Reclamizzata come l’ennesima sfida in punta di fioretto, la gara tra Messina e Fidelis Andria si rivela confronto tra sciabolatori: solo la durata convenzionale dei novanta minuti ha limitato quella che per spirito è sembrata l’inizio di un’epopea, l’incontro tra due sosia in cerca di una agnizione. Il tecnico Cristiano Lucarelli (voto 6) perde nel giro sulla ruota panoramica le certezze difensive maturate nella sua breve parentesi messinese: difficile immaginare il lieto fine dopo i primi venti minuti, le correzioni nel modulo (con il passaggio al 3-4-3) arrivano come corollario di un incidente di percorso probabilmente inaspettato. Oramai inutile sottolineare l’abilità nel tecnico toscano nell’ottenere il massimo di motivazioni da un gruppo costruito in modo disordinato. La realtà, tuttavia, recita il dato di un pari interno contro una diretta concorrente: Coppa Italia a parte, il Messina non ha ancora impresso una svolta decisiva al suo campionato. Oltre il giardino fiorito della competizione nazionale, le note difficoltà restano tutte in campo.
Berardi 6,5: sempre pronto alla respinta sulle velenose conclusioni di Volpicelli e Cruz. Incolpevole sul gol subito.
Grifoni 6: più propositivo del solito, partecipa suo malgrado al pessimo avvio di gara.
Rea 5: tra i più penalizzati dalle condizioni del manto erboso, l’ex Avellino è l’anello debole di una difesa che lascia ampi spazi alle sortite offensive dei pugliesi.
Bruno 5,5: più concentrato rispetto al compagno di reparto, non può nulla sulle avanzate di Cruz e Volpicelli che indirizzano la partita sin dalle prime battute a favore dei pugliesi.
De Vito 6: poco reattivo su Cruz in occasione del gol, si riscatta con una traversa scheggiata e con l’inserimento in area che frutta al Messina il rigore del pari. (dal 26’ s.t. Ferri 5,5: nessun cambio di passo con il suo ingresso).
Foresta 6: le discese ardite e le risalite. Uno dei simboli della partita tra amnesie difensive e assalti improvvisi.
Musacci 6: abbassa la percentuale di errori banali in fase di impostazione lasciando intravedere buone prospettive con i tiri dalla lunga distanza.
Akrapovic 5: Onescu lo punta con regolarità, la sua opposizione non convince. Apparso spesso un corpo estraneo all’interno della dinamica mediana giallorossa. (dal 7’ s.t. Palumbo 6: cambio funzionale al cambio del modulo. Non demerita nella mezz’ora che spende in campo)
Milinkovic 5: eccessi di egoismo a parte, prova in tono minore per il francese, spesso irretito dalle strette maglie del quintetto difensivo pugliese.
Pozzebon 6: imperdonabili i suoi errori nell’area piccola, Poluzzi ha solo il merito di trovarsi sempre sulla traiettoria. Freddo nell’esecuzione del rigore, meriterebbe la doppietta con uno splendido tiro a giro dal limite.
Madonia 5,5: vale il discorso fatto per Milinkovic, con la differenza di essere sempre in grado di creare dal nulla la situazione favorevole. (dal 35’ s.t. Marseglia sv)
MATERA Poluzzi 7; Tartaglia 6, Aya 5,5, Rada 6; Annoni 5,5, Onescu 5,5, Piccinni 6,5, Mancino 5,5 (dal 28’ s.t. Curcio 6), Tito 6; Volpicelli 6,5, Cruz 6,5. All. Favarin 6,5.
* foto di Giovanni Isolino