
Il campo e il fuori campo. Battere l’Altamura e sperare che le rivali non facciano troppi punti. Preparare la sfida col Sorrento e pensare a come pagare le scadenze federali del 16 aprile. Il futuro del Messina passa attraverso svariate porte, tutte collegate tra loro e nessuna meno importante.
IL CAMPO – Vincere era l’imperativo, e la squadra di Banchieri (voto 7,5) non ha sbagliato. La sfida contro l’Altamura non era semplice e non è stata per nulla facile. I ragazzi di Di Donato hanno giocato un primo tempo di grande leggerezza mentale e tanta qualità tecnica. Il Messina è partito forte, sfiorando il gol con Pedicillo e andando avanti con Luciani. Bravissimo lui a dettare il passaggio, attaccare lo spazio, prendersi e realizzare il rigore. Ottimo Pedicillo nel servirlo con la delicatezza necessaria. Quella che gli è mancata quando spara in cielo la palla del raddoppio. Raccontata così sembra facile, ma i primi 48 minuti dicono che Krapikas si merita la copertina e in un mondo giusto sarebbe il migliore in campo. Perché un grande portiere si vede nel momento decisivo e lui ha risposto. Ci arriviamo, perché prima del Krapikas show c’è una bella sofferenza. Di quelle che fanno crescere e rendono la vittoria più solida. Il Messina non ha passeggiato, non ha dominato ma ha vinto una partita difficile. Vantaggio di Luciani, quindi, poi venti minuti buoni in cui l’Altamura gioca al tiro al bersaglio con Dipinto e Grande. Krapikas e compagnia fanno muro. Il Messina fatica a tirarsi fuori, si abbassa troppo e Luciani resta isolato senza riuscire a tenere alto un singolo pallone. Tatticamente meglio contro Catania e Giugliano, ma un centravanti non può essere valutato solo per le questioni laterali a far gol. Non è la giornata perfetta, ma segna due volte.
RINASCITA – Parentesi Luciani necessaria: il ragazzo ha goduto della fiducia di Modica per due stagioni, una stima che non si è trasformata in titolarità fissa anche per colpe sue. Lo abbiamo criticato parecchio e solo chi non comprende la misura dell’analisi non capisce che si esamina chi può dare qualcosa. Su altri, in questi lunghi anni, nemmeno una parola spesa. Su Luciani invece sì, perché un ragazzo che cresce a Frosinone con numeri ed elogi non può essere solo il centravanti sempre in fuorigioco o nervoso sotto porta. Banchieri ha proseguito sulla scia di Modica nel riscontrare in lui qualità uniche. E gli ha dato una continuità mai goduta. La concorrenza sarebbe tanta, ma qualcosa è cambiato. Nella sua testa. Perché le prestazioni sono diverse, sono intense, non sono quel carosello di sciatteria tattica vista per troppe partite. Un giocatore che pressa, che gioca con pulizia tecnica e che segna. Dal dischetto e non. Bene così. Con buona pace di chi vorrebbe carezze a prescindere. La vita è dura. E oggi Luciani merita voti alti e analisi positive. Sempre con la schiettezza che suggerisce che le cose migliori le abbia fatte in partite dove si è preso meno spazio nel tabellino. Ancora meglio, quindi. Chiaro, tocca a lui confermarsi perché il calcio va veloce e basta una partita per far brillare meno. Adesso, però, è il centravanti migliore che il Messina possa avere. Anche per demeriti altrui. Se De Sena e Costantino hanno collezionato zero minuti nelle ultime due partite un motivo ci sarà. Banchieri sceglie per il bene comune e sicuramente non lascia indietro nessuno. Non potrebbe farlo perché ha bisogno di tutti. Però, serve di più anche da parte loro. In partita e in settimana.
