Undici punti, ultimo posto, due dimissioni. Il 2022 del Messina finisce nel modo più amaro possibile. L’assenza dell’ufficializzazione delle nuove figure tecniche diventa sottofondo stonato per una piazza che fatica a comprendere come sarà l’anno che verrà dei giallorossi.
RESPONSABILITÀ – Che succede in casa Messina? L’intervista che il presidente Sciotto ha rilasciato alla Gazzetta del Sud non ha avuto il seguito delle ufficialità. Non un aspetto superficiale, perché se tutto resta in divenire è facile che scompaia prima di nascere. Anche se è pacifico che così non sarà. Gli addii di Pitino e Auteri sono stati fisiologica conseguenza di un progetto nato fallito. Sopravvalutazione delle proprie capacità alla base di tutto, con l’aggravante di aver presunto una competenza tecnica e didattica non presente. Pitino e Auteri hanno deciso di riscrivere una rosa formata da buoni elementi, lo hanno fatto per volontà non solo personale vista l’indicazione di una proprietà non più incline a investire cifre ingenti. Peccato, però, che la logica non abbia fatto capolino dalle parti della dirigenza del Messina. Alla parte economica non è stata sommata quella tecnica, così la squadra che ha visto la luce presenta le tipiche carenze che costringono una proprietà a spendere tre volte: la prima nella costruzione, la seconda nel mercato degli svincolati (seppur minimo col solo arrivo di Ngombo) e la terza nel mercato di gennaio. Un capolavoro alla rovescia. Tornare a scrivere della pochezza della rosa – alla quale non va mai sottratta la lenta decadenza di un Auteri rimasto incastrato nei propri tatticismi – diventa ininfluente al fine del futuro. Ecco, il domani resta la cosa più importante. Sciotto – nell’intervista alla Gazzetta del Sud – si rammarica della troppa carta bianca concessa. Un esercizio di retorica e caccia alla via d’uscita che non attira e convince nessuno. Nei suoi 6 anni alla guida del Messina – tolta la parentesi della promozione – non possono sempre essere i dipendenti a tradire nei risultati ottenuti e sbagliare. Concetto che non passerà mai, soprattutto se si conosce il carattere di un professionista che, nelle sue attività imprenditoriali, non pare incline a permettere la conclusione di ogni singola trattativa senza prima il proprio consenso. Un imprenditore così meticoloso non può essere, allo stesso tempo, un presidente tanto leggero nel concedere al direttore sportivo di turno di smantellare e rimontare la sua squadra a proprio esclusivo piacimento. Occorre sempre la giusta misura: supervisionare non è sinonimo di mancanza di fiducia, saper dire di “no” al momento giusto è capacità essenziale. L’autonomia per qualsiasi dirigente è importantissima, ma che un presidente non possa metter bocca – nel momento in cui comprende che la via presa non sia quella giusta – non è assolutamente credibile.
CARTA BIANCA – Scenario chiaro e noto da sempre. E adesso? Il nome sul taccuino di Sciotto è quello di Pasquale Logiudice. Direttore sportivo dal curriculum pesante e reduce da buone stagioni a Catanzaro e dalla rimonta salvezza ottenuta ad Andria lo scorso anno. In assenza di sorprese da notte di Capodanno sarà lui il nuovo direttore sportivo del Messina. Nel paradosso di questa stagione senza senso, però, la prima cosa che dovrà essere concessa a Logiudice sarà proprio la carta bianca contestata al predecessore. Non una situazione simile, nemmeno paragonabile. Il materiale calcistico che Pitino ha scelto di demolire aveva un valore riconosciuto ed era evidente – già dai primi “colpi” – che la tendenza tecnica era al ribasso. Il quadro tecnico attuale è troppo insufficiente per mettere paletti. Almeno in uscita. In entrata servirà l’esperienza e la capacità di far fruttare gli intrecci di questi anni di carriera dello stesso Logiudice. A Sciotto il compito di aver vagliato al meglio la figura del nuovo ds e di saperlo “affiancare” nella maniera migliore possibile. La speranza, intanto, è quella che la macchina sia già al lavoro. Tra qualche ora sarà 2023 e, soprattutto, mancherà meno di una settimana al ritorno in campo. Virtus Francavilla e Viterbese come primi ostacoli del nuovo anno: due sfide decisive. Il Messina, però, non ha ancora una guida tecnica visto che Cinelli non è in possesso del patentino da primo allenatore. Promozione di Gaetano Di Maria o ritorno di Raciti, nella speranza che il tutto sia stato avvalorato dallo stesso Logiudice. Sarebbe sgradevole imporgli la scelta per poi chiedere un suo intervento al primo risultato negativo. Insomma, che si decida di concerto. Se un diverso allenatore dovesse essere scelto che venga fatto tutto nel più breve tempo possibile. L’argomento più spinoso resta il mercato: da dove cominciare? Dalla porta all’attacco senza pietà. Impossibile, perché un mese – pieno di sfide complicate – non può bastare per rifare una squadra alla quale, poi, dover concedere il tempo di trovare confidenza. Un paio di interventi per reparto, nessuno escluso.
BOCCIATI – In porta non convincono Lewandowski e Daga, un titolare di grande personalità sarebbe necessario. La Viterbese ha suonato a casa Offredi (svincolato), buona chiamata se arriverà. In difesa Berto e Filì sono calciatori in prestito e per vederli lontano da Messina servirà un accordo con Atalanta ed Empoli. In più, sono due ragazzi di buon valore e che possono dare una mano come rincalzi. Angileri e Trasciani hanno mostrato buone doti, ma senza una guida sono calciatori che rischiano la deriva. Celic e Carillo erano titolari che facevano giocare con più tranquillità. Non è riuscito a esserlo Camilleri. La sua presenza nello spogliatoio peserà pure, ma troppi infortuni sono un problema. La probabile conferma di Cinelli condurrà a una difesa a quattro: servono due centrali. E due terzini: mancini per chiudere la falla a sinistra e anche per compensare il possibile addio di Fazzi. A centrocampo mancano tempi di gioco e forza fisica, per questo serviranno due elementi con queste caratteristiche. Fiorani e Mallamo hanno convinto, Marino si è spento presto mentre Fofana gode di un bagaglio passato che potrebbe farlo confermare. Dal dramma alla tragedia quando si passa al reparto offensivo: per logica servirebbe un azzeramento totale. Catania ha mostrato sprazzi interessanti, ma anche lui non sembra progredire come atteso. Bocciati Curiale e Balde, la vera difficoltà sarà capire le modalità di addio. Si prenda coscienza da ambo le parti. Ngombo è appena arrivato, merita una minima chance. Iannone ha cattiveria ma poca maturità calcistica, su Grillo le bocciature si sprecano. Napoletano? Altro prestito, vale il discorso fatto per Berto e Filì. In attacco, allora, serviranno almeno quattro innesti. Il modulo di Cinelli oscillerà tra un 4-2-3-1 e un 4-3-3, per questo occorre rifare il comparto esterni e trovare una prima punta titolare con Ngombo solo alternativa. Sogno o realtà? Servirà, quantomeno, tutto il possibile.