Salvare il salvabile, dimenticare le polemiche e, sopra ogni cosa, correggere gli errori. Il Messina perde contro un Crotone che si trasforma in un bagno di amara realtà per una squadra ancora acerba e che non può permettersi nervosismi eccessivi.
INGENUI – Le recriminazioni arbitrali – come storia del calcio insegna – lasciano il tempo che trovano. Solo valvola di sfogo e, spesso e volentieri, non fanno altro che innervosire la già suscettibile dirigenza arbitrale. Pascarella è mediocre, anche di più, non tanto nelle circostanze che il Messina contesta, ma in una gestione generale dove sembra incapace di tenere calmi i nervi dei protagonisti. Rigori in serie, ma se sul primo resta la furbizia di Tribuzzi, sul secondo il Messina paga la scompostezza della linea difensiva – con Angileri pessimo nell’occasione – e l’eccesso di fiducia di un Daga in ritardo. Episodi che pesano sui nervi, come la poco intelligente esultanza di Chiricò che sfida pubblico e ambiente (ma le bottigliette non si lanciano, perché a pagare sono tutti con la società in testa). Evitabile, anzi di più. Il Messina ci cade dentro con tutte le scarpe, perché il piano emotivo è quello che il Crotone gestisce con esperienza. Era anche la paura di Gaetano Auteri (voto 5,5), che nel pre gara aveva palesato il suo timore per l’impatto mentale della sua squadra. Ondivago, perché se qualcuno mostra personalità, altri si nascondono. La cosa migliore resta l’identità di squadra, che c’è e si vede: voglia di non farsi schiacciare, possesso ordinato e movimenti senza palla. Manca qualità, così un paio di tagli non vengono premiati o sono fermati da errori di misura. Difesa tutta under che non regge, attacco che non punge con Grillo fin troppo timido e un Balde che fa quello che ci si aspetta da lui: movimenti confusi e scelte spesso sbagliate. In mezzo c’è una mediana tenuta a galla dalla bella personalità di Marino, mentre Fofana si perde in una serata che non sembra la sua. Bene Versienti, anche benissimo, con due assist e tanta gamba. Se Chiricò non la vede per mezz’ora è merito suo, ma Catania lo aiuta poco e quando Calapai alza il suo raggio d’azione va in difficoltà. A destra, invece, Konate è l’anello debole: segna ma non è un fattore offensivo, in difesa è leggero oltre che falloso. Il rigore? Contatto veniale – un soffio più che una spinta -, furbo Tribuzzi e ingenuo lui. In mezzo ai rigori, però, c’è la rete di Marino che di banale ha davvero poco: si vede l’attitudine di Versienti a sfruttare il suo destro educato, poi la personalità dell’ex Seregno che – oltre a farsi apprezzare in costruzione – attacca gli spazi senza timore.
PUNTI DI RIFERIMENTO – Il primo tempo è un saliscendi di cose buone e meno buone (eufemismo). La ripresa, invece, è troppo influenzata dal finale di tempo: la rete di Kargbo destabilizza il Messina che si convince che il cross di Giron arrivi con palla già uscita – anche se la genesi dell’azione arriva da una mancata respinta di un Angileri ancora insufficiente -, non digerisce gli atteggiamenti dei calabresi e – come nel più classico dei cliché – si fa tagliare le gambe dalla rete subita prima del gong. L’inizio ripresa è uno stillicidio: Tribuzzi triplica con la difesa giallorossa tutta fuori posizione. Nulla in confronto a quello che si vede quando il Crotone cala il poker: nessuna pressione su Kargbo che crossa dalla sinistra, Awua attacca spazio e pallone con Filì che si ritaglia il ruolo di spettatore privilegiato. Una rete vista da vicino, peccato che avrebbe dovuto difendere quello spazio e quel pallone che Awua, come detto, stava attaccando. Il saliscendi resta, perché al 4-1 il Messina reagisce, capendo che il Crotone – che gioca un calcio davvero bruttino – si sarebbe abbassato. Manca qualità offensiva, così quando Napoletano – subentrante – chiama la palla invece di nascondersi, ecco che strappa un gradimento. Curiale ci mette