Spalle al muro. Il Messina è finito nella morsa tenace di una Gelbison arrivata a un passo dal ribaltone dei pronostici. Per uscirne l’unica via è quella di una vittoria che, mai come in questa circostanza, rappresenta un vero obbligo. Nessuna opzione, nessun ragionamento: solo la difesa di un bene comune.
SENZA APPELLO – Un Ezio Raciti che cambia, radicalmente, passo quello che si presenta alla conferenza stampa di presentazione del ritorno playout. Pretattica abbottonatissima sulle scelte, ma tono perentorio nel manifestare l’intenzione di giocare la partita più importante della propria carriera. Il suo arrivo a gennaio ha portato la ventata di cambiamento, capace di rianimare una squadra – poi profondamente rivoluzionata dal mercato – che era crollata sotto il peso della mediocrità. La prima “finale” era stata quella contro la Virtus Francavilla, quando a vincere era stato lo stesso gruppo incapace di mostrare calcio credibile con Auteri. Primi passi, poi la nuova consapevolezza si è unita ai nuovi protagonisti. Un cammino fatto di “finali”, con tante vittorie e alcuni passi falsi amarissimi. Un totale di 30 punti che porta con sé il pessimo retrogusto della realtà che confessa che per la salvezza ne sarebbero bastati – o serviti – 31 di punti. Una mazzata morale che si ripercuote sul fisico. Aspetto mentale e fisico sempre legato, due facce di una medaglia che al Guariglia di Agropoli ha mostrato una squadra che ha ciccato sia l’approccio che la prestazione. Se Raciti è stato fin troppo conservativo anche i calciatori hanno messo in scena una prestazione non vicina al proprio valore. Una somma che mette il Messina di fronte a un obbligo senza appello: vincere. Non ci saranno repliche, non ci saranno parole che potranno giustificare una retrocessione in Serie D che sarebbe l’ennesima parola “fine” su un percorso calcistico, comunque, mai realmente virtuoso. La Serie C, però, rappresenta quel continuo punto di partenza che una città come Messina non può disperdere. Raciti non fa trapelare nulla rispetto le scelte, non vuole neanche considerare gli stati di forma imperfetti di Ragusa, Kragl o altri. Saranno gli ultimi 90′ della stagione, avranno tempo per recuperare da sabato sera. Tutti dentro, tutti in campo per dimostrare di valere di più di questa Gelbison. Per qualcuno non sarebbe un’impresa, ed ha ragione, ma lo stato attuale dei giallorossi ci avvicina al considerare la vittoria come una specie di scalata alla luna. La Gelbison ha stravinto la gara di andata per mentalità e tatticismi, ma quella del San Filippo è una storia che nessuno può pensare di conoscere già. Galderisi si gode il vantaggio minimo e quello del doppio risultato. Consapevole di potersi difendere, ma con la spia rossa che suggerisce di non rinunciare del tutto a giocare dato che al Messina basta e avanza l’1-0. Basta vincere e con qualsiasi scarto. Per questo, allora, la partita difensiva della Gelbison non sarà, però, intrisa di puro e solo arroccamento. I campani vorranno colpire. Il Messina ne è ben conscio.
QUALCHE DUBBIO – Squalificato Celesia, fuori gli infortunati Mallamo e Versienti. Assenti noti e che chiariscono che in difesa Raciti non ha possibilità di scelta. Fumagalli tra i pali, poi Berto e Ferrini sulle fasce con Trasciani e Ferrara in mezzo. Fuori Hélder Baldé. In mediana i dubbi sono maggiori: l’assenza in regia di Mallamo pesa come un macigno, ma una vera alternativa non c’è. Marino può adattarsi, ma con Raciti è stato sempre utilizzato nel quartetto offensivo. Fiorani e Fofana partono ancora in vantaggio, poi Konate. Un cambio modulo? Possibile, ma farebbe rima con il sacrificio di un uomo tra quelli in avanti e il candidato – per posizione tattica – potrebbe essere Balde. Sarebbe un azzardo pesante, perché lo spagnolo è l’unico vero bomber (numeri alla mano) a disposizione. Kragl e Ragusa sulle fasce sembrano poterci essere con probabile richiesta di un lavoro diverso per il numero 90. Meno esterno, più alto e stretto per aiutare Perez e schiacciare la difesa cilentana. Nella Gelbison gruppo al completo e scelte libere per un Galderisi che potrebbe mandare subito in soffitta lo sperimentale e vincente cambio modulo dell’andata. Il ritorno della difesa a cinque davanti a D’Agostino pare possibile con Cargnelutti centrale accompagnato da Gilli e Granata, più Nunziante e Loreto esterni. Possibile, ma non del tutto scontato. Si potrebbe ripartire dalla linea a quattro vista all’andata e con Cargnelutti a lavorare da schermo leggermente più avanti. Poi doppio mediano con Papa e Fornito. Ancora larghi Kyeremateng e Graziani con Infantino fuori per lasciare spazio al solo De Sena nel ruolo di prima punta. Ancora panchina per Uliano e Tumminello, armi da sfruttare in corso d’opera come visto letalmente al Guariglia.
MESSINA (4-2-3-1) Fumagalli; Berto, Trasciani, Ferrara, Ferrini; Fiorani, Fofana; Kragl, Balde, Ragusa; Perez. All. Raciti
GELBISON (4-1-4-1) D’Agostino; Nunziante, Gilli, Granata, Loreto; Cargnelutti; Kyeremateng, Papa, Fornito, Graziani; De Sena. All. Galderisi
*foto copertina: Acr Messina – sito ufficiale | ph. Francesco Saya