Licata-Messina, peccati e peccatori

Pubblicato il 14 Giugno 2021 in Primo Piano

Poteva essere il giorno della festa. È stato, invece, quello del vantaggio dimezzato. Il Messina che torna da Licata mastica amaro per il pari imposto dai gialloblù, ma la cosa più dura da digerire sono gli errori della terna arbitrale.

SORPRESI – La scala delle motivazioni parlava chiaro: Messina sempre più vicino alla promozione, Licata appagato. Se si allarga il discorso, poi, delle tre avversarie – con Marina di Ragusa e Sant’Agata in arrivo – la squadra di Campanella era quella più abbordabile. C’è il campo, però, e con lui la voglia di tantissime squadre di non fare da vittima sacrificale. Perché la questione delle motivazioni è, spesso, solo un esercizio retorico. Lo conferma un primo tempo dove i ritmi di Civilleri e compagni sono clamorosi e incontenibili per la squadra di Novelli. La rete di Izco arriva presto, quasi a spingere una formazione già volenterosa. Caruso ci deve mettere una pezza, un paio di volte viene graziato e il palo si rivela, ancora una volta, un buonissimo amico. Sorprendente il Licata, ma di più un Messina troppo molle per essere quello a cui ci ha abituato. Vero, lo spunto di Arcidiacono è stato fermato dal palo, ma è sembrato poco per una squadra che non poteva e doveva tornare dal Liotta con un risultato diverso dalla vittoria. Un primo tempo strano, scollato e di troppa sofferenza per una squadra che, invece, era stata brava – in altre circostanze – a soffrire ma sempre con ordine. Scontento Novelli, forse mai come prima in stagione. Lo racconta il doppio cambio dell’intervallo, ripetuto qualche giro di lancette dopo: 4 sostituzioni in dieci minuti non si erano mai viste, ma il tecnico è lucido quando – nel post gara – dice che “le sostituzioni vanno fatte quando servono, non sono una moda”. Corretto, ma sono un segnale.

EPIC FAIL – La squadra lo scossone del mister lo comprende e capisce. Il Licata, forse, cala un po’, ma è il Messina a tornare sui ritmi che hanno sfiancato tantissimi avversari. Deve pensarci il solito Lomasto a mettere le cose in pari, cambiando totalmente l’inerzia. Perché, da quel momento il Messina prende campo e pallino del gioco, cercando di tornare a casa con una vittoria che renderebbe la sfida di mercoledì il primo concreto match-point. I giallorossi ci provano e ci riescono pure. Ecco, però, che entra in scena una di quelle variabili indipendenti dalla propria volontà: l’arbitro. O la terna, perché lo zampino fatale è quello del secondo assistente. Due gol annullati in 3′, entrambi per fuorigioco. Le immagini, però, inchiodano l’assistente e dicono che il gol annullato a Manfrellotti era regolarissimo. In gioco, in giochissimo, tanto che diventa quasi risibile derubricarlo come svista. Un mastodontico errore, che non può essere assorbito con leggerezza dal Messina. La storia si ripete, ma nell’occasione della rete annullata a Cunzi le immagini non sono così chiare. Forse avanti, forse un pizzico indietro. Cambia poco, perché il vero errore decisivo – vista la nettezza della posizione regolare di Manfrellotti – resta il primo.

DUE PASSI AVANTI – Impossibile, quindi, giudicare al netto degli errori arbitrali. Non un nostro costume, ma il Messina la gara l’aveva rimessa sul binario, anche senza meritare del tutto. Resta il pari, quello sancito dal campo e che dice che il vantaggio sul Football Club è dimezzato. Due punti che pesano, perché l’aritmetica dice che mercoledì può essere ancora il giorno della festa. Un successo contro il Marina di Ragusa e una contemporanea non vittoria della squadra di Costantino, infatti, darebbe ai ragazzi di Novelli la certezza della Serie C. Stagione infinita e che vuole dare ragione al tecnico salernitano che – in tempi non sospetti – aveva avvisato tutti. Risuona sempre più forte quel “non vinceremo con 15 punti di vantaggio, si deciderà tutto all’ultima giornata”, il classico avvertimento che in troppi hanno scambiato per eccesso di pretattica o scaramanzia. Invece, Novelli era lucido e consapevole di recitare in un torneo dove le differenze restano minime. Non ci sarà stata l’ammazza campionato, ma ci sono state 18 squadre che – anche contro le difficoltà di una stagione in condivisione con la pandemia – non hanno mai mollato e regalato nulla. Qualità media alta, quella che è capace di togliere punti a chiunque. Il Messina resta due passi davanti alle altre e il calendario presenta il classico mostro bicefalo: verissimo che Marina di Ragusa e Sant’Agata avranno la grandissima spinta di voler evitare la retrocessione in Eccellenza. Ma, ancora più vero, il Messina ha l’irripetibile – visti i 3 anni precedenti – occasione per tornare tra i professionisti e sulla sua strada troverà, comunque, la penultima e la quartultima della classifica e avrà l’obbligo di far pesare la differenza di valori.

*fonte foto: Acr Messina – ph. Furrer

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