare in zona playoff e prima si chiuderà il discorso salvezza. Insomma, il mezzo per entrambi gli obiettivi è uno: andare avanti.
Fumagalli 6,5
Ordinaria amministrazione nel primo tempo, nel secondo è bravo su Salvemini e Romano. Sul gol non può fare nulla.
Scafetta 5,5
Si adatta al ruolo di terzino, la sua è un’interpretazione accorta ma Balde è un cliente complicato e va in affanno, anche se l’esterno dei campani è fumoso.
Manetta 6
Non soffre quasi mai, tiene la linea abbastanza alta e annulla Salvemini per tutto il match.
Dumbravanu 6
Come il compagno di reparto soffre poco e gestisce gli attacchi campani senza difficoltà. Bravo quando esce dalla sua zona per stoppare in anticipo gli attacchi.
Ortisi 5,5
Gioca una partita di buon livello anche offensiva e non soffre Ciuferri. La sua partita è, però, guastata dalla scarsa reattività con cui capisce che il pallone avvelenato sarebbe finito in zona Salvemini. Parte tardi e non trova la chiusura.
Firenze 5
Fuori partita. Non incide mai in costruzione e soffre quando c’è da tamponare, non giocava titolare da Caserta e un po’ si vede.
Franco 6
Tra i migliori per applicazione e agonismo. Mette svariate pezze e non si sottrae dal dare e ricevere qualche botta. Ci prova anche da fuori ma senza potenza.
Rosafio 5,5
Si accende a sprazzi, ma è poco capito. La sua condizione è da ricostruire, però la sua tecnica lo aiuta per un paio di spunti interessanti. Resta, comunque, troppo intermittente.
Emmausso 5,5
Meno incisivo del solito, l’essere lezioso fa parte della sua natura. Stavolta, però, non è decisivo nel momento in cui potrebbe esserlo. Partita difficile anche per l’ingorgo che il Giugliano crea nella sua zona di campo.
Zunno 5,5
Avrebbe tutto per far male all’avversario, ma si perde in alcune scelte errate e non riesce a trovare la giocata giusta. Un po’ testardo palla al piede e poco convinto quando prova a concludere. Lui può e deve fare di più.
Plescia 6
Il meno peggio degli attaccanti in campo. Prende una marea di botte, ma continua la sua battaglia personale con gli arbitri che ne fischiano la metà. Si inventa un destro sorprendente dalla distanza, Russo è bravo nel respingerlo.
Cavallo 5
Non entra in partita, anche se è applicato in fase di non possesso. Il suo mestiere, però, sarebbe un altro ma non si capisce mai.
Frisenna 5,5
Entra in una fase di gara molto complicata e fatica più del solito a calarsi nel match.
Luciani 5
Anche lui sbaglia atteggiamento e azzoppa un attacco già poco convinto. Non regala profondità, non tiene un pallone e per la coppia centrale campana il finale è rilassato.
Civilleri e Signorile s.v.
Nessun giudizio per i pochi secondi dell’esordiente Signorile, mentre Civilleri non gioca abbastanza da meritare un voto ma il suo atteggiamento doveva essere più presente.
GIUGLIANO Russo 6,5; Valdesi 6 (dal 43′ s.t. Menna s.v.), Cargnelutti 6, Caldore 6,5, Oyewale 5,5 (dal 30′ s.t. Yabre 5,5); De Rosa 5,5 (dal 19′ s.t. Gladestony 6), Maselli 6 (dal 43′ s.t. Berardocco s.v.), Romano 6,5; Ciuferri 6 (dal 30′ s.t. De Sena 5,5), Salvemini 6,5, Balde 5,5. All. Bertotto 6
*foto copertina: Giugliano Calcio 1928 – Facebook ufficiale