Cominciano a diventare troppe, e in pochissimo tempo, le occasioni in cui il Messina deve accontentarsi. Il pari contro la Gelbison deve deludere, pena quella di non spiccare mai il volo verso il primato.
DIFETTI CONGENITI – Non c’è peggior nemico di chi vuole sempre adulare. Il Messina di Raffaele Novelli (voto 5,5) è cresciuto – dal ritiro a oggi – nell’attesa di diventare l’ammazza-campionato, con un mare di giustificazioni e la terribile scusa degli “episodi” ad addolcire pareggi e sconfitta. La rosa costruita, però, non ammette una pazienza infinita, o almeno non è possibile essere sia pazienti che accondiscendenti. Il Messina di Novelli ha difetti, tantissimi, e li palesa a ogni uscita: troppi gol subiti, pochi quelli fatti rispetto a quanto creato, singoli costantemente sotto la sufficienza e un sistema fossilizzato che non ammette deroghe. Sulla carta non si gioca, e nessuno che si approccia professionalmente a questo sport pensa che la squadra X deve battere la squadra Y a prescindere. I rapporti di forza, però, esistono e sono quelli che servono per analizzare al meglio le sfide. Il Messina non deve vincere per imposizione divina contro la Gelbison, ma resta più forte. Se la vittoria non viene nemmeno sfiorata, allora, si riflette. Non tutto da buttare, perché nelle prime cinque uscite di aspetti positivi di questo Messina ne abbiamo raccontati tanti. Di difetti, altrettanto e, quindi, il terzo pareggio in campionato apre all’analisi. Novelli la partita, il sabato, l’aveva già vista: consapevole che la Gelbison fosse squadra rognosa, ben organizzata dietro e pronta ad attaccare alle spalle della linea. I campani lo fanno a folate – molto più mosce di quelle dello scirocco che aveva appena abbandonato lo Stretto -, e il Messina perde le misure. Leggermente allungati i reparti, qualche rincorsa di troppo dei centrocampisti e quando la Gelbison mette la testa nella metà campo giallorossa arrivano: la punizione che porta al rigore e il bolide – con errore di Lai annesso – di Uliano.
NON ABBASTANZA – La reazione c’è, ed è notoria. Nella ripresa la Gelbison diventa squadra che difende al punto di non voler fare, neanche, il contropiede. Che, paradossalmente, arriva solo nel recupero. L’espulsione di Foggia – due ingenuità su cui sarebbe tempo perso ricamare – non muta la percentuale di dominio del campo del Messina. Il descritto atteggiamento degli avversari ne è responsabile. Spazi che, però, i giallorossi occupano con troppa frenesia. Che quando Aliperta e compagni attacchino siano pericolosi è noto, che gli appena 8 gol realizzati siano pochini… anche. Perché il Messina, alla fine, segna davvero poco per quello che crea. E, in generale, tira anche meno rispetto alle trame che riesce a imbastire. Finché non si perde, però, i gol sembrano bastare. Ma, – è non un dettaglio -, l’importante è quando le realizzi queste reti: se – come con l’Acireale – vai in vantaggio, due reti bastano e avanzano. Se, invece, vai sotto le reti ti servono per salvarti (Cittanovese e Gelbison). Addessi regala lo scossone, Bollino gli va dietro trovando un partner tecnico ma il campo – sotto al verde c’è il fango – distrugge i sogni di calcio e palleggio. E, in più, serve come prova generale in vista della trasferta di Roccella senza Foggia e, forse, Manfrellotti vittima di una spalla lussata. Ma, la reazione c’è e porta al pari che – assolutamente – il Messina merita. Accontentata la pancia di chi deve vedere il buono, però, c’è da soffermarsi – ancora di più – su cosa non funziona. Gli “episodi” non esistono, almeno è così quando si entra nelle intrecciate maglie dei fatti: quando la Gelbison si distende sulla sinistra – in occasione del raddoppio -, infatti, il Messina è già un po’ allungato e non trova le chiusure su Uliano. Il resto lo fa il portiere.
