Chissà cosa penserà il tecnico del Messina quando il Foggia inizierà col suo possesso a due tocchi, triangoli stretti, zero lanci lunghi e sovrapposizioni degli esterni con attacco dello spazio. Perché il Foggia di Roberto De Zerbi è riuscito nell’impresa di vincere e giocare bene. Importa poco l’ultima sconfitta o quello che succederà a fine anno, il nodo del discorso è che bel gioco e risultati possono convivere. Pregandovi di non trasformarvi anche voi in tifosi commercialisti, ovvero quelli che conoscono il fatturato e pesano le prestazioni da quanto grandi sono gli stipendi, vi invitiamo a guardare il Foggia di De Zerbi come il modello da seguire. Piccolo sforzo per uscire dal concetto di tifoso, passo difficile ma necessario, e analizzare il progetto Foggia oltre i colori. Un tecnico preparato, due anni di lavoro con continuità di giocatori e innesti chirurgici. Raffaele Di Napoli ci ha raccontato che a Rieti aveva vinto e che la prestazione non era importante. Contento lui, contenti tutti. Siccome noi crediamo che la salvezza del Messina non sia mai stata in discussione, però, una piccola pretesa di bel gioco l’abbiamo. Presunzione tutta nostra, perché proprio non riusciamo a concepire il gioco del calcio senza il gusto per l’estetica calcistica. Il Foggia ci esalta, ma anche Casertana e Matera in questo campionato dimostrano che le due cose possono sposarsi. Nessun Barcellona o Bayern Monaco all’orizzonte, i dovuti paragoni sono necessari, ma queste formazioni qualcosa di diverso dal lancio lungo dei centrali con l’attacco della seconda palla degli intermedi di centrocampo l’hanno fatta vedere. Se non siete già trasaliti sulle vostre poltrone, allora potrete continuare a leggere il nostro pezzo di presentazione. Prendiamo un paio di immagini ad esempio, proviamo ad analizzare vizi e virtù del Foggia di Roberto De Zerbi, una macchina sperimentale che funziona.
PALLA PERSA, RISCHIO MASSIMO – Se si vuol essere faciloni nell’analisi del gioco del Foggia di De Zerbi, il modo più scontato e becero è quello di vedere lo stile dei pugliesi come una scimmiottatura del tiki taka. Niente di più falso, perché il possesso dei rossoneri non è quasi mai orizzontale e ritmato ma rapido e in cerca dello sfogo verticale. Il palleggio deve essere tecnico e veloce, questo modo di trattare il pallone può portare a qualche errore di troppo. Il Foggia non è una squadra perfetta, lo dice la classifica e qualche gol subito. Nella nostra immagine siamo ad Andria, il 3-0 finale può far pensare ad un dominio della squadra di D’Angelo, chi ha visto i 90′ della gara ha visto che così non è stato. Punito dai suoi difetti il Foggia, il primo è la troppa sicurezza nel palleggio. L’immagine è già avanti ma lo svolgimento ve lo raccontiamo noi: Agnelli è in possesso palla, eccede e sbaglia servendo un avversario. Come sempre il Foggia ha portato tanti uomini in avanti, adesso c’è da scappare indietro per inseguire De Vena e Bollino. La rincorsa non è lucida ed arriva il vantaggio proprio di Bollino. Vediamo come De Vena sia in possesso, la difesa fatica nel prendere le misure e la marcatura sull’unico scarico possibile non arriva. Bollino (cerchio rosso) non è marcato dato che tutti e tre i difensori si concentrano sulla palla. Questa è solo la fase finale che al massimo ci fa capire che la lucidità di chi deve rincorrere è poca. Il problema del Foggia nasce a monte, quando prova ad alzare il ritmo palleggiando veloce l’errore può arrivare. A quel punto gli avversari, solitamente, si trovano praterie di campo da attaccare. Chiedere a Nicastro della Juve Stabia o Infantino del Matera per conferma. Entrambi in rete allo Zaccheria su “assist” degli avversari.
TULIPANI ROSSONERI – Il calcio totale lo hanno esaltato gli olandesi, da quel momento in poi in tanti hanno provato a solcare la strada tracciata. Il concetto è ampio ed al Foggia va dato il merito di provarci. La premessa che questa è pur sempre Lega Pro ve la risparmiamo, perché è nell’ovvietà delle cose che tra Dani Alves o Cruyff e questi ragazzi ci passi una galassia. Siamo allo Zaccheria, Foggia che ospita la Lupa Castelli Romani in una partita che finirà largamente a favore dei pugliesi ma non senza sofferenza. Il nostro frame serve per spiegare un paio di concetti, anche perché nell’occasione la squadra di De Zerbi verrà fermata per fuorigioco. Intanto i cerchi rossi, sono otto come otto sono gli uomini nella metà campo avversaria; rimangono dietro solo il portiere, un centrale e Vacca che ha dato inizio al possesso. Nel riquadro arancione abbiamo segnato il punto da cui parte l’azione: è Agnelli ad iniziare scaricando sul taglio di Sarno che poi verticalizzerà su Iemmello (freccia gialla). Con la freccia azzurra abbiamo evidenziato il movimento di Agnelli invece, dopo lo scarico non si ferma ma si muove e va ad attaccare lo spazio intermedio tra zona centrale e esterno. In alto vedete Angelo, che in teoria sarebbe il terzino destro ma in realtà gioca più degli attaccanti. Sulla carta è un 4-3-3, in pratica è un continuo movimento e attacco degli spazi lasciati liberi. Ampiezza di gioco sempre perché lo sfogo sull’esterno aiuta, soprattutto se si segue l’azione per approfittare di un possibile scarico all’indietro, ma il gioco in verticale è il ritornello della squadra di De Zerbi. Va bene il fatturato, è vero che per vincere devi spendere ma le idee non costano nulla. De Zerbi le ha e sa come metterle in campo. E con buona pace di Raffaele Di Napoli, non giudicate sempre tutto dai risultati.
CASA MESSINA – La vittoria di Rieti ha regalato certezze al tecnico Raffaele Di Napoli. Rispetto alla sfida contro la Lupa Castelli Romani l’unico modifica dovrebbe essere il ritorno di Burzigotti al centro della difesa con De Vito che tornerebbe a sinistra e Zanini in panchina. Conferma per Scardina nel tridente offensivo, il suo ruolo da esterno sinistro non ha convinto nel Lazio ma il tecnico giallorosso sembra intenzionato a riproporlo viste anche le assenze di Barisic e Salvemini.