Anche l’ultimo atto ufficiale della stagione sportiva giallorossa, e non poteva essere altrimenti, è andato in archivio non senza allungare la tragicommedia della gestione societaria.
IL COMPLOTTO – Alla vigilia della partita, il Presidente del CdA Paolo Sciotto ha affidato ai social il suo pensiero: “Verso la finale tutti insieme. Il complottismo fa solo del male al Messina e lo ribadisco da un po’, spero ci riflettano su. Noi siamo qui in prima linea e voi?”. Bisognerebbe innanzitutto sciogliere il dubbio sul termine “complottismo”, poiché nel vocabolario esso è associato a due significati distinti: da un lato, “l’attività di chi organizza complotti”; dall’altro, “tendenza a interpretare ogni evento come un complotto o parte di un complotto”. Rassicuriamo la famiglia Sciotto sul fatto che nessun tifoso – lo diciamo facendo esercizio di presunzione, ma senza timori di smentita – interpreta il loro agire nella convinzione che sia frutto di un complotto ai danni della città. Resta in ballo, allora, la prima ipotesi: è la proprietà a pensare che la contestazione sia frutto di un complotto? Riteniamo che sia proprio quest’ultima l’interpretazione da dare alle parole di Paolo Sciotto (viste anche precedenti affermazioni) e proviamo a ragionare su questo versante. Essere convinti che esista un intrigo ordito per evitare che l’attuale proprietà continui a rappresentare il calcio messinese, costituisce l’ennesima prova di come la visione della famiglia Sciotto sia lontana anni luce dall’opinione comune.
DIRITTO DI CONTESTAZIONE – A scanso di equivoci, ribadiamo che la richiesta di passare la mano o, comunque, di dare seguito a quanto testualmente scritto in una nota ufficiale diramata dalla società il 3 febbraio scorso (“Mi auguro – disse Pietro Sciotto – che le tanti voci circolate trovino un minimo riscontro per assicurare un futuro alla società che caso contrario, a fine stagione, cesserà ogni attività”) non è frutto di alcun intrigo. Molto più semplicemente, è figlia dei fatti a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni e rispetto ai quali si è esaurita ogni linea di credito. Questo è il calcio, nel bene e nel male. Venne contestato – non certo a causa di un complotto – un presidente che ci ha portato in A, figuriamoci se non viene contestata una società che ha fatto toccare alla squadra i minimi storici della storia del pallone messinese. Perché ostinarsi a credere il contrario? Un interessante studio accademico in ambito psicologico, rivela che coloro i quali tendono a spiegare determinati eventi in maniera assai diversa rispetto al sentire comune, giustificandoli appunto attraverso teorie del complotto, sono usualmente spinti da determinate variabili. Tra queste, il senso di impotenza che si prova di fronte ad alcuni accadimenti. L’idea che qualcosa avvenga per volontà di un gruppo di potere e non per altro, lascia spazio all’illusione di riuscire a riprendere il controllo della situazione più facilmente. Speriamo che la famiglia Sciotto si tolga dalla testa questa visione.
LA CONSAPEVOLEZZA – Nessuna trama di palazzo da neutralizzare, ma una concatenazione di eventi – in alcuni casi, se volete, anche sfortunati – che ha condotto la storia verso un finale per il quale non sembrano esistere alternative. I giocatori che – giusto per fare un esempio – reclamano le proprie spettanze, non sono mossi da complotto, bensì dalla razionale pretesa di vedere riconosciuto quanto sottoscritto. Il rifiuto di ricevere la metà di quanto è loro dovuto, non è figlio di chissà quali istigazioni, quanto di una normale aspettativa nell’ambito di un rapporto professionale. Assistere a tutto questo dopo anni di umiliazioni, porta i tifosi ad assumere una posizione ormai chiarissima: in extrema ratio, meglio il nulla che un altro anno con Sciotto al timone. Non c’è bisogno di alcuna anima nera che spinga in questa direzione. La gente ha la capacità di sviluppare un proprio pensiero critico e se un intero popolo, a più riprese, continua a sentirsi unito nello slogan “Sciotto vattene”, non è mica perché è guidato da un rettiliano venuto sulla terra per accanirsi contro l’attuale proprietà. Anche perché, questa è una tifoseria che non ha certo avuto bisogno di una finale di Coppa di Serie D per essere in prima linea…