Se tre indizi costituiscono una prova, dopo la terza sconfitta stagionale il Messina è già a un passo dal “anche per quest’anno, sarà per l’anno prossimo”.
LE COLPE DEI SINGOLI – Al cospetto di una squadra ben più solida del Marina di Ragusa e del Troina, al primo impegno casalingo in cui occorreva “fare la partita”, i biancoscudati si sono sciolti come neve al sole. Poco cambia, dal punto di vista della valutazione, l’eventuale vittoria a tavolino. Negli occhi, restano comunque i 90’ di sofferenza, aggravati dall’inferiorità numerica nell’ultima parte di gara. Non c’è nemmeno da puntare il dito contro i singoli: non se n’è salvato uno. Il centrocampo e il suo perno, Facundo Ott Vale, sono l’esemplificazione del momento che, sin da inizio annata, attraversa la squadra. Un reparto statico, in confusione tattica, alla ricerca di una dimensione, che per il momento si limita a svolgere il compitino: passaggi scolastici, rigorosamente non in profondità. La difesa, messa in croce per le tante imbarcate subite, non ha avuto alcuna protezione in termini di filtro. L’attacco, sul banco degli imputati per scarsa incisività, non ha ricevuto palloni giocabili. Così, ad un certo punto, si è vista una punta, il baby Orlando, andare a prendersi palla ai limiti della propria area: contrasto perso e da lì è nata una delle occasionissime sprecate dagli acesi sull’1-0. Lo specchio di una prestazione ben poco convincente. Il paragone tra Crucitti e il suo omologo granata Rizzo, poi, è stato impietoso. Il 10 di Pagana ha fatto esattamente tutto ciò che ci si aspetta dall’ex Cittanovese e non si è ancora visto.
IL DIRETTORE E IL MISTER – A fine gara, il ds Obbedio ha aperto l’ombrello su Cazzarò e sulla squadra. È il ruolo che ha scelto per cercare di salvare il salvabile. Vuole evitare di buttare l’acqua sporca con tutto il bambino, ma così facendo rischia di bruciarsi anche lui. Non si dimentichi che, a queste latitudine, sull’altare di improbabili progetti di rinascita, sono già state sacrificate bandiere come Sasà Marra ed Enrico Bonocore. La difesa del tecnico è “d’ufficio”, ma visto che ci siamo già passati negli ultimi due anni, sappiamo bene che, ormai, il destino di Cazzarò è segnato. La carta della “vittoria cambia annata” è l’ultima che Obbedio sta cercando di giocarsi, quando si accorgerà che non ha funzionato, la stagione sarà bella che andata… D’altronde, c’è un dato che appare poco confortante: l’incaponirsi sulla difesa a 3. Lo avevamo già visto con Infantino a inizio del campionato scorso. È un modulo che, in questa categoria (almeno in questo girone), non ha successo. D’altronde, quante squadre hanno conquistato la promozione, negli ultimi anni, con il 3-5-2? In una Serie D nella quale le fasce sono spesso utilizzate per dirottare gli under da schierare obbligatoriamente, è un modulo che diventa assai difficoltoso da mettere in atto.
DECIDERE – Se, allora, la società si è realmente ristrutturata rispetto al passato e le decisioni cruciali spettano a quegli “uomini di calcio” che erano mancati, è il momento di agire. Loro per primi non possono non sapere che la strada imboccata non porta da alcuna parte.
*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina