Messina-Fidelis Andria, l’obbligo della vittoria
Pubblicato il 13 Novembre 2016 in Primo Piano, Tattica
Quando Cristiano Lucarelli pensa al girone c di Lega Pro ha un archetipo in testa: la Fidelis Andria. La squadra che meglio esemplifica e traduce il senso stesso del calcio meridionale di terza serie. Un’orchestra dinamica, equilibrata. Un diesel che non mostra particolari punti d’eccellenza o di debolezza. Una formazione che in battaglia non si risparmia, che prova a scardinare le difese senza cercare la profondità, ma creando densità sulla trequarti avversaria, una massa prodotta abbassando scientemente la prima linea e alzando gli interni di centrocampo e uno dei due esterni. La statistica relativa ai tiri in porta (tondini azzurri) nell’ultima sfida giocata dalla banda di Favarin in esterna, a Siracusa, è la prova provata di quanto detto: sette conclusioni in porta, sei delle quali sganciate da fuori area. Se a questo si aggiunge che il miglior marcatore è il rumeno Onescu (tre reti), che sul manto verde recita da interno di centrocampo, o limite da esterno, il dado è tratto.
NEXT LEVEL – Il Messina oggi sarà chiamato a una prestazione diversa rispetto alle precedenti con Lucarelli in panchina. Per la prima volta, il taumaturgo livornese capace di incidere in breve tempo sulla psiche di un gruppo che aveva smarrito ogni forma di certezza, oggi dovrà azionare la seconda leva del suo progetto di ristrutturazione tecnico/cognitiva: vincere attraverso la proposta offensiva, cioè senza passare necessariamente per l’arma dell’attesa e ripartenza. Un test diverso, forse prematuro, perché non va perso di vista l’arco temporale – breve – dentro il quale il neo direttore d’orchestra ha iniziato a muovere la sua opera. Le difficoltà di questa sfida sono legate a una serie di elementi. E non a caso Lucarelli ha iniziato a parlare di questo appuntamento già nel post gara di Messina-Catania, in Coppa Italia, quando, calendario alla mano, la squadra avrebbe dovuto fisiologicamente proiettarsi sul Matera.
TIMORI FONDATI? – I motivi connessi a questa sfida, quelli che in un gioco di esasperazioni hanno un po’ tolto il sonno a Lucarelli, sono essenzialmente i seguenti: il Messina è una squadra ancora convalescente, che per la prima volta, però, avrà sul groppone l’onere di dover dettare la trama della partita, perché piaccia o no questa è la prima tappa di una serie di 4 partite (Andria, Akragas, Vibonese e Melfi) in cui i giallorossi hanno la possibilità di accelerare prepotentemente in classifica; la squadra è imbottita di giovani ed è palese il rischio di farsi schiacciare da un effetto appagamento che può lievitare con l’abbassarsi dell’età media; le condizioni del terreno di gioco, poi, che sarebbe un eufemismo definire inaccettabili e che non possono incentivare il gioco palla a terra, e quindi in senso più ampio una proposta offensiva fondata sulla qualità del possesso palla.
SFIDE E CERTEZZE – Timori fondati, quelli di Lucarelli. Che dovrà peraltro rinunciare a Maccarrone e molto probabilmente a Mancini. Il tecnico, nonostante gli aspetti peculiari di questa sfida, riproporrà in fase di non possesso l’abbassamento degli esterni alti: l’obiettivo è chiaramente pareggiare il numero di pedine contro una squadra che a centrocampo gioca a 5. Riproporre una fase difensiva che contro il Matera ha raggiunto vette senza precedenti nella stagione in corso, potrebbe indirizzare la gara contro una squadra che peraltro soffre una scarsa vena realizzativa (8 gol all’attivo). Questa è tecnicamente la certezza sulla quale Lucarelli dovrà ricamare tutto il resto, cioè una gara in cui i giallorossi dovranno alternare equilibrio e sapienti accelerazioni. Tanto passerà dalla prima fase di possesso, quella che per intenderci transiterà dai piedi dei due centrali di difesa (Rea e probabilmente Bruno) e soprattutto dalla zona di campo in cui opera Gianluca Musacci. Al suo fianco giocherà sicuramente Foresta e poi uno tra Capua e Akrapovic, se davvero Mancini non dovesse essere in condizione. Superare la prima linea di pressing avversario, operato da una squadra che tende ad attaccare il pallone molto alta, sarà un aspetto cruciale nel cuore di una gara che potrà rivelarsi la tappa di una svolta stagionale che i tifosi bramano da tempo.