Dentro o fuori. Il tempo è compagno di viaggio impaziente per un Messina che cerca, disperatamente, di conoscere il suo destino futuro. Trattative che si muovono nei meandri del silenzio concordato, ma la delicatezza di simili accordi mal si coniuga con la falce atroce delle scadenze federali.
LO STALLO MANNINO – Minuti che si sommano, fino a formare giorni che scompaiono alle spalle di una società sempre più vicina alle due scadenze più importanti del suo cammino. Gli stipendi di marzo, aprile e maggio da pagare, poi l’iscrizione – con tanto di fideiussione – da formalizzare entro martedì 20. La settimana scorsa è stata quella delle manifestazioni di interesse, su tutte quella di Fabrizio Mannino che è diventata tema mediatico a causa di interpretazioni variegate poi chiarite – dai protagonisti – grazie a contatti diretti che sono serviti per mettere luce sulle zone grigie evidenziate. Dalla manifestazione all’offerta il passo, però, sembra davvero lungo. Mannino – così si vocifera – sembra pronto a concretizzare la cifra partorita dopo la due diligence effettuata dallo studio incaricato. I 2 milioni di euro di valutazione patrimoniale del club – a cui aggiungere le spese obbligatorie in caso di chiusura positiva precedente alle scadenze – erano stati rimbalzati in prima istanza dal presidente Sciotto. Sarà curioso, adesso, capire dove si fermerà l’asticella dell’offerta una volta “viste le carte”. Debiti e crediti da sottrarre e sommare, poi mettere sul piatto una proposta che possa soddisfare la proprietà. Passaggi obbligati – ma che toglieranno tempo – quelli che porteranno alla proposta con risposta di Sciotto. Se dovesse essere positiva, quindi, l’accelerazione sarebbe naturale, in caso contrario bisognerebbe comprendere i margini per andare avanti o chiudere il capitolo Mannino. Il fattore davvero importante, però, è sempre il tempo. Nessun tergiversare. La manifestazione di interesse respinta in parte – dato che restava l’apertura alla trattativa – lanciava un paio di indizi su quanto Sciotto non avesse una visione a ribasso della sua creatura. Ovvio, la valutazione del club non sarà di tipo affettivo o speculativo (vale per ambo le parti), ma patrimoniale. Il club – è giusto sottolinearlo – in questi anni non è riuscito a creare asset che ne abbiano alzato il valore. La lista delle carenze è nota (sede, campo di allenamento, concessione dello stadio, rosa, etc.), a questa si aggiunge l’incapacità atavica di creare utili tramite merchandising, marketing e sponsorizzazioni varie. Colpevoli più o meno noti, ma difetto diventato vizio per quasi tutte le gestioni dell’ultimo decennio. In essere, infatti, non ci sono contratti o entrate che possano pesare più del mero titolo sportivo. Facendo la somma degli addendi, allora, il risultato lo dovrà palesare Mannino e attendere la risposta di Sciotto. Mercoledì giornata caldissima, come le due successive dato che andare oltre al prossimo weekend vorrebbe dire non avere più i tempi tecnici per le incombenze economico-federali. A quel punto, allora, toccherebbe a Sciotto ma ci torneremo.
LO STALLO ILARI – Le valutazioni di casa Mannino non sono più un ostacolo per Manuele Ilari. L’imprenditore romano aveva mostrato sin da subito una certa celerità nel voler comprendere i margini di trattativa per l’acquisto del club e anche per questo l’analisi dei documenti è vecchia di qualche giorno in più rispetto al “rivale”. Il tutto chiuso in un patto di riservatezza – modalità poi adottata anche per il dialogo tra Sciotto e Mannino -, così le parti hanno celato il tutto dietro “no comment” e le “faremo sapere”… un silenzio che resta forte anche nel momento in cui la mossa è stata compiuta. Offerta presentata ma l’accordo di non svelare nulla tiene altissima la coltre di mistero. Meno narrativa attorno a Ilari che in queste settimane ha adottato la strategia del silenzio quasi totale, rotto soltanto da qualche rumors buono per individuare possibili figure tecniche. Rispetto alla trattativa con Mannino, quindi, si è almeno due passi avanti. Non che questo faccia rima con accordo. Sarà Sciotto a dover palesare la sua risposta positiva o negativa. Nel primo caso, poi, bisognerebbe comprendere se all’altro soggetto interessato verrebbe chiesto di pareggiare o superare l’offerta posta in essere da Ilari. Sempre che non sia già pari o superiore. Difficile che si finisca alla famosa asta, ma le tempistiche ristrette potrebbero portare verso un batti e ribatti di offerte in mezzo alle quali dovrà districarsi uno Sciotto ancora carico della volontà di cedere al miglior acquirente possibile per il futuro del Messina.
LO STALLO SCIOTTO – Una volontà che non è mai cambiata in questi giorni. Un volere che, però, deve fare i conti con la realtà di trattative non andate spedite e di valutazioni che devono riguardare anche i suoi interessi. Non si cede solo perché si vuol cedere e occorre, quindi, pesare tutti i passaggi delle trattative. Il primo passo – come spiegato – sarà quello del punto di accordo sulla valutazione patrimoniale del club alla quale sommare una sorta di buonuscita presidenziale. Il secondo passo sarà quello legato alle modalità di acquisto proposto dalle parti. Su tutto, però, peseranno le garanzie finanziarie e bancarie che il possibile acquirente dovrà chiarire come passaggio fondamentale. Tutti passaggi obbligati, ma è sempre il tempo a essere nemico severo. Per questo motivo, allora, non è impossibile che tra Sciotto e la controparte (qualunque essa sia) non occorra trovare un accordo che preveda il pagamento delle scadenze prossime a carico dell’attuale proprietà con la cifra poi aggiunta alla valutazione del club. Modalità questa che potrebbe tornare utile anche in caso di deriva delle trattative in essere. Il pagamento delle scadenze federali, infatti, servirebbe anche come strategia per proseguire nell’idea di trovare un compratore. Ovvio, il quadro sarebbe completamente diverso dato che quelle cifre diventerebbero motivo di trattativa con futuri interessati. E poi… la possibilità di uno Sciotto VII non è da escludere a priori. Lo racconta il passato recente che ha confessato come la volontà di cedere il passo sia stata contrastata dalla forte ambizione di far meglio di quanto ottenuto fin qui. Un rilancio, comunque, è al momento opzione flebile.