Difficile? Non importa. Le sconfitte con Juve Stabia e Campobasso hanno azzoppato il cammino salvezza del Messina, con una zona playout che pressa da sotto e vuole trascinare i giallorossi. Contro il Catanzaro l’impegno rientra tra quelli proibitivi, ma alla squadra di Raciti non è più concesso rallentare.
VOLERSI MIGLIORARE – Uno dei problemi più grossi di questa stagione del Messina è stata la mancanza di responsabilità. Un continuo scarica barile in cui nessuno sentisse il bisogno di prendersi una colpa. Sullo aveva bisogno di tempo, quello che non aveva avuto Argurio, con Sciotto che comunque ci aveva messo i soldi. Capuano era il re della lista delle attenuanti, con l’esercizio retorico di premettere di non cercare scuse. Puntualmente faceva il contrario, annoiando già alla prima conferenza stampa. Raciti si è preso complimenti e critiche, palesando di soffrire troppo le seconde tanto da rivendicare ogni punto conquistato. Non serve, perché che la salvezza del Messina – se salvezza sarà – dovrà essere appuntata al petto del tecnico catanese. Gli errori, però, li commette anche lui (e tutto lo staff) e quando accade – come a Campobasso – prova a trincerarsi dietro 7 minuti ben giocati (anche se non è vero) e mezzo tiro in porta nella ripresa. Gioco delle parti, che può anche starci ma che rientra nel grosso problema del Messina: la colpa. Sentire la colpa, il senso di responsabilità, capire di non aver dato o fatto il massimo serve a migliorare, a migliorarsi, a volere tutti di più. Troppo spesso, poi, quelli a prendersi le lavate di capo più pesanti sono stati – anche giustamente – i calciatori. Che hanno meno possibilità di parlare e spiegare, giustificare e, chissà, ammettere qualche mancanza. Catanzaro ostacolo alto, come quelli saltati di slancio a Palermo e Bari. La sorpresa, quindi, è dietro l’angolo. Non solo per un riscatto mentale, ma perché il Messina è squadra tanto semplice quanto nota: difesa e contropiede. Soffrire quando si deve fare la partita è ovvio, perché per farlo serve una qualità e un atteggiamento che non possiede. Se vuoi palleggiare devi giocare più corto, coi reparti stretti e con maggiore qualità. Il Messina non lo fa, perché ha deciso di bloccare la sua difesa sulla riga dell’area di rigore e di sfruttare la velocità in ripartenza. Contro Palermo, Bari e Foggia la tavola è imbandita per la fame del Messina, quando si trovano di fronte muri come Monterosi, Juve Stabia o Campobasso, ecco che lo stomaco dei giallorossi si chiude. Insomma, tutto molto semplice. Le motivazioni contano tantissimo, ma sul cammino della squadra di Raciti di squadre motivate ce ne saranno tante. Forse Latina e Turris le uniche meno incattivite, ma il resto cerca punti come e quanto i giallorossi. Impossibile, allora, fare calcoli. Migliorare a metà marzo nel gioco non è fattibile, meglio sfruttare le armi a disposizione. Contro il Catanzaro sarà più scontato, perché i calabresi verranno al San Filippo con la voglia e il bisogno di fare la partita per trovare una vittoria che sfoghi la rabbia della sconfitta subita col Bari e consolidi il piazzamento in vista dei playoff.
PUNTARE SUL MEGLIO – Il tempo per lavorare non c’è stato. Il rientro da Campobasso è stato solo lunedì alle 6 del mattino, poi riposo e scarico con rifinitura annessa nella giornata di martedì. Tutta una questione di testa e di ragionamenti tattici su cose note. Le scelte in Molise non hanno convinto, quelle contro il Catanzaro non potranno essere sbagliate. Nel pre gara ha sempre ragione il tecnico, perché allena lui e conosce meglio condizione fisica e mentale. A posteriori – per tifosi e critica – è facile contestare. Basterebbe, a volte, dire a priori chi sta bene e non può dare più di una mezz’ora. Anche questo, però, rientra nel gioco delle parti. Contro il Catanzaro mancheranno ancora Matese, Burgio, Fantoni e lo squalificato Morelli (che salterà anche Avellino prima di tornare a disposizione contro il Latina). In difesa non cambierà nulla, l’unico dubbio potrebbe riguardare la porta ma Lewandowski resta in vantaggio su Caruso. Il dubbio resiste, di quelli che stuzzica. In mezzo al campo occorre la tecnica di Marginean, mentre Rizzo pare ancora lontano dalla condizione per partire dall’inizio. Dubbio da sciogliere mercoledì mattina, in caso positivo l’escluso sarebbe Damian. In avanti, invece, potrebbe cambiare l’intero reparto: Russo e Gonçalves sugli esterni con Piovaccari riferimento centrale. A Campobasso un tempo giocato con tanta cattiveria, impossibile rinunciare a lui in un momento del genere – ma questa è un’opinione personale -, tanto che potrebbe risultare più conveniente vederlo in campo dall’inizio – e fino a quando le energie reggeranno – che come mossa in corso d’opera. Di fronte un avversario ferito, anche arrabbiato viste le polemiche arbitrali che hanno accompagnato il post gara contro il Bari. Out l’ex Martinelli – che dovrebbe essere rilevato da Gatti -, ma nelle intenzioni di Vivarini sembra esserci poca voglia di mischiare troppo le carte, preferendo puntare sulla formazione capace della quasi rimonta sulla capolista.
MESSINA (4-3-3) Lewandowski; Trasciani, Celic, Carillo, Fazzi; Fofana, Damian, Marginean; Russo, Piovaccari, Gonçalves. All. Raciti
CATANZARO (3-5-2) Nocchi; Scognamillo, Fazio, Gatti; Bayeye, Verna, Maldonado, Sounas, Vandeputte; Vazquez, Biasci. All. Vivarini
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale