Messina-Fidelis Andria: tutto sbagliato, tutti colpevoli, tutti zitti
Pubblicato il 29 Novembre 2021 in Primo Piano
Tutti in silenzio in casa Messina. Modalità apprezzata da molti, così da non sentire la solita tiritera di visioni non aderenti a quanto mostrato in campo. Dall’altra parte, però, resta vivido il fastidio nei confronti di una società che non considera importante il comunicare in maniera aperta e onesta con la propria gente.
CATERVA DI ERRORI – Il post sconfitta contro la Fidelis Andria diventa teatro per argomenti che si sommano. I primi sono quelli del terreno di gioco, perché perdere di vista lo scempio calcistico messo in atto da calciatori e tecnico sarebbe scorretto. Messina pessimo, orrendo per disorganizzazione e sbattuto al muro per più di un’ora da una squadra con cui condivideva il penultimo posto. Il vantaggio di Catania è un fuoco di paglia, una casualità visto il rimpallo che favorisce il possesso e la scarsa reattività con cui Dini pensa di opporsi al sinistro preciso del numero 20 giallorosso. Finisce in quel momento la partita del Messina, erano trascorsi un minuto e quindici secondi. Inizia un assolo di marca pugliese, con Bonavolontà che domina il centrocampo e a cui bastano un paio di finte di corpo per far venire il mal di testa al trio mediano giallorosso. Schierato malissimo il Messina di Capuano (voto 4), con le assenze che non devono diventare buona scusa per sperimentare sulla pelle di calciatori già in difficoltà. Fazzi viene traslocato come centrale della difesa a 3, dando vita a una prestazione a tratti inguardabile. Colpa non sua, perché quello non è il suo ruolo. È stato un azzardo già schierarlo come “braccetto” del trio, con un rendimento sopportato dalla critica visto il doversi adattare da parte del ragazzo. Mancano letture e tempi, però, come nel giorno dell’esordio in quel ruolo a Potenza, quando le due reti lucane erano arrivate proprio dalla sua parte di competenza. Non una croce sul singolo, perché giocano una pessima partita anche Celic e Mikulic che non indovinano mai i tempi di intervento, non tengono la linea e non hanno la velocità per rincorrere la profondità cercata dall’Andria. Ecco, bravo Ginestra a capire che il Messina andava fatto a fette con la ricerca della profondità. Prima rete e rigore arrivano così. E perde pure Di Piazza dopo un quarto d’ora, quanto basta al numero 9 per segnare una rete e andarci vicino altre due volte. Basterebbe questo. No, perché c’è un centrocampo che non sa uscire palla e fatica ancora di più a proteggere. Senza Fofana – non proprio Kante – le difficoltà sono evidenti, se poi scegli Catania con Damian e Simonetti, ecco che il suicidio tattico è servito. Nessun filtro, oltre a una marea di palloni persi. Si aggiunge anche Distefano sulla corsia sinistra, un altro adattato visto che – in teoria – sarebbe una punta esterna, o comunque a Paternò aveva ambizioni simili. Adattare pur di non cedere al cambiamento, una presunzione che costa a Capuano. Il Messina non sprofonda solo grazie a una Fidelis Andria per nulla cattiva o spietata. I pugliesi tengono viva la partita per troppo tempo e rischiano di pagarla cara.
