Capolinea. Giacomo Modica si dimette dopo la sconfitta del Messina contro il Crotone, ma il suo addio non è legato solo al risultato; anzi a incidere fortemente è la presa di coscienza sulla sua capacità di cambiare il destino di una squadra che, parole sue, avrebbe voluto lasciare già qualche mese fa.
IL BICCHIERE DELLA STAFFA – La questione campo va in secondo piano, anche perché diventa anacronistico commentare e analizzare le mosse di un allenatore che non proseguirà nel percorso. Certo, le scelte di Modica – iniziali e in corsa – convincono poco, soprattutto per la mancanza di azzardo quando decide di puntare ancora su profili inadeguati come Ndir e Luciani. Fuori Dumbravanu – che soffre, comunque, di un problema alla schiena in fase di risoluzione – e De Sena. Non tanto una questione tecnica, ma anche di messaggio da mandare ai naviganti per far capire loro che il tempo era scaduto. Il Crotone era troppo forte per i giallorossi, che durano una ventina di minuti per poi calare sia di testa che fisicamente. Longo – miglior tecnico della Serie C – prepara una squadra tecnica, organizzata e aggressiva; sfonda sulla destra giallorossa dove Lia è inconsistente e lo 0-2 probabilmente è anche stretto. Il Messina tiene in fase di contenimento come può, ma mostra una pochezza offensiva clamorosa. Dell’Aquila fa vedere talento, ma cosa fare dopo il dribbling è importante. Imparerà. Pedicillo gioca da solo e non ha la capacità totale per farlo; mentre Luciani va archiviato. Insomma, fare male a D’Alterio era impossibile ma non calciare mai nello specchio diventa drammatico. De Sena avrebbe fatto di più? Chissà, ma era fondamentale far passare il messaggio che si fosse voltata pagina. Modica (voto 5) decide di affidarsi a un ibrido e la sua squadra risponde come altre volte in stagione. Una prestazione che suggerisce che il lavoro di Roma sia tanto: la difesa riparte da un Ingrosso discreto, attende Dumbravanu e dovrebbe trovare (velocemente) un centrale di piede destro. Non solo, perché in mediana Crimi piace per impegno ma il ruolo è di quelli difficili per entrare subito in ritmo; ma il problema è legato alla regia dormiente di Petrucci e un Garofalo dimenticabile. Occorre rifare tutto da zero, come sta succedendo per un attacco dove De Sena deve essere solo il primo tassello. Chiaro, ora tutto sarà diverso perché il cambio in panchina potrebbe portare a un tecnico dalle visioni tattiche diverse. Anche per questo, quindi, serve individuarlo immediatamente e “accontentarlo” almeno nelle caratteristiche dei calciatori in arrivo. Inoltre, si gioca già sabato e la sfida rappresenta l’ultima speranza di salvezza.
L’ADDIO – Il discorso prende una piega che potrebbe diventare infinita. C’è da scendere nei meandri dell’addio di Modica, ma l’attualità suggerisce di guardare con terrore la classifica. La Casertana è passata sul campo della Turris allungando a +4, in vista c’è lo scontro diretto del Pinto che potrebbe far scappare i campani tanto da pensare di poter evitare i playout (che non si giocano con un vantaggio dai 9 punti in poi) e mandare in D il Messina insieme alle già spacciate Turris e Taranto. Sì, già all’alba del girone di ritorno i giallorossi potrebbero essere condannati. Non aritmeticamente o definitivamente, ma psicologicamente sarebbe un calcione di quelli a cui sarebbe difficile reagire. Altra faccia della medaglia, però, la possibilità di vincere e tornare ad accorciare con sullo sfondo l’incrocio interno col Latina che potrebbe diventare utile per sperare addirittura in una salvezza diretta. Che paradosso. La realtà, quindi, racconta come le prossime due settimane siano quelle decisive per comprendere che tipo di campionato attende il Messina. Chi lo guiderà? Presto per dirlo, ma è il momento di comprendere i motivi dell’addio di Modica. Il tecnico parla con sincerità quando ammette di aver sbagliato, intanto, ad accettare l’incarico lo scorso giugno. Non c’era alcuna garanzia e oggi risuonano come decadenti le idee sull’asticella da porre più in alto vista la possibilità di una nuova proprietà. Tutto è arrivato molto più tardi, nel frattempo lui, Costa e Pavone hanno messo insieme una rosa mediocre, con qualche singolo di livello – lo racconta il mercato che li vede protagonisti di trattative con squadre importanti – ma che messi insieme non fanno una squadra. Sarà anche un gruppo di bravi ragazzi, ma una squadra è un’altra cosa. Questa rosa non funziona, non si incastra ed è influenzata da mediocrità sparsa ovunque. Difesa, centrocampo, attacco: non c’è un reparto che si può salvare. Compreso chi è andato via. Restare, costruire e decidere. I verbi che condannano Modica, perché rimanere è stato un errore – da lui ammesso -, tanto quanto credere di potersi affidare a calciatori di un livello non adeguato. Poi, c’è stata la gestione: complicata da fattori esterni che confessa a mezza bocca, ma un allenatore che sottolinea – come già fatto post Taranto – che pagare gli stipendi non basta sta già dicendo tanto. Questioni di organizzazione, di vivere quotidiano, di banale possibilità di lavorare serenamente pensando solo al campo. Sciotto non gli ha regalato nulla di tutto ciò, ma la sua ingenuità è stata quella di accettare nonostante la consapevolezza che tutto sarebbe rimasto uguale. Il cambio di proprietà è arrivato molto dopo e chissà quanto tempo ci vorrà per riportare la normalità dove non c’è mai stata. Modica doveva lasciare dopo la partita di Monopoli dello scorso anno. Questa stagione nasce male, pasticciata e condotta con l’incertezza ovvia di chi deve gestire difficoltà e mediocrità. Modica sbaglia la formazione? L’ultimo dei problemi. Perché pescava in uno stagno in cui c’era pochissima qualità e pochissime differenze. L’errore era nella genesi – come da lui stesso ammesso -, il resto è conseguenza. Poco importa, ormai, perché Modica ha detto “basta” e il mercato sta modificando la rosa.