IL VICHINGO – Chiusa la parentesi, si torna alla sfida. Il Messina è avanti ma soffre, quindi raddoppia. Sì, il calcio è questo. La qualità di questa rosa è alta, e anche tatticamente c’è un’identità meno frenetica. Crimi gioca una partita superlativa per intensità, così come Buchel che canta e porta la croce. Bene Pedicillo e Tordini, ma c’è un calciatore che merita gli abbracci: Davide Petrucci. Una stagione di pura sofferenza e carico di responsabilità. Il Messina perdeva sempre, Modica non parlava e lui si presentava in sala stampa a prendersi le critiche. C’è sempre stato. Le cose ora vanno ancora peggio – visto il disegno osceno voluto dalla proprietà -, e lui ci mette ancora faccia e dignità. Tiene compatto il gruppo da capitano e in campo meritava un premio speciale. Il gol del 2-0 è bellissimo e profuma di un calcio meno frenetico e più qualitativo. Non salta mezza squadra in velocità, anzi fa tutto quasi da fermo. Controlla, tocca di tacco, si coordina e calcia preciso e non forte. Angolino centrato. Altamura spento? Ma quando mai. Infatti, la squadra di Di Donato pressa ancora e colleziona occasioni. Ganfornina spacca il palo e poi si prende un rigore che Buchel concede per un eccesso di irruenza. Leonetti si presenta ma trova il muro: Krapikas. Il lituano, il vichingo, come lo chiama il preparatore Mauro Manganaro. Che il portiere – stimolato in sala stampa dal collega de La Gazzetta del Sud, Antonio Billè – elogia in maniera netta. Il suo lavoro per la crescita di Krapikas e di tutti gli altri. Rigore parato, ma la vera giocata decisiva arriva dopo: corner, colpo di testa dell’ex Rizzo, lui scivola ma si riprende per smanacciare sul palo. Ecco, il rigore non basta. Lo dirà anche lui nel post: “Il portiere è un ruolo delicato, pari un rigore e se sulla palla dopo sbagli non conta nulla”. Lui non sbaglia.
IL MESSINA NON È UN’AZIENDA – Parata decisiva. Perché a inizio ripresa Petrucci e Tordini confezionano per Luciani il più facile dei gol, così la partita è finita. Anche se Onofrietti accorcia nel finale. Conta poco, perché nel momento clou il Messina risponde trovando in Gelli e Dumbravanu una super coppia di difensori centrali. Loro due, più il solito Crimi. Personalità e solidità. Vittoria. Tre punti pesanti e per la prima volta in stagione i giallorossi vincono due partite di fila. Dagli altri campi le notizie sono ondivaghe: il Latina crolla a Crotone e resta in ballo, soprattutto perché non sembra avere la reazione mentale necessaria per tirarsi fuori. La Casertana massacra il Foggia e apre uno scenario inatteso: i campani restano l’avversario più vicino e il Messina continua a fare corsa su di loro. Però, il calendario dice che contro il Foggia c’è uno scontro diretto da giocare e che i rossoneri dovranno affrontare solo tre partite proprio come il Messina. Quindi? Sono dentro fino al collo. Ma non staremo a fare conti, tanto la certezza è solo una: il Messina deve vincere sempre. Questo ha detto il campo e il resto sono conti semplici. Quelli difficili restano quelli legati alla società. Banchieri ha detto che “il Messina non è un’azienda privata”, un concetto chiaro che nel calcio ha un significato preciso: le squadre sono della gente. Anche della gente, chiaro, ma sono parte del tessuto sociale di una città. Sono parte dell’identità di un territorio. Quindi, devono interessare anche le istituzioni. Il sindaco Basile ci ha provato, il suo referente politico – Cateno De Luca – un po’ meno, per via dei sottili equilibri regionali. Una cosa che pesa il giusto, perché comunque ci sono due anime che possono ragionare e agire senza pressioni. Ecco, che la politica debba fare la sua parte resta centrale, ma Cissè e Sciotto non sono bambini dell’asilo che vanno convinti. No, sono due adulti che hanno fatto scelte precise. Sciotto, oggi, gode solo del 20% e il suo disimpegno è ormai evidente. Anche se la scadenza del 16 aprile gli interessa parecchio dato che mancarla intaccherebbe la sua fideiussione. Ma ci penseremo poi. La sua scelta l’ha fatta quando ha deciso di sgombrare il campo degli interessati e cedere ad AAD Invest. Chissà se un giorno vorrà spiegarci il perché. Il mirino si sposta su Cissè: l’uomo venuto da lontano con una serie di fallimenti come collezione e la spregiudicata volontà di giocare l’all-in della sua vita – forse l’ennesimo – sulla pelle del Messina. Doudou Cissè non pare così convinto di mollare. Anzi, attraverso Alaimo prova pure a far filtrare che “i soldi arriveranno”, come no. L’interesse di Francesco Borgosano – come frontman di un gruppo più largo – è diventato palese, ma le condizioni poste sono di grande tutela per chi investe. Insomma, nessuno vuol finire nelle sabbie mobili della proprietà attuale. E cosa accadrà? Impossibile dirlo, perché da una parte resta solida la volontà di Cissè di non cedere a prescindere mentre dall’altra nessuno pare votato a un salto nel buio.