ARRESI E COLPEVOLI – Lo scarso cinismo della squadra di Ginestra e un cambiamento riescono a scuotere il Messina. La modifica è quella che porta Capuano a rinunciare al 3-5-2 per un 4-3-3 più equilibrato nelle due fasi e con i giocatori nel proprio ruolo. Basta davvero pochissimo per vedere una squadra, quantomeno, decente. Nulla di trascendentale – sia chiaro -, ma un po’ di vivacità si intravede con Russo che ci prova a intermittenza e Baldé che resta fumoso. Pochissimo, ma utile per il pari da rapace di Adorante. Parentesi attacco: la partita pessima di Vukusic finisce col primo tempo, ma come può essere considerato accettabile chiedere a degli attaccanti di fare solo pressing e corse a vuoto? Lui e Adorante sono invisibili, con il numero 9 che si iscrive al match quando dalle sue parti arriva il primo pallone utile. Un pallone, un gol. Forse, meriterebbe un 10 e lode in pagella. Squadra ingenua questo Messina, così il pari non diventa una ghiotta opportunità per uscire col minimo dei danni. No, i giallorossi non reggono e perdono. Protestano per il controllo di Nunzella, ma dopo? Dopo ci sono metri di campo che l’esterno pugliese attacca, c’è un cross nel cuore dell’area dove Alberti è l’unico calciatore dell’Andria in mezzo alla contraerei giallorossa. Ferma, immobile, giustamente punita. Calciatori non all’altezza, perché protagonisti di una rosa che non trova armonia. Errori chiari di Argurio e Lo Monaco, per colpe e circostanze. Perché – e non sono scusanti, ma cronaca – è stato un errore non loro quello di far ripartire la stagione solo ad agosto inoltrato. La Serie C si programma in anticipo o, comunque, non sprecando nemmeno un giorno. Il Messina ne ha persi troppi. Provate a pensare a una tipica colazione a buffet, di quelle che si fanno negli hotel. Scendendo alle 7 sarà possibile scegliere quello che più piace, arrivando un quarto d’ora prima del termine, invece, sarà un miracolo avere un caffè accompagnato da un mezzo cornetto. Il Messina ha sbagliato arrivando tardi, il vero grande errore. Quello dei soldi non lo tratteremo, perché una proprietà spende quanto nelle sue possibilità e/o volontà. Senza che improvvisati commercialisti da social possano contestare più di tanto. Budget alto, medio o basso non importa, è stato speso male. Torniamo, così, alle tempistiche: non sono una scusante – come detto -, perché i tempi ristretti per la costruzione non giustificano alcune scelte che sembrano figlie di una precisa visione calcistica. Come anche di una strategia – dichiarata – come quella della valorizzazione per poter rivendere in futuro. Per una simile strategia, però, occorre tempo per visionare e scegliere i calciatori giusti. In caso contrario è più un azzardo. Sciotto innocente? No, perché Argurio e Lo Monaco li ha voluti lui. Non si contesta la rivoluzione – perché i rapporti con la passata dirigenza erano diventati prima freddi e poi incrinati a causa delle possibili nuove divisioni di quote societarie -, neanche la scelta a prescindere. Non considerare, però, il credito nullo di cui Lo Monaco gode agli occhi della piazza resta una grave sottovalutazione. Nel momento della crisi, infatti, l’ambiente è ancora più incazzato di quanto lo sarebbe stato in presenza di altri protagonisti.
IL DOMANI – E adesso? Nel momento esatto in cui scriviamo nulla è trapelato dal Messina. L’arrabbiatura di Sciotto durante la gara era evidente, anche perché siamo stati testimoni oculari e uditivi del suo sfogo dopo la rete del raddoppio pugliese. Tutti sul banco degli imputati: dirigenti e tecnico. Capuano rischia non solo per i risultati, ma anche per un rapporto non idilliaco con lo spogliatoio. Non servono rumors o soffiate per capirlo, bastano le critiche circostanziate del tecnico nei post gara contro Avellino e Latina. Un matrimonio che non s’aveva da fare, perché le caratteristiche di questa rosa non sono compatibili con il calcio secondo Capuano, e