CHI ARRIVA? – È già tardi per scegliere. Perché sabato giunge presto e la sfida con la Casertana, come detto, è decisiva. Allenamento diretto da Carmelo Mancuso – tecnico della Primavera – con il ds Roma impegnato nel chiudere affari di mercato e individuare il nuovo allenatore. Ufficiale l’ingaggio di Marcel Buchel – ne avevamo scritto giorni fa -, col Messina che ha superato la concorrenza e accoglie nuovo fosforo in mediana. Questione allenatore: primi nomi a circolare quelli di Pasquale Marino e soprattutto Cristiano Lucarelli. Caratterialmente, il livornese, sarebbe la scelta ideale per affrontare col piglio giusto questo scorcio di stagione. Resta solo un’opzione su cui pesa anche il ricco contratto ancora in essere col Catania. Se ne saprà di più a breve. Non solo loro due, perché per continuità tecnica e tattica interessa anche Vincenzo Cangelosi, ex allenatore proprio della Casertana. Da comprendere, quindi, quale direzione voglia seguire Roma: se quella della continuità tattica (anche visti i calciatori in rosa) oppure quella dello stravolgimento anche emotivo.
Krapikas 6
Un paio di interventi, poi sulle due reti non può nulla.
Lia 5
Male. Sempre saltato e fuori tempo sugli affondi di Vitale e Giron; anche in fase di possesso commette una marea di errori. Con l’addio di Modica potrebbe anche partire.
Ndir 4,5
Tecnicamente non pronto, troppi errori di misura in fase di possesso e le letture sono tutte errate con Gomez che fa quello che vuole. E meno male, per lui, che non è in giornata di grazia. (dal 18′ s.t. Morichelli 5,5: entra in un momento difficile, può fare molto poco)
Marino 5
Prova a restare a galla con un po’ di esperienza, ma anche lui va in difficoltà di fronte alle mareggiate dei calabresi.
Ingrosso 5,5
L’impatto è positivo, un paio di discese poco premiate ma che mostrano un calciatore interessante. Cala alla distanza e finisce per soffrire.
Garofalo 5
Primo tempo con buona quantità e voglia di lottare, poi spegne totalmente la luce e pasticcia senza sosta.
Petrucci 5
La sua regia è lentissima, banale e facile da leggere. Prova a tenere la squadra equilibrata, ma se la manovra è prevedibile la colpa è anche sua. (dal 18′ s.t. Anzelmo 5,5: entra a partita chiusa, ci mette impegno ma non può bastare per la sufficienza)
Crimi 5,5
Sul primo gol si fa bruciare da Tumminello, ma la sua chiusura è segnale di sacrificio dato che è lucido nel leggere gli errori nella scalata dell’intera squadra. Fatica a incidere, ma il suo è il ruolo più difficile per un nuovo arrivato. (dal 32′ s.t. De Sena s.v.)
Dell’Aquila 5,5
Personalità e tecnica. Salta l’uomo con regolarità, poi gli manca la capacità di fare la scelta giusta, ma c’è qualità. Sulla prima rete è molle nel difendere, ma non pare avere la struttura fisica per farlo con intensità. (dal 18′ s.t. Re 5: altra prova ectoplasmatica)
Luciani 4,5
Due sponde e nulla più. Fagocitato dai centrali avversari, non tiene una sola palla in alto e non detta un singolo passaggio in profondità. Quando azzecca un movimento, i compagni non lo servono. Non è all’altezza di fare il titolare in una squadra che necessita di gol pesanti.
Pedicillo 5,5
Buoni spunti e voglia di puntare l’avversario, anche se dimentica facilmente di passare il pallone. Diventa fine a sé stesso e non si trasforma in utile. (dall’11’ s.t. Cominetti 4,5: la Serie C è un muro che non riesce a valicare. Spara sugli spalti un destro che non poteva avere un finale alternativo)
CROTONE D’Alterio 6; Guerini 6 (dal 39′ s.t. Piras s.v.), Armini 5,5, Di Pasquale 6, Giron 6,5; Gallo 7 (dal 43′ s.t. Stronati s.v.), Barberis 6; Silva 7 (dal 39′ s.t. Vilardi s.v.), Tumminello 8 (dal 29′ s.t. Oviszach 6), Vitale 7,5 (dal 29′ s.t. Schirò 6); Gomez 6. All. Longo 7,5
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale | ph. Francesco Saya