Latina-Messina, il campionato non è lungo

Pubblicato il 21 Novembre 2021 in Primo Piano

Sconfitta, ancora una volta. Per il Messina il ritornello è sempre lo stesso, ma note e parole sembrano sempre più stonate. A Latina arriva l’ennesima prova senza trame offensive, con l’aggravante di un avversario non trascendentale, ma spinto da una volontà che sembra assente tra i giallorossi.

NESSUN PERICOLO – Assenze, episodi, errori, arbitri, il presunto merito, quantità di occasioni create e Lewandowski che non deve mai fare una parata. I punti di cardine del “Capuano pensiero” restano sempre gli stessi, con le giornate che scorrono via senza regalare punti e serenità. Il Messina cade in casa di un irrisorio Latina, capace – quantomeno – di provarci con il minimo di qualità a disposizione. Il rigore sarà anche fortuito, ma i laziali ci mettono il minimo di verticalità richiesto dal calcio. Ridurre sempre tutto all’episodio somiglia alla facile via d’uscita per non analizzare, per non aprire gli occhi su una squadra troppo leggera per sopportare gli spintoni di certe sfide. Se le cose non filano dritte, infatti, il Messina perde sicurezza e annaspa. A Latina, i giallorossi durano il tempo di un paio di uscite alte in pressing di Vukusic, poi il baricentro di abbassa e l’inerzia diventa passiva. Latina incapace di colpire in contropiede, mostrando un livello che inquieta, ma che può bastare se misurato a quello di un Messina non in grado di calciare verso la porta avversaria. Il 3-5-2 di Capuano (voto 5) è piatto, con Fofana non credibile nel ruolo di play e uno sviluppo troppo lento per coinvolgere le corsie. Fazzi e Sarzi Puttini giocano una brutta partita, ma una circolazione farraginosa e lentissima non aiuta la possibilità di innescarli. La profondità non viene mai cercata. Non un caso, quindi, che lo sbilanciamento finale – con finalmente di Damian in campo – riesca a creare un minimo di caos nella trequarti laziale. Più peso e più disperazione che diventano le prime vere armi. Prima – come detto – non c’è una trama che spicchi, un’idea che spiazzi gli avversari e, soprattutto, non c’è alcuna percezione di pericolo imminente prodotto dal Messina. Pochissimo, anzi nulla. Perché non dovrebbe essere facile riuscire a riassumere una sfida diretta per la salvezza in poche righe, invece ne sarebbero bastate anche meno.

IL QUADRO – La vittoria contro il Campobasso rappresenta una sorta di inganno collettivo? No, ma chiedersi dove sia finito quel Messina resta lecito. Come quello capace di dare uno schiaffo in più visto a Potenza, magari ultima recrudescenza dello stile offensivo di Sullo. Certamente pesano le assenze più i pochi allenamenti dei rientranti, ma l’attenzione e la meticolosità vista contro i molisani sembra essere sparita, come una bolla di sapone. Eccezione più che regola, allora, il vedere una squadra agonisticamente cattiva, matura nelle situazioni difficili e vogliosa di attaccare e non rispondere agli attacchi. Un peccato. Questa squadra, allora, è totalmente insufficiente per la categoria? Nell’undici base, più qualche cambio, probabilmente no. Se analizzata nel totale, invece, i profili non pronti per un campionato professionistico sembrano essere diversi. Sicuramente, però, questa squadra resta al livello delle altre (Vibonese, Fidelis, Potenza, Monterosi, Campobasso, Paganese, Picerno, Latina in ordine di classifica) impegnate nella lotta per evitare la Serie D. Mai dimenticare, infatti, che l’obiettivo resta il mantenimento della categoria, tramite un percorso che sarà accidentato e difficoltoso. Il vero obiettivo del Messina, quindi, rimane quello di non trasformarsi in una delle retrocesse che verrà fuori da quel listone (al netto di penalizzazioni o crolli che potrebbero interessare altre formazioni del girone). Campionato in generale o ristretto alla salvezza, però, resta evidente la necessità di dare una scrollata all’intera rosa. Reparto per reparto, mettendo in testa le richieste tecniche e tattiche dell’allenatore. Lo stesso che, nella conferenza post gara, ha nuovamente sottolineato l’importanza di aumentare il grado di esperienza della squadra. Imparando, anche, dal mercato estivo quando tempi stretti, budget ed errori si sono trasformati in ingredienti da pesare allo stesso modo. Sbagliato, infatti, pensare che tempi e budget abbiano giustificato gli sbagli commessi e diviso, così, le anime dell’intero Messina in colpevoli e innocenti.

Lewandowski 6: un paio di uscite basse coraggiose, anche dopo aver subito una brutta botta alla testa.

Celic 5: spesso in affanno, goffo quando favorisce il rimpallo che consente a Carletti di strappare il rigore decisivo. (dal 1′ s.t. Rondinella 5,5: ci mette tantissimo impegno e mostra un carattere assente in tanti altri)

Carillo 6: un giallo per eccesso di irruenza che gli costerà la squalifica, ma tra i pochi a metterci rabbia agonistica (da non confondere con nervosismo), condendo la sua sfida con un paio di chiusure decisive.

Mikulic 5: in ritardo e ingenuo quando stende Carletti per il rigore che vale la partita. In fase di possesso è imprecisissimo. (dal 13′ s.t. Damian 5,5: aumenta il tasso di qualità e tecnica, ma dura poco visto lo stop forzato dell’ultimo periodo)

Fazzi 5: cambia tre ruoli ed è sempre poco lucido, forse influenzato da una condizione da ricostruire, mostra anche un nervosismo gratuito e inutile. Nel finale il suo colpo di testa trasmette un brivido, ma per Cardinali è troppo facile respingere.

Simonetti 5,5: non si fa prendere dal panico, prova anche a giocare qualche pallone difficile, ma viene limitato da un atteggiamento di squadra troppo passivo. (dal 27′ s.t. Distefano 5: la categoria pesa troppo)

Fofana 5: in regia non ha tempi e tranquillità, se c’è da fare legna è meno frenetico, ma la sua gara è sempre mediocre.

Konate 4,5: lontano dai livelli del professionismo per tecnica, letture e scelte. (dal 1′ s.t. Catania 5: vale il discorso fatto per Distefano, due cross ben calibrati non possono bastare)

Sarzi Puttini 5: spinge con poca continuità, in fase difensiva soffre l’atletismo di Ercolano. (dal 34′ s.t. Busatto 5: nel finale spara fuori di testa, avrebbe dovuto fare meglio)

Adorante 5: la squadra è inesistente dal punto di vista offensivo, riuscendo a non coinvolgerlo quasi mai, quelle poche volte non trova i tempi della giocata.

Vukusic 5: copia e incolla del compagno di reparto, sulla sua partita pesa anche la scelta di Capuano di dirottarlo sulla destra nello sterile tridente della ripresa.

LATINA Cardinali 6; De Santis 5 (dal 25′ s.t. Celli 6), Esposito 6,5, Giorgini 6,5; Ercolano 6 (dal 24′ s.t. Teraschi 6), Di Livio 5 (dal 15′ s.t. Barberini 6), Amadio 6, Tessiore 6,5, Nicolao 5,5; Sane 5,5 (dal 25′ s.t. Jefferson 5,5), Carletti 6 (dal 36′ s.t. Rossi sv). All. Di Donato 6

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