Messina, Bertotto: “Il mio calcio moderno e di qualità”

Pubblicato il 13 Giugno 2016 in Primo Piano

Quello di Valerio Bertotto rimane il nome in cima alla lista di Stracuzzi e soci per la successione sulla panchina del Messina di Raffaele Di Napoli. L’ex tecnico della Pistoiese attende ormai da qualche settimana di conoscere la decisione della società giallorossa. “Ho incontrato diverse volte sia il presidente Stracuzzi che il dg Villari – ha dichiarato ai nostri microfoni Valerio Bertotto – ci siamo parlati a lungo e conosciamo le posizioni. Adesso tocca a loro, io non posso negare la disponibilità ad allenare il Messina”. Non chiude e non rilancia, sempre pacato e con le idee chiarissime su quello che sarà il suo futuro, un tecnico giovane come giovane è il nuovo ds del Messina Vittorio Tosto. “Conosco bene Tosto, siamo ex colleghi e ci siamo scontrati tante volte. Mi fa piacere vedere un giovane in un ruolo tanto delicato come quello di direttore sportivo, non posso dire però che la sua nomina cambi la situazione perché con la società eravamo in contatto da tempo”.

SGUARDO AL FUTURO – Indipendentemente se sarà lui il nuovo tecnico del Messina abbiamo voluto conoscere meglio il metodo di lavoro e le idee di calcio di Valerio Bertotto. Tecnico moderno, giovane anagraficamente ma con un bagaglio di esperienza da ex calciatore importante. Storico capitano dell’Udinese tra Serie A, Champions League e importanti esperienze in Nazionale nel suo passato, il futuro è una vista sul calcio di respiro di europeo, la categoria c’entra poco. “Sicuramente il mio metodo di lavoro non è molto diverso da quello degli allenatori della mia generazione, non possiamo più pensare al ruolo di tecnico come quello di un personaggio in tuta e fischietto. Il calcio cambia e con esso anche la figura dell’allenatore. Personalmente sono aperto alle nuove tecnologie, tutto quello che può essere utile per analizzare meglio il lavoro dei miei è sempre utile”. Non il classico video pre e post partita insomma, come è possibile vedere anche in Serie A con il tecnico del Napoli Maurizio Sarri, è ormai uso comune l’utilizzo di supporto video anche per l’analisi degli allenamenti e per lo studio e le soluzioni dei vari reparti. Chiaramente per questa metodologia servono le infrastrutture giuste. “Sono stato in città, ho visto le strutture di lavoro e posso dire che certamente manca qualcosa. Col presidente però il confronto è stato sincero e sono sicuro che in caso di incarico non ci sarebbero problemi per l’implementazione di alcuni servizi”. Un manager più che un tecnico, una forzatura che gli proponiamo ma che Bertotto non respinge del tutto. “Il calcio di oggi e quello di domani va in una direzione precisa, il modello manageriale inglese ha preso piede in vari paesi e non deve essere la categoria a frenarlo. Amo parlare coi miei dirigenti, anche col ds voglio avere un rapporto di sinergia perché non esiste più il calcio dove il tecnico allena una squadra costruita da altri”.

DUTTILITÀ E TECNICA – “Non sono legato ai numeri, nelle mie esperienze ho giocato spesso col 4-3-3 ma il modulo non serve a nulla senza la filosofia di gioco e l’applicazione di tutte le componenti”. Spinge forte su questo tasto Valerio Bertotto, nella sua idea di calcio l’aspetto imprescindibile sembra essere la voglia di imporre il proprio calcio senza mai essere incudine. Meglio martellare e per farlo c’è bisogno di una squadra tecnica e di qualità perché il gioco passa attraverso i piedi buoni, ma non solo. “Certamente nella costruzione della rosa punto più su calciatori di qualità tecnica e intensi, amo i difensori che sappiano impostare e un portiere bravo coi piedi perché nel calcio di oggi anche i portieri devono partecipare all’azione. Non credo di inventarmi nulla, sicuramente il solco da seguire è quello del calcio che si gioca oggi in Europa, poi ogni allenatore deve essere bravo a metterci il pizzico di lavoro personale”. Ex selezionatore della Rappresentativa Nazionale di Lega Pro, Valerio Bertotto è abituato a lavorare coi giovani, questo non preclude di poterlo fare anche con calciatori di maggiore esperienza. “Quello che i ragazzi più giovani abbiano più voglia di imparare o si applichino meglio è un falso mito. Non è importante avere 18 o 35 anni, la cosa principale è la voglia di lavorare ed essere utile per la squadra. Non chiederò mai a un terzino di fare il centravanti ma chiaramente mi aspetto grande disponibilità e duttilità dai miei ragazzi”. Quello che chiede è quello che ha dato quando sul rettangolo da gioco era un calciatore, difensore centrale interprete di diversi moduli e soluzioni il tutto sotto la sapiente guida di grandi tecnici del calcio italiano. “In carriera ho imparato tanto da allenatori come Zaccheroni o Spalletti, ma da tutti ho preso qualcosina. Ho giocato a uomo ed a zona, con la difesa a 3 o a 4. La cosa importante è sempre stata quella di sposare la filosofia ed avere una vera e solida identità. Come allenatore cerco di seguire questa strada, credo possa essere quella giusta”.

* foto tratta da www.quotidiano.net

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