viceversa. Uno stallo netto, che non può attendere il calciomercato: in primis perché rivoluzionare una rosa non è così semplice, poi perché in mezzo ci sono altre quattro difficilissime partite. Trasferte in casa di Taranto e Turris, poi Catania e Paganese al San Filippo. Prospettive che fanno tremare. Le decisioni sul tecnico spettano alla proprietà, che dovrà riflettere anche sulla dirigenza. Lo storico di Sciotto, infatti, consiglia nel non sorprendersi in caso di rivoluzione totale. Le mezze misure potrebbero esserci, con il solo cambio del tecnico sul piatto, ma pensare che sia semplice sarebbe errato. Sarebbe il terzo stagionale e già prima della fine del girone d’andata. Un ritorno di Sullo, poi, non andrebbe considerato come automatico vista la necessità di chiarire un paio di strascichi (tecnici) da fine rapporto. Non impossibile, comunque. Anche corretto, perché – nonostante l’esonero del tecnico avellinese fosse in quel momento ineccepibile – la rosa, con tutti i suoi difetti, resta più vicina alla visione calcistica dell’ex capitano giallorosso. Al famoso terzo allenatore – o allo stesso Sullo -, in più, andrebbe dato il tempo per lavorare senza troppa pressione in vista del mercato, ma con la consapevolezza di dover fare punti vitali. Un ingorgo difficile da sbrogliare, complicato e – senza voler eccedere – avvilente. La conferma di Capuano, dicevamo, non è impossibile. Come non è impossibile pensare ad altre teste pronte a rotolare, magari quella del direttore sportivo e non solo. Difficile, però, pensare a uno scenario in cui l’unico confermato nel disastroso post Fidelis Andria sia il solo tecnico. Difficile, ma non impossibile conoscendo protagonisti e carattere degli stessi.
Lewandowski 5,5: sulle reti può davvero poco, ma pare meno sicuro di altre circostanze.
Celic 4: errori di posizione, leggerissimo nei contrasti e in ritardo perenne. Firma un assist, ma la sua gara vale poco.
Fazzi 4: schierato inizialmente in un ruolo non suo e che non interpreta in maniera accettabile. Non guida la linea, sbaglia uscite e tempi. Quando viene spostato sulle corsie resta insufficiente, come in occasione del tris pugliese.
Mikulic 4: sempre fuori posizione, sempre in ritardo e fallosissimo palla al piede.
Rondinella 5: prova a restare ordinato in una zona di campo dove l’Andria attacca con buona continuità, in avanti non è mai coinvolto. (dal 1′ s.t. Russo 5,5: forse l’unico a metterci un pizzico di voglia ed elettricità, ma sempre sotto la soglia della sufficienza)
Catania 5,5: il gol in azione personale gli evita una pagella ampiamente insufficiente. Ancora da mezzala, ancora non adatto. Perde una marea di palloni, rilancia il contropiede avversario e non ha i tempi per le corse all’indietro. (dal 39′ s.t. Busatto sv)
Damian 5: non detta i tempi di gioco, non accompagna mai l’azione e in fase difensiva non ha presenza e sostanza.
Simonetti 5: altra vittima delle visioni tattiche di Capuano. Spostato ovunque e confuso, prova a metterci energia ma non entra mai in partita.
Distefano 4: non tanto l’essere fuori ruolo, ma quanto non azzeccare mai una giocata. (dal 11′ s.t. Konate 5: solita prestazione non all’altezza)
Adorante 6: salvate il soldato Andrea. Il non gioco di Capuano taglia i rifornimenti agli attaccanti, quando arriva una mezza palla sporca lui la butta dentro.
Vukusic 4,5: stesso discorso fatto per Adorante, ma la sua partita finisce prima di una possibile palla sporca. Chiedergli solo pressing e lavoro sporco è inaccettabile. (dal 1′ s.t. Baldé 5: fumoso come pochi, quando decide di essere concreto trova un bel sinistro dalla distanza)
FIDELIS ANDRIA Dini 5,5; De Marino 6, Venturini 6, Legittimo 5,5; Casoli 6, Gaeta 5,5 (dal 26′ s.t. Bolognese 5,5), Bonavolontà 6,5, Di Noia 6,5 (dal 34′ s.t. Dipinto sv), Nunzella 6,5; Di Piazza 7 (dal 19′ p.t. Tulli 6), Bubas 7 (dal 26′ s.t. Alberti 7). All. Ginestra 7
*foto copertina: Acr Messina – Facebook ufficiale