Ci si aspettava sicuramente di più: il pareggio contro la Gelbison, nel recupero che ha segnato il ritorno in campo dopo un lungo stop, ha decisamente il sapore amaro della delusione.
MOSTRARE SUPERIORITÀ – La duplice rimonta, completata in inferiorità numerica, è comunque poca cosa rispetto alla differente caratura tecnica e alle ambizioni totalmente diverse delle due squadre. Va bene che gli episodi non sono girati per il verso giusto, va bene che si è visto un altro arbitraggio non certo impeccabile, va bene che le settimane di stop hanno lasciato inevitabilmente scorie. Però… Il campionato di D si vince proprio se contro avversari di livello inferiore non sbagli un colpo. Ancora presto per fare suonare campanelli d’allarme? Sì, ma dopo 6 partite c’è un dato che non può lasciare indifferenti: il Messina ha concluso una sola gara con la rete inviolata (contro il Biancavilla).
LE VERITÀ DELLE STATISTICHE – Effetto del calcio “zemaniano” targato Novelli? Numeri alla mano no, perché comunque nella casella dei gol fatti c’è un 8 abbastanza distante dalle 12 marcature della capolista Cittanovese. Ciò non significa che i giallorossi non siano formazione con piglio offensivo. Anche contro la Gelbison gli avversari sono stati schiacciati per larghi tratti. Alla fine, tuttavia, il piatto piange. In estrema sintesi, poca cattiveria sotto porta, che non consente di concretizzare la mole di gioco. Ma, evidentemente, scarsa cattiveria pure dalla cintola in giù, visto che almeno un golletto i biancoscudati lo incassano praticamente sempre. Considerazioni che ci portano a una conclusione scontata: il Messina non ha ancora i giusti equilibri e, per una formazione che cerca comunque la vittoria solo attraverso il gioco, questo è un limite assai rischioso. È vero che c’è ancora un lungo cammino davanti, ma se la rincorsa diventa continua, c’è il pericolo di logorarsi in fretta.
*fonte foto: Acr Messina – ph. Paolo Furrer