Messina-Catanzaro, il prontuario degli illimitati limiti

Pubblicato il 17 Marzo 2022 in Primo Piano

Chi rompe, paga e dei cocci non sa che farsene. Il Messina è beffato, con un amaro che fatica a digerire visto quel risultato positivo trovato con le unghie e scivolato via un paio di minuti dopo. Al Catanzaro bastano tre affondi, perché quando conta la qualità (tecnica e mentale) il Messina non c’è.

CONSEGNATI – Alti e bassi, ma quest’ultimi davvero bassissimi. Terza sconfitta consecutiva per la squadra di mister Raciti (voto 5), ma il copione è diverso rispetto a quelle con Juve Stabia e Campobasso. C’è un approccio da squadra che vuol provarci, e che ci riesce pure quando Fofana trova il varco nella difesa calabrese – anche se la posizione resta più che dubbia – per firmare un vantaggio che premia un avvio nel quale Damian aveva già scaldato le mani di Nocchi. Peccato, però, che il primo tempo offensivo del Messina sia tutto lì. Dopo la rete, infatti, i giallorossi commettono l’errore che li consegna al Catanzaro: si abbassano. Tanto, troppo. Si schiacciano. Difendere nella propria trequarti è sempre un rischio, contro una squadra che sa palleggiare e sa farlo con pazienza è, praticamente, un suicidio sportivo. Il Catanzaro non ha fretta, forse perché non ha neanche più la stessa fame pre sconfitta col Bari. Nessun panico, tanta pazienza e la certezza che la falla si aprirà. Vandeputte gioca una partita – tecnicamente e tatticamente – di categoria superiore, il fatto che firmi due assist è la logica conseguenza. Nelle reti dei calabresi c’è tanto della loro bravura, ma c’è anche un Messina incapace di mettere in campo cattiveria agonistica. Statella e Trasciani guardano Vandeputte e non accorciano con rabbia, Carillo viene portato a lezione da Iemmello: il numero 90 calabrese lo tocca quanto basta per prendergli posizione e tempo, il colpo di testa è un gioco da ragazzi e per Carillo non c’è nulla da fare. Lewandowski resta inchiodato, ma non avrebbe potuto fare di più anche volendo. Una rete quasi fisiologica, col Messina che paga l’incapacità di pressare ancora alto e tenere la linea difensiva lontano dalla propria area di rigore. Il pericolo portato in casa. Non casuale, allora, che il raddoppio sia una specie di fotocopia. Poco da spiegare o analizzare, con la ripresa che ripercorre i passi del primo tempo. Catanzaro che palleggia con pazienza, non appena si apre un buco in verticale il Messina è spacciato. Ancora difesa ferma, distratta, che non sa leggere e sbaglia in blocco. Fazzi che fa crossare Bjarkason, poi Carillo che perde contrasto e seconda palla con Vandeputte – che tira fuori una mega giocata per il secondo assist di giornata -, infine ci sono Celic e Trasciani a completare l’opera. Carlini arriva da dietro, da solo, legge lo sviluppo e sa dove andare a colpire. I difensori del Messina no, loro si perdono dietro posizioni tenute con leggerezza. Celic resta nella terra di nessuno, lontano da Iemmello e in ritardo su Carlini; Trasciani non attacca la palla – non percependo il pericolo -, ma resta su Biasci cullandosi nel compitino. Buca la scalata e diventa spettatore impotente – come del resto Celic – del colpo di testa di Carlini. Due reti identiche, col filo comune dell’averle subite a difesa schierata, ma ferma. Raciti prova a cambiare il corso della partita. Tocca, allora, aprire una larga parentesi: le scelte iniziali.