Krapikas 7,5
Il grande portiere è quello che fa la parata decisiva e sul pallone seguente è ancora più concentrato. Ecco, questa è la partita del lituano.
Gyamfi 6
Dalle sue parti Ortisi affonda solo una volta, poi gli prende le misure e nella ripresa non soffre mai nemmeno i nuovi entrati.
Gelli 7
Altra grandissima prestazione per guida e letture difensive. Fa sentire il fisico quando deve, se c’è da correre e rincorrere resta puntuale. Grande colpo di mercato, valore aggiunto.
Dumbravanu 6,5
Rientro di sostanza per il moldavo che non sbaglia nulla e chiude anche quando la squadra va un po’ in difficoltà. Sempre bene nella gestione della palla.
Garofalo 6,5
Di nuovo terzino, di nuovo molto bene. Sa che potrebbe soffrire in fase di difesa pura e si arrangia come può, ma è sempre ordinato e mai fuori posizione.
Petrucci 7,5
Che gol! Finalmente in rete il capitano, premio all’alto valore morale espresso in una stagione in cui si è addossato tante responsabilità anche extra campo. Gioca una partita di tecnica e pulizia, la rete è bellissima.
Buchel 6,5
Si vede che fisicamente non è tutto in ordine, ma tiene il campo con esperienza e lucidità. Sempre prezioso quando tocca la palla, bravo anche nel sacrificio in fase di non possesso. Unica pecca il rigore procurato. (dal 35′ s.t. Chiarella s.v.)
Crimi 7
Sarebbe interessante avere il dato su quanti chilometri abbia percorso. È praticamente ovunque, pressa e recupera per poi giocare anche in maniera qualitativa. Col tacco appoggia a Petrucci che poi fa il resto.
Pedicillo 6,5
Bellissimo e precisissimo l’assist con cui lancia Luciani verso Viola e il rigore del vantaggio. Si divora una rete già fatta, prima sfiora il gol con un diagonale solo per poco non vincente. (dall’11′ s.t. Vicario 6: entra con buona intensità comprendendo che la partita non sia finita, sfiora anche il poker con un tacco delicato)
Tordini 7
Si accende sempre a sprazzi, ma quando accelera diventa sempre un fattore positivo. Firma l’assist del terzo gol e chiude la sfida con un’altra giocata di lucidità tecnica. (dal 27′ s.t. Marino 6: entra per mantenere il risultato e tenere attento il muro)
Luciani 7,5
Perfetto il movimento con cui detta il passaggio a Pedicillo per prendersi il rigore del vantaggio. Meno preciso del solito dal dischetto, ma potente quanto basta. Soffre un po’ nel tenere alta la squadra vista la marcatura persistente dei centrali pugliesi. Bravo, però, nel pressare con continuità e infastidire il primo possesso avversario. Al posto giusto quando Tordini gli offre la palla per chiudere il match.
ALTAMURA Viola 5; Rizzo 5,5 (dall’11′ s.t. Simone 5,5), De Santis 5,5, Silletti 5; Grande 6, Dipinto 6,5 (dal 19′ s.t. Onofrietti 6,5), Franco 5,5 (dal 1′ s.t. Bumbu 5,5), D’Amico 5, Ortisi 5 (dal 1′ s.t. Mané 5); Ganfornina 6, Leonetti 5 (dall’11’ s.t. Palermo 5). All. Di Donato 5,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya