Messina-CdM, piccola città io ti conosco

Pubblicato il 16 Marzo 2019 in Primo Piano

Beata sia la sosta di campionato, utile a togliere dalle cronache la dannosa diatriba tra derby e stracittadina. Messina si prepara a una sfida decisiva: da una parte la rimonta dell’Acr, dall’altra la speranza del CdM.

FRATRICIDA – Una partita di calcio spesso non ha significati molto reconditi, altre volte sono i media a creare l’alone giusto per rendere epico qualcosa che invece è solo banale. Una Serie D non regala emozioni neanche il giorno della rivalità massima, perché la sfida tra due squadre della stessa città dovrebbe rappresentare il tetto dei contrasti. A Messina non è così: non lo è perché la storia racconta di due società non accompagnate dall’amore. Il Città di Messina resta il lodevole sforzo di un gruppo imprenditoriale che continua a crederci, il peccato resterà sempre quello di non aver costruito uno zoccolo di tifosi. Il CdM non ha seguito, vive nella strana condizione di essere una società ai piedi del professionismo ma con il codazzo di una piccola società cittadina. Il tifo non lo puoi costringere, il tentativo di creare l’alternativa resta ma senza qualcuno “per cui giocare” non è la stessa cosa. L’Acr, paradossalmente, vive una condizione ancora più triste: il tifo o l’amore lo ha ereditato. È bastato scegliere l’acronimo giusto per attirare innamorati delusi, ma la distanza si è accentuata quasi immediatamente perché questo Messina non è il loro Messina. Una città che continua ad avere fame di calcio, voglia di emozionarsi per una passione che non può morire; che oggi vive una rivalità tra fratelli che diventano nemici solo per giustificare la loro stessa essenza.

IL CAMMINO – Tracciando una linea la stagione del CdM rimane coerente agli obiettivi: la squadra messinese non può ambire a qualcosa di diverso da una salvezza strappata tramite playout, tutto quello che verrebbe in più andrebbe archiviato nella casella dei miracoli sportivi. L’esonero del ds Angelo Alessandro prima e del tecnico Furnari dopo rappresentano i punti più bassi della stagione, due passaggi di banalità gestionale che cozzano con una realtà che parla di una rosa mediocre dalla quale Furnari stava tirando fuori il meglio e il massimo. Il campo è giudice, va oltre le analisi di chiunque e affidarsi al passato di moda Viola sembra più il battito circolare delle ali del gabbiano morente. Salvezza? Forse, ma sarà durissima. In casa Acr Messina, invece, la storia è nota tanto che ricordarla non serve a nulla. Il rimpianto è già vivo: si guardano classifica e calendario maledicendo i punti persi in dicembre, quelli che oggi sarebbero serviti per puntare alla zona playoff, il risultato che misto alla Coppa Italia avrebbe riacceso la speranza ripescaggio; con buona pace dei vertici Federali che in estate faranno i conti col disastro da loro stesso costruito, con una Serie C che prepara i necrologi di troppe società.

LA PARTITA – All’andata mister Furnari demolì tatticamente Biagioni, con un CdM corto e aggressivo. Palla a terra e profondità, tutte cose perse nello scorrere della stagione. L’esordio di Viola non fa testo, perché il Bari non è avversario giudicante per nessuno e così sia. Il 4-3-3 sembra pronto per la soffitta, riposto nel baule dei sogni irrealizzabili con il ritorno al conosciuto 3-5-2. Per migliorarlo si punterà su qualche bandiera, con Paterniti che scalpita e il resto della squadra che ricerca certezze. Dall’altra parte Biagioni lavora col gruppo al completo, ormai conscio dello sviluppo tattico e tecnico tanto da poter scegliere una formazione ormai “classica”. Troppo tempo per trovare il suo Messina, con la consapevolezza amara che alla fine di suo c’è stata la capacità di compattare il gruppo, perché in campo si vive di sprazzi di personalismo. Va bene così, perché in Serie D, in una stagione da bassifondi, forse è sempre stato sbagliato chiedere anche una trama di gioco e di calcio coinvolgente. Il CdM cercherà la piccola impresa, a tutti i costi e delegando al Messina la parte del fare la partita. La squadra di Biagioni non ha un risultato diverso dalla vittoria tra le opzioni, soluzione valida da qui alla fine di questo amaro torneo.

MESSINA (4-2-3-1) Meo; Biondi, Zappalà, Ferrante, Aldrovandi; Traditi, Bossa; Catalano, Cocimano, Arcidiacono; Marzullo. All. Biagioni

CDM (3-5-2) Paterniti; Bellopede, Berra, Bombara; Fofana, Costa, Calcagno, Ferraù, Fragapane; Di Vincenzo, Galesio. All. Viola

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