FIGLI DEL PROPRIO VALORE – La panchina contemporanea di Adorante e Piovaccari convince pochissimo, con Busatto che diventa pasto facile per gli affamati centrali di Vivarini. Fuori anche Russo, come Marginean che resta a zero minuti per un problema alla caviglia che non lo fa allenare bene. Quando Adorante, Piovaccari e Russo entrano in campo la differenza è evidente, soprattutto quella che porta il più esperto di loro. Piovaccari trascina, preoccupa i difensori avversari e sa toccare la palla. Non fa gol, forse neanche assist se si vuol essere puristi, ma la sua rovesciata ciccata lo diventa per Adorante. Attaccante d’area il ragazzo, di quelli a cui basta una palla. Il 4-3-3 ha dato maggiore equilibrio al Messina, difficile ripensare i giallorossi con il doppio centravanti, almeno dall’inizio. Allora, diventa una questione di uomini: Busatto ha fatto benino col Monopoli e gol con la Vibonese, ma contro Juve Stabia e Catanzaro i suoi limiti di esperienza si sono palesati tutti. Un tempo contro il Campobasso, qualcosa in meno con il Catanzaro, invece, per un Piovaccari che pare essere pungolo per la squadra. Il suo ingresso sveglia tutti, preoccupa gli avversari e frutta la rete del pari. Peccato, però, che la giornata nera della difesa non fosse finita. Ci torneremo dopo, perché la questione scelte pesa davvero tanto. Un passo indietro ci aiuta per notare come dopo la rete del pari di Iemmello il Messina non reagisca, forse perché il risultato era ancora positivo, forse perché non avrebbe potuto. Busatto – come detto – non era nelle condizioni di tenere alta la palla, sugli esterni non c’era la tecnica in velocità che serviva. Statella firmerà anche l’assist per Fofana, ma nella sua partita c’è poco, anche perché da quella parte Vandeputte pare indomabile. Scelta filosofica: temerlo o attaccarlo? Con Russo titolare si sarebbe potuta giocare la carta dell’attaccarlo per tenerlo basso, o comunque impegnarlo – un po’ di più – in fase difensiva. Il belga gode di libertà e si impone. Gonçalves gioca una partita stranissima: non trova mai il tempo per puntare Bjarkason, ma una mano gli arriva da Vivarini che tira fuori l’islandese per Bayeye. Per Gonçalves il mismatch è favorevole, Raciti si ingolosisce e abbassa il portoghese per inserire Catania alto. Il Messina sulla corsia mancina non punge più. Perché il numero 20 resta calciatore che ha bisogno di spazi da aggredire, ma che non ci sono. Poi, c’è il contraltare di un Gonçalves tornato terzino e protagonista del disastro finale. Riportare il portoghese sulla linea difensiva è stata opzione trascurata – e spesso chiesta da tifo e critica – in altre circostanze, ma ci sono avversari e avversari per farla. Il pari di Adorante è figlio di una manovra davvero avvolgente – non a caso nata dai piedi di Russo sulla fascia destra -, della voglia di Piovaccari e della cattiveria dell’attaccante in prestito dal Parma. Ingredienti che si sommano e danno al Messina un pari insperato. Tutto buttato, tutto cancellato. Basta un rinvio lungo e un Catanzaro che ci crede e il Messina cade: male Carillo, malissimo Gonçalves che trema al cospetto di Bombagi. La ciliegina la mette Trasciani che accompagna Biasci al tiro, Lewandowski resta portiere che può poco. A prescindere. Impossibile digerire, perché il pari strappato doveva essere difeso con una cattiveria che questa squadra non sembra avere. Personalità, chiamatela come preferite. Una squadra decisa, rabbiosa, la stessa squadra – o parte di essa – che aveva trovato quel pari avrebbe dovuto difendere meglio, di (e da) squadra. Sfilacciati, aperti, molli e tremendamente leggeri. Raciti parla di una buona prestazione, a tratti migliore di quella del Catanzaro. Punti di vista, ma il campo ha detto altro. Ha detto che il Messina ha avuto le sue chance per provare a strappare almeno un punto, ma tra il potere e il riuscirci c’è di mezzo il valore reale di calciatori e tecnici.

Lewandowski 5: spettatore non pagante quando Iemmello e Carlini lo bucano, poco convinto quando esce per chiudere la giocata di Biasci che vale la terza sconfitta consecutiva.

Trasciani 4,5: soffre tutta la partita Vandeputte e difetta troppe volte in fase di possesso. In occasione della rete di Carlini non legge bene la traiettoria e si accontenta del compitino, restando sul suo uomo nonostante potesse accorciare sull’autore del gol calabrese. Nel finale è lento e impacciato quando Biasci lo brucia per la rete che chiude i conti.

Celic 4,5: in sofferenza continua. Nel raddoppio calabrese perde di vista la giocata, non tiene Iemmello e non copre l’inserimento di Carlini che gli sfila alle spalle e lo brucia.

Carillo 5: prova a prendere le misure a Iemmello, ma è un’illusione perché al primo tentativo il bomber lo taglia fuori e insacca. Quando entra Cianci non vince più un singolo duello aereo.

Fazzi 5: in fase difensiva non è un muro, in quella offensiva non c’è praticamente mai. (dal 27′ s.t. Catania 5: non riesce a incidere in nessun modo)

Fofana 6,5: bravissimo quando attacca lo spazio – nonostante un più che possibile offside – e trova la bella rete del vantaggio dopo una gran giocata tecnica. Corre, recupera e non molla fino all’ultimo.

Rizzo 6: buon senso della posizione e giocate sempre pulite, non spreca mai un pallone.

Damian 5,5: parte fortissimo, ma è tutto lì. Esce arrabbiato e non lo nasconde. (dall’11’ s.t. Piovaccari 6,5: non avrà i 90′ nella gambe, ma è il più vivace, voglioso e pericoloso dei suoi. Firma un assist involontario, ma senza di lui non ci sarebbe stata nessuna scossa)

Statella 5,5: bello l’assist per Fofana, poi c’è una partita in cui non riesce ad aiutare Trasciani nel contenere Vandeputte e si spegne alla distanza. (dall’11’ s.t. Russo 6: a gara in corso è sempre un fattore, ma la sua tecnica e vivacità servirebbe dall’inizio)

Busatto 4,5: non vede palla e quando ci prova commette una marea di errori tecnici e di inesperienza. Troppo scafati i tre centrali calabresi per lui. (dall’11’ s.t. Adorante 6,5: attaccante d’area, quando c’è da mettere la zampata, lui c’è sempre)

Gonçalves 5: strana partita la sua. In attacco si sveglia solo quando entra Bayeye che deve pagare un passo diverso rispetto al suo, ma dura poco perché Raciti lo arretra in difesa dove è tra i protagonisti del disastro finale quando contrasta in maniera timida Bombagi.

CATANZARO Nocchi 6; Scognamillo 6, Fazio 6,5, Gatti 6; Bjarkason 6 (dal 20′ s.t. Bayeye 5,5), Maldonado 6 (dal 30′ s.t. Welbeck 5,5), Verna 6, Vandeputte 7; Carlini 7 (dal 29′ s.t. Bombagi 6,5); Biasci 6,5, Iemmello 7 (dal 20′ s.t. Cianci 6). All. Vivarini 6,5

*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale

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