Messina-Avellino, costruiamo troppi muri e non abbastanza ponti
Pubblicato il 15 Novembre 2021 in Primo Piano
La prestazione fa più male del risultato. Il Messina che cade contro l’Avellino gioca una pessima partita dal punto di vista offensivo, restando appeso alla gara solo grazie a una sufficiente organizzazione difensiva. Troppo poco. Con le carenze in fase di impostazione diventate, ormai, più che evidenti.
PROBLEMA IN MEZZO – Quanto pesa l’assenza di Damian? Tantissimo, perché l’ex Ternana anche nelle sue giornate peggiori è stato capace di trovare tempi di gioco e corridoi di passaggi. La sua assenza è obbligata, con l’augurio che la sua positività passi in fretta. La costruzione della rosa nel settore mediano diventa il nodo centrale, perché il materiale a disposizione di Ezio Capuano (voto 5) non sembra amalgamarsi in maniera credibile. In discussione, infatti, non c’è il solo valore dei singoli, ma la loro possibilità di diventare un reparto. Sì, le assenze devono essere considerate, ma non avere alternative valide non può non essere una colpa. Titolari in campo, infatti, il Messina sembra trovare quadra, distanze e giocate. Contro il Campobasso, per esempio, la prestazione del centrocampo era stata decisiva: Damian a dettare i tempi, Fofana e Simonetti a legare i reparti nelle due fasi. Migliorabile, certamente, ma più che sufficiente per un campionato tanto difficile. Le alternative, allora, vanno pesate alla riprova dei fatti. Contro l’Avellino le carte da mischiare erano tantissime, quelle giocate da Capuano non potevano essere vincenti. Che giocatore è Marginean? Difficile saperlo, tanto che la domanda diventa di pura curiosità e non retorica provocazione. Il rumeno è, davvero, oggetto misterioso: da Sullo a Capuano, ma le aspettative parlano di un ragazzo che potrebbe aumentare il tasso di qualità di un centrocampo incapace di tessere in assenza di Damian. Sulla carta, perché la riprova resta in attesa. Contro la squadra di Braglia le scelte di Capuano – dall’inizio e in corsa – bucano l’appuntamento e non serve una buona applicazione difensiva, perché a una squadra non può bastare solo quella. Della partita, fin qui, non abbiamo praticamente parlato. Perché la sfida con l’Avellino racconta pochissimo, colpa anche dei ritmi triti degli irpini. Capuano prepara una gara fatta di duelli individuali in mezzo: Fofana sulle tracce di Kanoute, mentre Simonetti e Catania vanno a pestare i piedi di D’Angelo e Matera. Funziona il giusto, neanche tantissimo. Messina che regge grazie a una densità centrale capace di evitare i problemi provenienti da corsie su cui l’Avellino domina. La resistenza viene favorita da un avversario lezioso e mai veramente cattivo, tanto che la prima mezz’ora regala meno di niente.
COME REAGIRE – L’episodio nel calcio esisterà sempre, il Messina lo condiziona negativamente: lo racconta Capuano, spiegando come il Fofana a bordo campo mentre l’Avellino batteva il corner sia – per lui – errore imperdonabile. Il numero 6 era il marcatore di Kanoute – anche se dopo la respinta di Lewandowski in troppi restano fermi -, la sua assenza regala al trequartista avellinese la possibilità di godere di un’esagerata solitudine. Andare in svantaggio era una delle possibilità, come reagire? Prima e dopo la rete il Messina prova solo qualche lancione lungo in cerca di una sponda e una seconda palla, davvero poco. Dossena e Silvestri sovrastano Adorante e Vukusic, così il piano salta e il centrocampo – argomento che torna – finisce per non costruire mai e rincorrere sempre. La gestione Capuano ha mostrato una capacità offensiva basata su sfondamenti sulle corsie, contro l’Avellino la presenza di Sarzi Puttini adattato a destra favoriva la possibilità di ricercare il solo Gonçalves sulla corsia opposta. Il pallone, però, deve arrivarci. Torniamo alla questione di partenza: il Messina non riesce mai a trovare tempi o più di due passaggi corretti. Le scelte iniziali non convincono, perché Catania mezzala aveva deluso anche a Castellammare. Fuori ruolo e ancora incapace di trovare distanze e tempi di giocata nelle due fasi. Male lui, come Russo che lo sostituisce nella ripresa diventando la mossa di Capuano per cambiare volto. Il numero 7 va sulla trequarti, ma non se ne accorge nessuno. Un riassunto che pare striminzito, ma la prestazione mediocre non è figlia di un avversario capace di schiacciare il Messina. Sarebbe stato più accettabile, forse anche logico. No, la squadra di Capuano è mediocre nei singoli quanto nelle trame. Quando l’asticella si alza tutto diventa palese. Il futuro prossimo abbassa il valore, ma non l’asticella. Perché Latina e Fidelis Andria non saranno Catanzaro o Avellino, ma rappresentano due scontri diretti che sembrano già decisivi. Migliorare è una parola vuota. Occorre costruire, in primis, un’identità di gioco che aumenti realmente il peso offensivo.
Lewandowski 6: evita di capitolare sulla deviazione di Carillo, non può nulla su Kanoute.
Celic 6: ordinato e attento, nonostante lo scarso filtro dei compagni sul lato destro. (dal 41′ s.t. Busatto sv)
Carillo 5: meno bene del solito, Maniero lo porta in giro troppo spesso e sull’occasione della rete irpina è troppo disordinato in marcatura.
Mikulic 6: dalla sua parte l’Avellino arremba meno, lui trova posizione e misure strappando una sufficienza risicata.
Sarzi Puttini 5: sulla corsia destra non sembra a suo agio, quando trasloca a sinistra è, ormai, sfinito.
Catania 4,5: fuori ruolo, pesce fuor d’acqua. Lui ci mette del suo calandosi malissimo nella parte, si becca pure un giallo molto ingenuo. (dal 1′ s.t. Russo 5: dovrebbe sparigliare, ma non si vede praticamente mai)
Fofana 5: davanti alla difesa diventa utile quando c’è da schermare, in fase di possesso è scontato e scolastico. Capuano si arrabbia con lui per essere rimasto a bordo campo per una botta in occasione del corner del vantaggio.
Simonetti 5,5: ci prova più di tutti, ma finisce per essere travolto dalla passività della mediana. Sfinito, diventa impreciso in fase di possesso.
Gonçalves 6: un premio alla voglia che ci mette in un primo tempo in cui sembra l’unico a voler sfidare l’inerzia passiva. (dal 25′ s.t. Distefano 5,5: come sempre entra con ardore, ma si spegne presto)
Adorante 5,5: almeno lui si incazza. Corre, lotta, sbraccia e, alla fine, calcia anche in porta con un tacco un pizzico lezioso.
Vukusic 5: divorato dai centrali avellinesi, non trova mai il tempo della giocata.
AVELLINO Forte 6; Rizzo 6, Dossena 6,5, Silvestri 6,5, Tito 6,5 (dal 35′ s.t. Mignanelli sv); Matera 6 (dal 42′ s.t. De Francesco sv), D’Angelo 6,5; Micovschi 5,5 (dal 20′ s.t. Bove 6), Kanoute 6,5, Di Gaudio 5,5 (dal 36′ s.t. Aloi sv); Maniero 6 (dal 36′ s.t. Plescia sv). All. Braglia 6
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale