Una tra le più famose battute di Totò recitava: “Il coraggio ce l’ho. È la paura che mi frega”. Un aforisma che può rappresentare la sintesi della partita del Messina diventato agnello sacrificale nel gran gala del Barbera.
LA VERA DIMENSIONE – Messo da parte lo spirito zemaniano, riposti i sogni di gloria, i biancoscudati hanno provato la strada del barcollo, ma non mollo. Fino a quando, però, l’argine è caduto. Le conseguenze, in termini di scarto, potevano essere ben peggiori. Anche perché, nonostante le tante assenze, il Palermo ha fatto realmente una gran partita, dimostrando che se non li incontri nella giornata per loro sbagliata, i rosanero sono una macchina da guerra. Bene fa Zeman a dire che non è una singola partita a decidere la programmazione futura, a quanto sembra già delineata. Allo stesso tempo, però, se ancora ce ne fosse bisogno si è compreso che gli obiettivi del Messina non possono andare oltre la partecipazione ai play-off. E, in questo senso, molto importanti saranno le ormai prossime trasferte di Torre Annunziata e Giugliano.
LA PASSIONE – La gara di Palermo ha confermato quanto già detto la scorsa settimana: con un sistema di gioco ben definito, appaiono più chiare le lacune dell’organico, che non sono complessive, ma che riguardano almeno un paio di elementi chiave i quali, al di là del costo dell’ingaggio, appaiono inadeguati alla categoria. Chi, invece, non è stato fregato dalla paura e ha vinto la propria battaglia sono quei tifosi che al Barbera hanno dato una dimostrazione concreta del concetto di orgoglio. Anche questo è un dato su cui riflettere in ottica futura. È bastata una scintilla – due vittorie – per scatenare la passione. Il numero di tifosi presenti a Palermo era superiore a quello che, tante volte, negli ultimi tempi si è visto al Franco Scoglio. No, loro non perdono mai, nemmeno in casa della capolista.
*foto tratta dalla pagina Facebook ufficiale dell’Acr Messina