MAGGIORE CONCRETEZZA – La croce su Lai non è il caso di gettarla, anche se l’ex Latte Dolce non infonde la sicurezza attesa. Quadro generale: il Messina difende al limite. Il sistema non transige la mancanza di coraggio a palla scoperta, come i reparti corti e la densità tra le righe. Contro la Gelbison le maglie si allargano molto più rispetto alle precedenti uscite, cosa che – forse – si nota poco perché i campani attaccano col contagocce. Quando lo fanno arriva la botta di Uliano. Novelli sceglie l’under in attacco per un centrocampo over, ma proprio la mediana gioca sotto il proprio potenziale, col solo Cristiani a piacere. La fase di non possesso è, spesso, superficiale con carenze anche nell’attacco delle seconde palle. La Gelbison è pochissima cosa in avanti, ma quando si difende si mostra tosta. La discussione, allora, si ribalta come sul campo. C’è, però, un Messina che costruisce e uno che deve finalizzare: il primo è interessante, spesso piacevole negli scambi, anche se Aliperta eccede nel volere dirigere l’orchestra con qualche tocco di troppo. Quando c’è da chiudere, invece, ecco palesarsi fretta e poca lucidità. Nel primo tempo Foggia – prima di farsi cacciare – non viene mai coinvolto, Bollino si vede pochino se non su punizione e Cretella non incide. Se lo sviluppo offensivo è questo, allora, c’è necessità di far di più. Nella ripresa, come detto, Addessi cambia il ritmo – con l’aiuto di Cristiani e Bollino -, anche se la Gelbison si consegna in maniera inspiegabile (avanti di un gol e un uomo) favorendo la voglia del Messina. Accontentarsi della reazione, però, non deve prendere la scena per giustificare – a che pro? – l’ennesima prestazione a metà.
Lai 4,5: la Gelbison, alla fine, tira in porta una sola volta e lui si fa trovare impreparato e non reattivo. Ancora non convince.
Cascione 6: partita ordinata, nessun grosso rischio dalla sua parte e spinta ragionata. In pieno recupero, poi, trova una chiusura vitale su Gagliardi.
Lomasto 5,5: le cose migliori le fa quando attacca, in fase difensiva soffre il campo aperto contro un attacco che svaria e attacca la profondità.
Sabatino 6,5: molto meglio del compagno di reparto, anche perché il maggior possesso palla lo facilita nell’entrare nel vivo del gioco. Firma l’assist del pari.
Giofrè 5,5: poco in difesa, pochissimo in attacco. Gara ordinata, ma da lui ci si aspetta di più.
Cristiani 6,5: la solita garanzia. Corre, rincorre, attacca e difende. Sfiora una rete ed è l’elemento chiave per non soffrire l’inferiorità numerica. (dal 39′ s.t. Saindou sv)
Aliperta 6: nel primo tempo vuole strafare, perde un paio di palloni banali e forza qualche giocata. Nella ripresa cresce, tiene la posizione ed è sempre utile.
Vacca 5: pochino, ancora una volta. Gioca solo un tempo dove lo si nota per una conclusione senza fortuna. Esce per una questione tattica, ma la prestazione non è all’altezza del suo potenziale. (dal 1′ s.t. Addessi 7: cambia passo all’attacco. Il gol è il premio giusto, prima c’è una presa di responsabilità continua e un fraseggio interessante coi compagni)
Bollino 6,5: la punizione che vale il primo pari, poi tanto sacrificio nel ruolo da prima punta in mezzo al muro avversario. Un paio di giocate di grande tecnica, esce sfinito. (dal 24′ s.t. Arcidiacono 5,5: entra con voglia, prova qualche allungo ma è lontano da una condizione che lo possa aiutare)
Foggia 4,5: fallo di mano che provoca il rigore – netto – troppo ingenuo, peggio il secondo giallo per un fallo abbastanza inutile a qualche secondo dall’intervallo. Prima, però, prestazione sottotono ma a Roccella la sua assenza si farà sentire.
Cretella 5,5: ancora manca la concretezza necessaria, corre molto ma incide poco. (dal 26′ s.t. Crisci 5,5: ci mette voglia ma, come il compagno, non riesce a trasformare in realtà le idee)
GELBISON D’Agostino 7; De Foglio 6,5, Montuori 6, D’Orsi 6,5, De Gregorio 5,5, Dayawa 5,5 (dal 26′ s.t. Coiro 5); Graziani 5,5 (dal 14′ s.t. Romano 6), Maiorano 6 (dal 33′ s.t. Cangemi sv), Uliano 7; Figliolia 5,5 (dal 24′ s.t. Pipolo 6), Coulibaly 5 (dal 40′ p.t. Gagliardi 6). All. Ferazzoli 6
*fonte foto: Acr Messina – ph. Paolo Furrer