esperienza, ma è troppo isolato. La rete di Konate è spettacolare nell’esecuzione, ma meno “preparata” rispetto a quella di Marino. Il raddoppio convince il Crotone a serrare, davvero, le fila. Il Messina non molla e tanto basta, perché crollare sarebbe stato più comodo. Le riflessioni, ora, si spostano su scelte e gestione: il nervosismo, come detto, era campo minato da non attraversare. La testa fa tutto, così non è mai furbo farsi condizionare. Poi, c’è il capitolo under: il Messina fa il minutaggio e si sapeva, con una rosa costruita per dare ad Auteri le maggiori opzioni possibili. Le circostanze – con Ferrini arrivato l’ultimo giorno di mercato e Camilleri fuori condizione – lo hanno costretto a una difesa tutta under. Bocciata, perché le ingenuità – denunciate dal tecnico nel post gara – sono state troppe. Auteri nella sua analisi glissa sull’arbitro, pensa alle cose di sostanza come gli errori commessi. Quattro under in campo sembrano quasi scontati, ma il minimo di tre sarà ovvio. Dividerli in maniera diversa per avere reparti più omogenei sarà la missione. Occhio a Fiorani, come a Piazza e Napoletano. I giovani non sono mai un problema, ma regalare un paio di guide in ogni zona del campo serve. Curiale, Camilleri, Ferrini e la cattiveria agonistica di Fazzi. Ripartire da nomi che questa categoria la conoscono benissimo e che, in circostanze simili a quelle di domenica sera, saprebbero gestire il nervosismo con maggiore malizia.
Daga 5: ingenuo quando concede il secondo rigore ai calabresi, potrebbe fare meglio in occasione della terza rete.
Angileri 4: dalla sua parte si balla parecchio, anche per la scarsa copertura di Konate, ma Kargbo e Tribuzzi banchettano. In occasione del rigore è goffo il suo tentativo di fermare il lancio di Chiricò, l’azione della seconda rete è favorita da una sua respinta cortissima.
Trasciani 5: come guida della linea a tre non trova mai una regia credibile, troppo spesso le misure vengono perse.
Filì 4: troppo inesperto per avversario di questo livello, quando non percepisce la pericolosità del cross di Kargbo per Awua mostra tutta la sua gioventù.
Konate 5,5: una rete, anche se spettacolare nei modi, non cancella una partita ampiamente insufficiente in entrambe le fasi e infarcita della solita pochezza tecnica.
Fofana 5: troppo nervoso, non sa dare tranquillità a una squadra che ne avrebbe bisogno. Non è il solito motorino e sbaglia tanto in fase di palleggio.
Marino 6,5: bella sorpresa. Detta i tempi, crea e trova anche una bellissima rete che rivela lucidità e capacità di inserimento. La sua sostituzione stupisce un po’. (dal 18′ s.t. Fiorani 6: buon impatto in un momento difficile)
Versienti 6: tra i migliori per intensità e voglia. Nella prima mezz’ora spegne Chiricò con tutte le armi possibili. Suoi gli assist per Marino e Konate. (dal 33′ s.t. Piazza sv)
Grillo 5: si vede pochissimo, anche se qualche movimento senza palla non viene premiato dai compagni e ne viene influenzato il giudizio sulla sua partita. (dal 18′ s.t. Napoletano 5,5: a differenza di altri entra con la voglia di tentare la giocata, ma il Crotone è ben coperto)
Balde 4,5: si muove tanto, ma non conclude nulla. Tatticamente farà anche quello che vuole Auteri, ma tecnicamente è discontinuo e non trova mai la capacità per colpire. Film già visto. (dal 42′ s.t. Zuppel sv)
Catania 4,5: un paio di spunti, poi tanta difficoltà. Il 3-4-3 gli toglie campo da attaccare. (dal 1′ s.t. Curiale 5,5: buona personalità e si sapeva. Due conclusioni, una fuori di pochissimo e l’altra sulla traversa)
CROTONE Branduani 5,5; Calapai 6, Golemic 6, Cuomo 6, Giron 6,5; Giannotti 5,5 (dal 1′ s.t. Awua 6,5), Petriccione 6,5, Tribuzzi 7,5 (dal 13′ s.t. Vitale 6); Chiricò 6 (dal 29′ s.t. Pannitteri sv), Gomez 5,5, Kargbo 7,5 (dal 29′ s.t. Panico sv). All. Nardecchia (Lerda squalificato) 6,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale